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  • Sabato 17 aprile 2021

Le fogne americane hanno un problema di salviette igienizzanti

Sono molto utilizzate anche al posto della carta igienica, vengono gettate nei water e causano grossi intasamenti

(AP Photo/ Susan Walsh)
(AP Photo/ Susan Walsh)

Negli ultimi mesi in diverse aree degli Stati Uniti sono stati segnalati sempre più ingorghi nelle reti fognarie e traboccamenti delle acque reflue per via della grande quantità di salviette igienizzanti che vengono gettate quotidianamente nei water. Il problema esiste da tempo ed è legato, tra le altre cose, alla limitata diffusione dei bidet nel paese, ma è stato esacerbato dalla pandemia da coronavirus, sia a causa della relativa difficoltà nel trovare la carta igienica nei supermercati, sia del grande utilizzo di salviette per igienizzare le superfici.

Oltre a essere un grande costo per le imprese che si occupano di risolverli, però, questi intasamenti potrebbero anche comportare ulteriori rischi per la salute delle persone.

Durante la pandemia da coronavirus molti americani hanno iniziato a disinfettare regolarmente le superfici di casa, come consigliato dalle autorità sanitarie nazionali. Parecchi però hanno anche iniziato a gettare le salviette igienizzanti adoperate per sanificare la casa nei gabinetti, dove spesso finiscono anche la carta asciugamani, le salviette umidificate o i fazzoletti di carta che vengono utilizzati al posto della carta igienica, col risultato di intasamenti sia nei sistemi di scarico domestici che nelle reti fognarie.

Il problema è diventato così grosso ed esteso che gli idraulici e le agenzie che si occupano della gestione delle acque reflue stanno chiedendo agli americani di non gettare le salviette nei water, con diverse campagne di informazione in vari stati, dall’Ohio al Kentucky, dal New Jersey alla California.

Larry Hare, direttore di una società che si occupa del trattamento delle acque reflue a Des Moines, in Iowa, ha detto a Bloomberg che nella sua città gli accumuli nelle fognature sono raddoppiati rispetto all’anno scorso, mentre Mark Russo, che gestisce un’impresa di spurghi e manutenzione nel New Jersey, ha spiegato che durante gli interventi i suoi operatori trovano e rimuovono puntualmente carta per le mani e salviette igienizzanti.

Secondo i dati riportati da Bloomberg, negli ultimi 12 mesi le vendite delle salviette igienizzanti negli Stati Uniti sono aumentate del 75 per cento. Una parte del problema è che anche le salviette che si possono gettare nel water – e che sono indicate come tali sulla confezione – in realtà non si decompongono come la normale carta igienica, ha spiegato al New York Times Jim Bunsey, funzionario dell’agenzia che gestisce il servizio idrico nel nordest dell’Ohio. Inoltre, le reti fognarie non sono progettate per far fluire questi enormi accumuli di rifiuti, che quindi intasano lo scarico delle acque reflue.

Nei tubi delle fognature si formano blocchi di acque nere e salviette che sono soprannominati fatberg, un termine inventato nel Regno Unito per indicare le enormi masse di grasso solidificato insieme a olio e salviette che si possono formare nelle fognature.

Secondo Hare, nell’ultimo anno per rimuovere questi giganteschi accumuli di rifiuti l’amministrazione cittadina di Des Moines ha speso più di 100mila dollari (circa 85mila euro) e ha dovuto impiegare un apposito mezzo meccanico per più di 30 volte.


Gary Hawkins, esperto della gestione di risorse idriche dell’Università della Georgia, ha detto che la pandemia ha esacerbato un problema già esistente e spesso ignorato, anche perché molti intasamenti non si verificano in prossimità delle case e pertanto le persone non sanno che esistono.

A Charleston, nel South Carolina, la situazione è così grave che l’agenzia idrica cittadina ha fatto causa alle principali aziende produttrici e ai distributori di salviettine dell’area, accusandoli di vendere prodotti che secondo le etichette si potrebbero gettare nei gabinetti quando in realtà non lo si dovrebbe fare. Il direttore dell’agenzia, Baker Mordecai, ha detto che se prima della pandemia a Charleston c’era una media di due ingorghi al mese, da aprile a giugno del 2020 la media era stata di 16 ingorghi mensili.

Anche l’Agenzia per il controllo delle risorse idriche della California ha segnalato problemi in diverse aree dello stato, osservando in particolare che i traboccamenti presso gli impianti di trattamento potrebbero far confluire le acque reflue in fiumi, laghi e oceani, andando a creare un «ulteriore rischio per la salute pubblica nel pieno della pandemia da coronavirus».

– Leggi anche: L’enorme fatberg trovato a Londra nel 2017, lungo quanto sei double-decker

Secondo l’Associazione nazionale degli impianti di gestione delle acque (National Association of Clean Water Agencies, NACWA), le amministrazioni locali degli Stati Uniti mettono da parte almeno 1 miliardo di dollari all’anno per gestire gli ingorghi nella rete fognaria causati dalle salviette. L’amministrazione di Charleston ha aumentato del 44 per cento il budget dedicato alla rimozione dei fatberg, definiti un «danno gigantesco e continuo». Secondo Mordecai, i cittadini dovranno aspettarsi un aumento dei prezzi per la gestione dell’acqua per via dei maggiori costi di manutenzione degli impianti.

Nel 2020 lo stato di Washington è stato il primo ad approvare una legge che obbliga i produttori a indicare sulle confezioni di prodotti come le salviettine la dicitura «non gettare nel wc», ed è stato poi seguito da altri. Data la gravità del fenomeno, varie amministrazioni stanno comunque portando avanti diverse campagne di informazione, come quella identificata dall’hashtag #WipesClogPipes (“le salviette intasano i tubi”) o quella di New York, che raccomanda di gettare le salviette nella raccolta indifferenziata e non nel wc (“Trash it. Don’t flush it”).

Un altro dei motivi che hanno contribuito a far diffondere il problema dei fatberg nelle fognature, ancora prima della pandemia, è il fatto che negli Stati Uniti l’uso del bidet sia molto poco diffuso: spesso è visto come un’eccentricità o considerato un oggetto esotico o di lusso, così come lo sono i water con bidet automatico e asse riscaldato dell’azienda giapponese Toto.

Secondo alcuni produttori di sanitari, comunque, nell’ultimo anno gli ordini di bidet sono cresciuti moltissimo: James Walsh, funzionario dell’azienda di arredamento bagni e cucine American Standard, ha detto che gli ordini di bidet standard sono cresciuti di cinque volte rispetto alla media mensile, mentre quelli per i bidet automatici sono aumentati di tre volte. Jason Ojalvo, amministratore delegato dell’azienda TUSHY – che in inglese vuol dire “sederino” – ha detto che le vendite dei bidet sono aumentate «di due, tre e poi dieci volte». Secondo Ojalvo la difficoltà di procurarsi la carta igienica potrebbe essere «il momento chiave» che convincerà gli americani ad adottare il bidet.