5 esperimenti facili da fare con piante e semi

Ora che arriva la primavera e che siamo di nuovo in cerca di gratificanti attività casalinghe, per adulti e bambini

Da sinistra: una talea di papiro, due talee di pothos e un seme di avocado (Il Post)
Da sinistra: una talea di papiro, due talee di pothos e un seme di avocado (Il Post)

In Italia marzo è il mese in cui le temperature cominciano ad alzarsi e per chi ama le piante è un ottimo momento per fare esperimenti e darsi da fare per far crescere germogli, fiori e frutti primaverili. Per chi in questi giorni vorrebbe dedicarsi a questa attività, abbiamo chiesto consiglio ad Alice Delgrosso, che è una plant trainer, cioè una professionista che aiuta le persone a scegliere le piante giuste per i propri ambienti e a prendersene cura, e una divulgatrice con un canale YouTube e un profilo Instagram molto seguiti.

«Fare esperimenti con le piante è una cosa che stimola la curiosità e dà la soddisfazione di veder succedere delle cose: per me, soprattutto in questo periodo, assistere a questo processo è un po’ come una terapia domestica», ha detto Delgrosso al Post: «e dalle mail e dai commenti delle persone che mi seguono ho capito che anche per molti altri avere del verde attorno è diventata una necessità».

Talee
«La prima cosa che consiglio di fare è la propagazione, e cioè usare le piante che già si hanno per fare delle talee (pezzi di pianta tagliati, ndr) che mettano radici e diano origine ad altre piante» ha detto Alice Delgrosso: «il bello della propagazione è che si possono “moltiplicare” le proprie piante e scambiarle con altri: sul mio canale invito spesso le persone a donare le proprie talee. La pianta più facile con cui farlo è sicuramente il pothos, che è molto comune e da cui è facilissimo ricavare talee e farle crescere, soprattutto in questo periodo dell’anno». Gli steli tagliati vanno messi in acqua, preferibilmente in un barattolo di vetro in modo che la crescita delle radici sia ben visibile, e poi, una volta cresciuti, spostati in terra.

Due talee di pothos, con la pianta madre sullo sfondo (Il Post)

«Altrimenti, una pianta che si può propagare è il chlorophytum comosum o falangio, detta anche pianta ragno». Il chlorophytum fa dei lunghi rami da cui nascono spontaneamente delle nuove piccole piante con delle piccolissime radici, che possono essere tagliate e rimesse in terra. «Un’altra pianta che va molto di moda in questo periodo è la pilea, detta anche pianta delle monete. La pilea fa dei figliolini alla base della pianta madre, nella terra: per farli crescere autonomamente basta separarli e metterli in un contenitore d’acqua». Se non conoscete nessuno che possa regalarvi delle talee, sia il pothos, che il falangio, che la pilea si possono comprare online su Mano Mano. Se vi piace il contenitore di vetro della foto, qui ne trovate di simili.

La scorsa primavera una redattrice del Post aveva provato a propagare un papiro con tre piccole talee ricevute in regalo. Gli steli del papiro vanno messi a testa in giù nell’acqua (quindi con le foglie a bagno e la parte recisa dello stelo fuori dall’acqua). Quando cominciano a spuntare piccole radici bianche verso il basso e piccoli germogli verdi verso l’alto è il momento di interrare la talea. Dopo un anno e molta acqua, una delle talee della redattrice è diventata una pianta foltissima di oltre un metro di altezza, pronta per dare vita a nuove talee, mentre le altre due non ce l’hanno fatta.

Una talea di papiro con piccole radici e germogli a sinistra, la pianta cresciuta dopo qualche mese (Il Post)

«Gli unici trucchi nella propagazione sono la pazienza e trovare il momento giusto, e la primavera è il momento giusto» ha spiegato Delgrosso: «le temperature ideali per queste piante sono solitamente quelle domestiche, quindi anche le talee conviene tenerle in casa».

– Leggi anche: 9 piante facili da tenere in casa

Idrocoltura
L’idrocoltura è una tecnica che permette di far crescere le piante senza terra, ma solo con acqua e argilla espansa. È quello che viene fatto con le orchidee, per intenderci, ma va bene anche per le talee che hanno messo le prime radici in acqua o, con un po’ di attenzione, anche per piante cresciute in terra. Un grosso vantaggio dell’idrocoltura è che non si rischia di far morire la pianta di sete perché la riserva d’acqua dura un bel po’, né di bagnarla troppo, visto che le radici sono abituate all’acqua e quindi non marciscono. «L’idrocoltura va molto di moda anche perché se si usano vasi trasparenti permette di vedere le radici, che è una cosa che piace molto» ha raccontato Delgrosso.

I vasi che si usano per l’idrocoltura sono solitamente composti da un coprivaso, un vaso bucato in plastica (a volte con dei piedini) e un galleggiante, cioè un misuratore che indica se il livello di acqua è giusto o ne va aggiunta. Altri vasi invece non sono doppi, ma hanno all’interno una base con dei piedini per tenere le radici sollevate e non completamente immerse nel fondo acquoso. Nel vaso bucato o sulla base va messo qualche centimetro di argilla espansa (o altri materiali porosi), e poi la pianta, le cui radici vanno coperte fino all’orlo del vaso, sempre con argilla espansa. Come ha specificato Delgrosso: «si dice idrocoltura ma per i principianti si intende più che altro semi-idrocultura: infatti oltre all’acqua c’è sempre un substrato in argilla o altri materiali».

Un vaso da idrocoltura con fondo rialzato, galleggiante e materiale poroso per la base

Infine, va aggiunta l’acqua nella quantità ottimale indicata dal galleggiante. Visto che la pianta non potrà prendere dalla terra i nutrimenti di cui ha bisogno, bisogna comprarli in bustina e scioglierglieli direttamente nell’acqua ogni 6 mesi circa. Se non si vuole spendere per i vasi da idrocoltura, ci sono anche dei modi per riutilizzare materiali che si hanno già in casa: per esempio si possono usare le vaschette bucherellate della ricotta o questi sostituti e metterli in vasi o barattoli di vetro che si hanno già in casa. Delgrosso ricorda che «chi è alle prime armi può cominciare con questi esperimenti semplici, poi volendo ci sono vasi e tecniche per farlo a livelli più sofisticati».

Botanica e cucina
«Un’altra cosa molto di tendenza in questo periodo è combinare botanica e cucina» ha continuato Delgrosso, che sui suoi canali ha mostrato vari esperimenti con l’avocado e alcune strategie per farlo germogliare prima. Il seme dell’avocado va separato dal frutto, sciacquato con acqua e poi sbucciato dallo strato che lo avvolge: se non viene via facilmente si può lasciare in acqua qualche ora, farlo asciugare e poi riprovare. Una volta “spogliato”, il seme va avvolto in un pezzo di carta assorbente umido, inserito in una busta da congelatore e lasciato al buio una decina di giorni perché si rompa e faccia uscire le prime radici velocemente.

A quel punto può essere tirato fuori e messo a bagno per circa un terzo, con la parte tondeggiante in basso. Per farlo si possono usare tre o quattro stuzzicadenti, ma ci sono anche degli strumenti galleggianti apposta che si possono comprare per tenere il seme a bagno solo in parte. Quando le radici cominciano a essere più di una e lunghe diversi centimetri è il momento di metterlo nella terra, lasciandolo fuori comunque per metà.

Salvagente per semi di avocado

«Quello dell’avocado è uno dei semi che piacciono di più ed è perfetto per questo periodo di fine dell’inverno, ma si può fare la stessa cosa anche con il seme del mango, per esempio. L’anno scorso a Natale invece ho fatto germogliare i semi di dattero, che sono molto lenti ma con un po’ di pazienza danno delle piccole palme. Una cosa che si può fare facilmente è far germogliare la patata dolce (o americana), che se messa per metà in acqua germina e diventa una bellissima pianta ricadente» ha aggiunto Alice Delgrosso.

– Leggi anche: Come conservare il cibo più a lungo

Germogli da mangiare
Quello dei germogli è un esperimento consigliato da un redattore del Post che ha cominciato a coltivarli circa un anno fa. Quando parliamo di “germogli” da mangiare (quelli che si comprano a mazzetti anche al supermercato), parliamo di semi germogliati di cereali, legumi e altre specie vegetali di cui si mangia tutto, chicco e germoglio.
I semi più usati e venduti per fare i germogli sono quelli di alfalfa (cioè erba medica), ravanello daikon, broccolorucola, senape e porro. Tra i legumi si possono usare i fagioli azuki, i fagioli comuni, le lenticchie, i ceci, i piselli e gli arachidi (che sì, sono legumi e crescono da piante fatte così). Tra i cereali, si possono usare i chicchi di riso, grano, orzo e farro, tra gli altri. Sono tutti ricchi di vitamine e fibre, e sono buoni, per esempio da mettere nelle insalate. Bisogna invece evitare i semi delle solanacee, cioè di patate, pomodori, melanzane e peperoni.

Se sapete già che coltivare germogli è un’attività che vorrete fare intensamente e spesso, può aver senso acquistare un germogliatore, lo strumento che rende l’operazione della coltivazione più facile ed efficiente (anche semiautomatizzata, nel caso di alcuni modelli). Ne esistono di vari tipi, in varie fasce di prezzo e di vari materiali. Una redattrice ne ha regalato uno di vetro a sua madre, che lo ha provato e dice che funziona: quello che ha comprato lei non è più disponibile, ma era fatto come questi. È importante sapere, però, che il germogliatore non è assolutamente indispensabile, e che ci sono diversi modi e tecniche di crescere i germogli che non prevedono l’uso di questo strumento: li avevamo raccontati bene qui.

– Leggi anche: Come crescere i germogli

Ortaggi e spezie
Chi ha un piccolo giardino, un terrazzo, ma anche semplicemente un balcone con un po’ di spazio per i vasi, può cominciare a piantare i semi di qualche ortaggio per vederne i frutti in primavera inoltrata e in estate. Ci sono due modi per farlo: piantando i semi in un vassoio per germinazione o in un contenitore per uova, o più semplicemente comprando le piantine e travasandole nei vasi. Se decidete di partire dai semi, dovete riempire con piccole quantità di terriccio ogni “postazione” e mettere in ognuna due o tre semi: solitamente quelli più duri vanno spinti sotto la superficie, mentre quelli più molli vanno lasciati appoggiati, ma dipende dalla pianta con cui si ha a che fare.

Un vassoio per la germinazione

Per dare ai semi la giusta umidità bisogna bagnare la terra con qualche goccia d’acqua e poi coprire tutto il vassoio: se non avete un vassoio col coperchio, potete usare la pellicola trasparente o un sacchetto di plastica, facendo dei piccoli buchi per lasciar passare l’aria. I vassoi per germinazione vanno tenuti in casa perché hanno bisogno di una temperatura tra i 18 e i 24 gradi. Quando cominciano a spuntare le prime piccole foglie, si possono spostare i germogli nei vasi, usando un cucchiaio e assicurandosi di non strappare le piccole radici.

Tra le verdure che si possono coltivare su un balcone, le più facili sono la lattuga e la rucola: una bustina di semi costa pochi euro, si possono piantare tutto l’anno e dopo circa un mese si possono già raccogliere e mangiare. Vanno bagnate molto, così come il basilico. In generale le piante aromatiche, in particolare prezzemolo, rosmarino, salvia, timo, origano e maggiorana danno molta soddisfazione perché sono resistenti, perenni e si accontentano di poco spazio. Le fragole di bosco sono facilissime da far crescere in balcone, hanno bisogno di poco spazio e sono una delle piante più usate per avvicinare al giardinaggio anche i bambini più scettici.

I pomodori e le melanzane hanno bisogno di vasi molto grandi, di almeno 50 centimetri di diametro e 30/40 di profondità, e richiedono luce e acqua abbondanti. Per chi ha un balcone poco esposto alla luce del sole, cicoria, cavoli, bietola e prezzemolo non hanno bisogno di troppa luce. Per chi cerca piante da orto che facciano anche dei bei fiori, le migliori sono peperoncini, bietole, fragole, pomodorini e zucchine. Chi invece vuole provare a coltivare fiori commestibili, di quelli usati soprattutto per abbellire i piatti nei ristoranti o per dare colore alle insalate, può provare questo kit.

– Leggi anche: Abbiamo usato lo slime per pulire le piante

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