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  • Mercoledì 17 marzo 2021

L’ultima partita di Maradona a Napoli

Trent'anni fa, dopo una vittoria col Bari, il campione argentino venne sottoposto a un test antidoping che di fatto mise fine alla sua carriera

Diego Armando Maradona in Napoli-Bari (Rai)
Diego Armando Maradona in Napoli-Bari (Rai)

Il 17 marzo del 1991 il campione argentino Diego Armando Maradona, morto lo scorso 25 novembre a sessant’anni, giocò la sua ultima partita ufficiale al San Paolo di Napoli, lo stadio in cui trascorse i migliori sette anni della sua carriera e che oggi porta il suo nome.

Fu un Napoli-Bari della 25ª giornata del campionato. Il Napoli, campione d’Italia in carica dall’anno precedente, stava disputando una stagione molto deludente nella quale, oltre al logoramento di una squadra vincente ma ormai a fine ciclo, si riflettevano i problemi con cui era alle prese il suo miglior giocatore. Nel febbraio del 1991 Maradona era stato infatti coinvolto dalle deposizioni infondate di un camorrista in una grossa inchiesta napoletana su spaccio di droga e prostituzione. La vicenda lo aveva turbato profondamente e, unita alla sua dipendenza dalla cocaina, contribuì a incrinare i suoi rapporti con la città e con la dirigenza.

Alla 25ª giornata del girone di ritorno il Napoli si trovava a metà classifica, la stessa zona nella quale avrebbe poi concluso la stagione. Oltre a Maradona e al brasiliano Careca — altro protagonista dei successi degli anni precedenti — in quel Napoli allenato da Alberto Bigon giocavano Ciro Ferrara e Gianfranco Zola. Il Bari era qualche posizione più in basso, ma ambiva a posizioni più alte. Era una squadra senza grandi nomi, nella cui formazione titolare si trovavano Massimo Carrera, poi acquistato dalla Juventus, e Massimo Brambati, arrivato dal Torino.


Fu una partita piuttosto anonima, giocata a lungo tra i fischi dei circa 50.000 spettatori presenti al San Paolo, in cui il Bari sbagliò un rigore con il brasiliano Joao Paulo e il Napoli vinse di misura nel secondo tempo grazie a un gol di Zola: un colpo di testa proprio su assist di Maradona.

Una settimana dopo a Genova, contro una Sampdoria che al termine della stagione avrebbe vinto il primo Scudetto della sua storia, Maradona segnò su rigore il suo ultimo gol nella sua ultima partita in Italia. Al termine di Napoli-Bari era stato infatti sorteggiato per sottoporsi a un test antidoping nel quale sarebbe risultato positivo alla cocaina, assunta per sua stessa ammissione il giovedì precedente alla partita. Sia sulle procedure con le quali venne eseguito, sia sulla condotta della dirigenza del Napoli, stranamente assente durante il test, ci furono diversi sospetti: ma che Maradona assumesse cocaina era cosa nota, e quindi la plausibilità del risultato non fu messa in discussione.

Maradona e i suoi legali sostennero che l’uso di cocaina non aveva nessuna relazione con la prestazione sportiva, ma la tesi non evitò una squalifica di un anno e mezzo. Poco dopo la partita con la Sampdoria, Maradona tornò quindi in Argentina e concluse così la sua esperienza in Italia e a Napoli, dove da calciatore non tornò mai più.

Nei sette anni precedenti, Maradona aveva portato il Napoli alle prime importanti vittorie della sua storia rendendola una squadra famosa in tutto il mondo. Dopo aver scontato la squalifica ebbe soltanto delle brevi apparizioni: con il Siviglia nel 1992, con gli argentini del Newell’s Old Boys tra il 1993 e il 1994 — periodo in cui venne squalificato per la seconda volta dall’antidoping — e le ultime tre stagioni al Boca Juniors, l’ultima squadra per la quale aveva giocato prima di trasferirsi in Europa e per la quale faceva il tifo.

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