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  • Lunedì 29 marzo 2021

Non vi manca il cibo degli aerei?

Alcune compagnie consegnano a casa piatti solitamente serviti a bordo per ricordare ai clienti com’è bello volare

Una cabina di prima classe di Emirates. È questa l'esperienza che alcune compagnie aeree vorrebbero portare a casa servendo il cibo a domicilio. (AP Photo/ Jon Super).
Una cabina di prima classe di Emirates. È questa l'esperienza che alcune compagnie aeree vorrebbero portare a casa servendo il cibo a domicilio. (AP Photo/ Jon Super).

Negli ultimi mesi alcune compagnie aeree hanno cercato nuovi modi per far fronte alla crisi del settore dovuta alla pandemia da coronavirus: alcune hanno consegnato a domicilio i piatti che si consumano a bordo dei voli a lungo raggio, altre li hanno serviti a bordo degli aerei rimasti a terra negli aeroporti, come fossero dei ristoranti. Anche se non possono compensare le enormi perdite subite dalle compagnie aeree, secondo alcuni esperti queste iniziative sono comunque utili: fidelizzano il cliente e ricordano quanto possa essere piacevole viaggiare in aereo.

L’idea di ordinare piatti serviti sugli aerei a domicilio può sembrare paradossale, dato che il cibo a bordo è comunemente criticato perché poco saporito e insoddisfacente, nonostante i molti tentativi per migliorarlo. È anche vero che l’iniziativa viene dalla compagnia aerea britannica British Airways, e riguarda piatti costosi e di alta qualità. La scorsa settimana, infatti, ha lanciato la consegna a casa di un meal kit, cioè una scatola che contiene gli ingredienti e le indicazioni per preparare un pasto come quello che si consumerebbe su un volo in prima classe.

Il meal kit di British Airways è curato da DO & CO, la società di catering che è partner della compagnia, e dall’azienda Feast box, che si occupa della realizzazione e della distribuzione dei kit. Come molti servizi di questo tipo, il box di British Airways – che si può ordinare solo nel Regno Unito – funziona su abbonamento: ogni kit costa dalle 80 alle 100 sterline (più o meno dai 95 ai 120 euro) e contiene ingredienti per realizzare un pasto di quattro portate per due persone, antipasto e dolce compresi. Abbonandosi al servizio, si riceve un kit a settimana – ma si possono richiedere consegne con tempi più laschi – e si ottiene anche un voucher del 10 per cento di sconto sull’acquisto di un viaggio aereo con la compagnia.

L’idea ricalca uno degli espedienti più diffusi nel mondo della ristorazione medio-alta per far fronte alla chiusura dei ristoranti causata dalla pandemia. I piatti di molti chef, infatti, sono troppo ricercati e complessi sia per essere cucinati a casa che per essere consegnati già pronti: un kit ne propone una versione semplificata che tutti possono completare a casa senza troppi sforzi.

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Il giornalista Tom Robbins, che scrive di viaggi per il Financial Times, ha provato uno di questi kit: comprendeva un antipasto a base di salmone affumicato con salsa di miele e senape; una guancia di manzo precotta per 48 ore a bassa temperatura con patate gratinate, broccoli e chimichurri (una salsa a base di prezzemolo, aglio e peperoncino); un piatto di formaggi inglesi con cracker fatti con lievito madre e salsa chutney (una salsa di accompagnamento agrodolce) a base di fichi, e un pudding di pane e burro con scaglie di cioccolato e crema alla vaniglia.

C’è stato un po’ da lavorare ma, secondo Robbins, cucinare i piatti non è stata un’impresa che solo uno chef sarebbe in grado di fare. Inoltre, aprire il pacco e trovare tutti gli ingredienti ben ordinati gli ha ricordato quel «senso rassicurante di ordine» che si prova nel ricevere il vassoio con tutte le pietanze ben disposte durante un volo vero. Sarà stata la nostalgia dei viaggi ma lo ha ritenuto il pasto migliore mangiato da un po’ di tempo a questa parte.

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British Airways non è la sola compagnia aerea ad aver pensato a questa soluzione. Lo scorso ottobre avevano iniziato a sperimentare una formula simile anche la compagnia aerea canadese Air North e Singapore Airlines. A differenza dei piatti proposti da British Airways, però, quelli venduti da Air North sono surgelati e molto più economici: costano dai 6 agli 8 euro circa più 8,50 euro per la consegna.

Sempre da ottobre, Singapore Airlines ha offerto ai nostalgici viaggiatori anche la possibilità di consumare un pasto da prima classe a bordo di un Airbus A380 parcheggiato nell’aeroporto di Singapore-Changi, solitamente uno tra i più trafficati al mondo. Nonostante il prezzo particolarmente elevato, l’equivalente di circa 420 euro, i posti disponibili nei due primi due giorni furono venduti in mezz’ora. Visto il successo, Singapore Airlines ha messo a disposizione un secondo aereo e ha ampliato l’offerta: a un costo di partenza di circa 33 euro è possibile pranzare anche in classe economy e guardare un film, sempre senza che l’aereo si stacchi dalla pista dell’aeroporto.

Come ha spiegato l’economista dell’Università di Toronto Kevin Bryant, i ricavi di queste iniziative sono molto bassi e non consentono alle compagnie aeree di colmare le perdite (nel 2020 l’International Airline Group – che include tra le altre British Airways, la spagnola Iberia e l’irlandese Aer Lingus – ha perso 7,4 miliardi di euro). In condizioni normali sarebbero, anzi, economicamente svantaggiose ma, con gli aerei costretti a restare a terra e non avendo molto da perdere, hanno altri vantaggi: permettono di rafforzare l’identità delle compagnie aeree, fare pubblicità e mantenere vivo l’interesse dei viaggiatori, rassicurandoli sul fatto che presto torneranno a volare.

Con un’iniziativa simile, a novembre British Airways aveva messo in vendita piatti, bicchieri, tazze e altri oggetti di bordo che erano inutilizzati da mesi, così da far riprovare «l’esperienza autentica di un viaggio in prima classe nel periodo delle festività». «Per risollevare il morale da lockdown», la compagnia australiana Quantas aveva messo in vendita pacchetti che contenevano snack, crema per le mani e i popolari pigiami della compagnia aerea, che normalmente sono destinati ai viaggiatori di prima classe.

Secondo il presidente della canadese Air North, Joe Sparling, comprare un pasto surgelato non serve solo a sostenere la compagnia aerea ma anche l’economia locale: gli ingredienti utilizzati per preparare i loro piatti provengono dall’area di Whitehorse, nel Canada occidentale, dove si trova la sede dell’azienda. Air North dà lavoro a 400 persone in una provincia con poche decine di migliaia di abitanti per cui, secondo Sparling, comprare un piatto surgelato aiuta sia i dipendenti della compagnia aerea sia la comunità locale e contribuisce a creare nuovi posti di lavoro nel settore delle consegne a domicilio.

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Le aziende che hanno continuato a volare anche durante la pandemia hanno adottato soluzioni diverse sul cibo da consumare a bordo. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 2018, difficilmente le goccioline di saliva (droplet) emesse da una persona infetta riescono a entrare in contatto con un passeggero che si trovi a un metro di distanza a bordo di un aereo. Altri studi hanno però osservato come i virus che causano alcune malattie infettive, come la SARS o l’influenza stagionale, siano in grado di infettare alcune persone anche se si trovano a maggiori distanze dal posto della persona infetta.

Per cercare di evitare i problemi, dalla scorsa primavera molte compagnie aeree hanno smesso di servire cibo e bevande durante i voli a breve raggio o comunque avevano notevolmente ridotto l’offerta del servizio.

Alcune, come Delta, hanno iniziato a distribuire bottigliette d’acqua anziché versarla nei bicchieri da bottiglie più grandi per evitare che gli assistenti di volo trascorressero troppo tempo nei corridoi dell’aereo; altre hanno stabilito che i pasti fossero consegnati a mano dagli assistenti di volo per evitare che i droplet si depositassero sul carrello di servizio e favorissero il contagio tramite il contatto.

L’esperto di malattie infettive dell’Università dell’Alabama, David Freedman, ha detto al Washington Post che il contatto tra le persone continua a essere «il problema principale» del rischio di contagio a bordo degli aerei. Per questa ragione, bloccare il servizio in cabina serve a limitare i movimenti nei corridoi dell’aereo, che potrebbero far diffondere i droplet, e scoraggia i passeggeri dal togliersi la mascherina per mangiare, tutelando la sicurezza degli altri.

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