Gli spostamenti negli ultimi lockdown, rispetto al primo

I dati di Google confermano prevedibilmente che nelle zone rosse ci si muove sensibilmente di più rispetto a un anno fa

(Claudio Furlan/LaPresse)
(Claudio Furlan/LaPresse)

Nonostante le misure restrittive fossero teoricamente simili a quelle del lockdown di un anno fa, negli ultimi mesi nelle regioni in area rossa ci si è spostati molto di più rispetto a marzo e aprile del 2020. Le attività che hanno potuto rimanere aperte sono state di più rispetto alla sospensione massiccia della scorsa primavera, e tendenzialmente ci si è spostati di più per lavorare, per fare sport, ma anche per incontrare altre persone, anche se in quest’ultimo caso nella maggior parte dei casi le regole non l’avrebbero consentito.

Nelle ultime settimane c’è stato un calo dei contagi, ma finora la situazione epidemica non è migliorata a tal punto da consentire estese riaperture: tutte le regioni hanno affrontato la terza ondata che tra febbraio e marzo ha causato una notevole crescita dei nuovi positivi, delle persone in gravi condizioni e dei morti. Solo dall’inizio di aprile la curva dell’epidemia è tornata a scendere e si è iniziato a parlare di un possibile allentamento delle misure restrittive. Le prime riaperture di ristoranti e bar sono previste dalla fine di aprile, come deciso dal governo dopo un lungo dibattito con i presidenti delle Regioni.

– Leggi anche: Cosa riapre dal 26 aprile

A oltre un anno dall’inizio dell’epidemia, la stanchezza e la frustrazione per le restrizioni sono evidenti: sia per esperienza personale – le auto per le strade, che un anno fa erano deserte – ma anche per i dati più precisi che offre Google Mobility. Già dal marzo del 2020, il motore di ricerca ha deciso di mettere a disposizione alcuni report con dati aggregati e anonimi raccolti in moltissime città e aree di tutto il mondo.

I numeri sono gli stessi che vengono utilizzati per stimare in tempo reale gli orari di punta in alcuni luoghi come stazioni o negozi. Ogni giorno Google pubblica i dati che mostrano la differenza tra gli spostamenti registrati nelle 24 ore e un valore di riferimento – quella che viene chiamata “baseline” – cioè un periodo di cinque settimane che va dal 3 gennaio al 6 febbraio 2020. I dati sono divisi sulla base dei diversi ambiti della vita quotidiana, come gli spostamenti verso luoghi di lavoro, verso hub di trasporto pubblico, verso parchi, luoghi dedicati al tempo libero come ristoranti o cinema. Infine, viene tracciata anche la permanenza in casa.

Nelle infografiche che seguono è possibile visualizzare i dati dalla fine di febbraio dello scorso anno fino all’11 aprile 2021. Possono essere filtrati a un livello di dettaglio regionale o provinciale.

Luoghi di lavoro
Questa visualizzazione mostra la differenza di spostamenti verso luoghi di lavoro. Dai dati, sembra che le limitazioni abbiano avuto un effetto significativo sugli spostamenti solo nei mesi del lockdown di un anno fa. Dal 4 maggio 2020, con l’inizio della fase 2, gli spostamenti per lavoro sono aumentati e sono rimasti a un livello piuttosto stabile, tra il 20 e il 30 per cento in meno rispetto al periodo di riferimento pre-pandemia.

Casa
Le misure restrittive hanno avuto effetti più visibili sul grafico degli spostamenti in zone residenziali, che mostra la permanenza nelle case: durante la scorsa estate si era tornati ai livelli precedenti alla pandemia, e le persone sono tornate a rimanere in casa a partire dalla seconda ondata. Questo indicatore, ovviamente, è stato influenzato anche dall’arrivo dell’inverno. In ogni caso, negli ultimi mesi non si è mai tornati al 30 per cento medio in più di permanenza in casa, come durante il mese di marzo 2020.

Tempo libero
Anche gli spostamenti verso luoghi associati al tempo libero – ristoranti, bar, centri commerciali, parchi a tema, musei, biblioteche e cinema – non hanno mai più raggiunto i livelli di marzo e aprile 2020. Nelle ultime settimane sono stati mediamente il 40 per cento in meno rispetto al periodo di riferimento.

Trasporti
Questo grafico mostra gli spostamenti verso stazioni ferroviarie, della metropolitana e degli autobus: la situazione non è identica su tutto il territorio nazionale e segue un andamento molto simile a quello registrato per gli spostamenti verso luoghi di lavoro.