Abdul Raman al Milad, trafficante libico di esseri umani conosciuto come “Bija”, è stato scarcerato dopo 6 mesi

Abdul Raman al Milad “Al Bija“ (screenshot da un'intervista al Tg1)
Abdul Raman al Milad “Al Bija“ (screenshot da un'intervista al Tg1)

In Libia è stato scarcerato dopo 6 mesi Abd al Rahman Milad “Bija”, ex capo della cosiddetta “guardia costiera libica” nella città costiera di Zawhia, arrestato a ottobre con l’accusa di traffico di esseri umani e contrabbando di carburante. Diverse inchieste giornalistiche avevano dimostrato la sua collaborazione con i trafficanti di migranti, e la stessa accusa era stata sostenuta in un report delle Nazioni Unite.

Bija era accusato di decidere le partenze dei migranti da Zawhia, in accordo con i trafficanti di esseri umani, e di portare le persone che rimanevano in Libia nei centri di detenzione, dove ancora oggi vengono compiute sistematiche violazioni dei diritti umani. Il suo arresto, avvenuto tardivamente da parte delle autorità di Tripoli, aveva provocato diverse proteste e minacce di ritorsioni da parte delle milizie di Zawhia.

Due anni fa un’inchiesta di Nello Scavo, giornalista di Avvenire, raccontava di un incontro avvenuto nel 2017 a Catania tra Bija e il governo italiano. L’inchiesta sosteneva che l’incontro dimostrasse l’esistenza di accordi tra il governo italiano e la guardia costiera libica per fermare il flusso dei migranti dalla Libia in Italia: una tesi smentita dal governo ma ampiamente sostenuta da esperti di immigrazione e dai principali giornali internazionali. Allora governava il centrosinistra e il ministro dell’Interno era Marco Minniti.

Nel 2019 la giornalista Francesca Mannocchi, tra le maggiori esperte di Libia in Italia, aveva intervistato Bija nel programma di La7 Propaganda Live: l’incontro del 2017 fu confermato ed emerse che le trattative della guardia costiera libica con il governo italiano esistevano già da anni.

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