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  • Domenica 21 marzo 2021

La Formula 1 potrebbe avere un problema: Nikita Mazepin

Mentre il campionato cerca di diventare più sensibile ai temi sociali, l’arrivo di un giovane pilota russo sta creando un certo disagio

Nikita Mazepin a Monza per il Gran Premio d'Italia (Mark Thompson/Getty Images)
Nikita Mazepin a Monza per il Gran Premio d'Italia (Mark Thompson/Getty Images)

La passata stagione di Formula 1 è stata accompagnata della campagna “We Race As One”, pensata per sensibilizzare il pubblico su temi sentiti come il contrasto della pandemia e le proteste contro discriminazioni e ingiustizie razziali. Secondo i piani del nuovo amministratore delegato della Formula 1, l’italiano Stefano Domenicali, la campagna rappresenta un cambiamento importante nella storia del più famoso campionato automobilistico al mondo. Per Domenicali, se la Formula 1 vuole crescere deve abbandonare il suo vecchio carattere prevalentemente elitario e diventare più inclusiva e sensibile ai temi sociali, sulla spinta della visibilità del sette volte campione del mondo Lewis Hamilton, il primo e finora unico pilota nero nella storia del campionato.

La serie di Netflix Drive to Survive — arrivata alla terza stagione — e l’ampia produzione di contenuti originali seguono proprio queste nuove strategie comunicative. Quest’anno, tuttavia, l’arrivo di un giovane pilota russo sta creando un certo disagio nell’ambiente, anche se il Mondiale deve ancora iniziare.

Nikita Mazepin ha 22 anni e a breve esordirà in Formula 1 come pilota della Haas, scuderia statunitense che collabora con la Ferrari. Come gli altri piloti del Mondiale, Mazepin ha una lunga carriera giovanile alle spalle, ma non vanta particolari successi: il suo miglior piazzamento è stato un secondo posto nel campionato GP3. Per avere un paragone, il suo compagno di squadra alla Haas, Mick Schumacher, figlio di Michael, ha vinto due titoli, l’ultima volta l’anno scorso nel campionato che per importanza sta appena dietro la Formula 1.

Per via della modesta carriera avuta finora, Mazepin non è circondato da grandi aspettative. Chi lo apprezza lo fa principalmente per il suo stile di guida aggressivo, lo stesso che però viene considerato sintomo di inadeguatezza da chi invece non lo stima particolarmente come pilota professionista. In effetti i contenuti che si trovano online su di lui riguardano soprattutto incidenti e duelli in pista con altri piloti ritenuti vere e proprie scorrettezze.


Per certi aspetti, il suo arrivo in Formula 1 è stato simile a quello di Lance Stroll, che nelle sue quattro stagioni nel Mondiale ha sempre corso con scuderie finanziate o di proprietà del padre, il miliardario canadese Lawrence Stroll, e lo farà anche quest’anno nel debutto della Aston Martin. Proprio per questo motivo, le prestazioni di Stroll vengono spesso discusse e difficilmente mettono d’accordo: c’è chi lo ritiene in Formula 1 soltanto per la presenza del padre e c’è chi sostiene invece che in alcune occasioni abbia dimostrato tutto sommato di saperci stare.

Mazepin è invece figlio di Dmitry Mazepin, miliardario di origini bielorusse, fondatore e proprietario dell’industria chimica Uralchem, produttrice di fertilizzanti, che nel 2018 ha registrato un fatturato annuale di oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. Le aziende del gruppo hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nella carriera di Mazepin, e lo fanno tuttora. Le cosiddette scuderie minori, infatti, sono solite affidare almeno una delle loro due guide a un pilota che porti in dote una grossa sponsorizzazione, visto che il divario che le separa dalle scuderie principali è estremamente ampio e difficile da colmare.

Ne è un esempio proprio la Haas, che nonostante sia una scuderia statunitense con motori italiani, quest’anno parteciperà al Mondiale rappresentata dai colori della bandiera russa contenuti nel marchio della UralKali, azienda produttrice di potassio in cui Mazepin ha interessi. C’è chi sostiene inoltre che i colori siano così accentuati anche per aggirare la sanzione che impedisce ai piloti russi — così come a tutti gli altri atleti russi professionisti — di essere contraddistinti dalla loro bandiera a causa dei recenti scandali legati al doping.

(Clive Mason/Getty Images)

Ma Mazepin ha fatto parlare di sé soprattutto per il modo in cui si è esposto in pubblico e sui social network con modalità e toni tollerati da qualcuno per la sua giovane età,  ritenuti da altri non adeguati a un pilota di Formula 1. L’anno scorso postò un video con apparenti molestie a una ragazza da cui la Haas sì dissociò e per cui lui stesso dovette scusarsi. Allora scrisse: «Prometto che imparerò». La ragazza nel video, una sua amica, ne prese le difese, ma successivamente vennero fuori altri comportamenti inappropriati — come quando chiese foto intime in cambio di pass per entrare nei circuiti — e commenti indelicati, quando non offensivi.

Durante la sosta per la pandemia della passata stagione, Mazepin commentò con un certo cattivo gusto una diretta del pilota inglese George Russell scrivendo: «Ho un segreto su di te che alcuni potrebbero chiamare coming out». Nello stesso periodo, a un tifoso che denunciava di aver ricevuto insulti razzisti da alcuni suoi sostenitori, Mazepin scrisse: «È il mondo reale». Anche sul lato sportivo ha dato diversi problemi, come quando nel 2016 colpì al volto durante un diverbio il pilota inglese Callum Ilott e venne squalificato dai giudici, che poi definì «ridicoli».

Il team principal della Haas, l’italiano Gunther Steiner, ha sempre cercato di evitare le domande sulla condotta di Mazepin, ma difficilmente potrà farlo durante la stagione vera e propria, se ce ne dovesse essere bisogno. Secondo diverse ricostruzioni, inoltre, lo scorso dicembre la scuderia avrebbe valutato il licenziamento di Mazepin — assunto poco prima insieme a Schumacher — per la cattive luce che sembrava gettare sulla squadra. Un suo licenziamento, però, avrebbe annullato anche le sponsorizzazioni provenienti dalla Russia, ovvero buona parte del budget annuale della scuderia, come accadde già due stagioni fa, quando l’azienda di bevande energetiche Rich Energy stracciò la sua sponsorizzazione a metà stagione e la Haas finì per concludere il Mondiale al penultimo posto.