Non sanno + cosa inventarsi

Tante piattaforme di streaming stanno usando lo stesso simbolo nel nome, ma forse è poco lungimirante

La grande società ViacomCBS, di cui fa parte anche la Paramount Pictures, ha deciso che dal 4 marzo il suo servizio di streaming che fino a quel momento era noto come CBS All Access avrebbe cambiato nome, per diventare Paramount+. Di certo non è la più originale delle scelte, visto che già esistono almeno sei servizi di streaming (alcuni dei quali non disponibili in Italia) che si chiamano “Qualcosa+”: ESPN+, Apple TV+, Disney+, BET+, AMC+ e Discovery+. «Il simbolo +» ha scritto il New York Times «è diventato un marcatore universale usato per segnalare la presenza di centinaia di ore di serie e programmi disponibili via internet e su richiesta». Forse è un problema.

Tra tutti questi servizi, il più famoso e di successo è senza dubbio Disney+, probabilmente il principale responsabile del fatto che molti dei servizi arrivati dopo abbiano a loro volta scelto un + dopo il nome. Disney+ (il cui nome fu presentato nel novembre 2018, circa un anno prima del lancio della piattaforma) non fu però il primo. Nel novembre 2018, infatti, già esisteva ESPN+, una piattaforma per lo streaming di contenuti sportivi che già allora era controllata da Disney. E già tra il 2010 e il 2015 il servizio Hulu aveva scelto di chiamarsi Hulu Plus (cioè Hulu Più).

E basta andare ancora più indietro – fuori dallo streaming ma sempre nel contesto dei contenuti audiovisivi a pagamento – per vedere che il francese Canal+ esiste dagli anni Ottanta e che in Italia è esistita la piattaforma a pagamento Telepiù, che a fine anni Novanta divenne TELE+, che tra gli altri ospitava il canale D+.

D+ come sponsor della Juventus in una foto della stagione 1999/2000 (LaPresse Torino/Lussoso)

Uscendo dal contesto audiovisivo ma restando comunque in quello di internet, ci sono tutta un’altra serie di nomi “Qualcosa+”. Il più famoso, nonostante il suo scarsissimo successo, è Google+: il social network aperto nel 2011 e chiuso nel 2019.

Nonostante gli esempi passati, è evidente che da due o tre anni il “Qualcosa+” è diventato una moda, un modo veloce per dire altro. Un po’ come qualche anno fa era successo con le lettere “i” ed “e” messe prima di qualche altro nome: da eBay ad iPhone, passando però anche da iGoogle e dalle e-cig con dentro gli e-liquid.

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Molto più che con la “i” e la “e”, usate per qualsiasi cosa fosse in qualche modo rispettivamente personale e digitale, oppure più semplicemente legata allo sterminato mondo di internet, il + è ormai qualcosa di quasi unicamente associato allo streaming. Quasi quanto il cancelletto (#) è ormai così associato al concetto di hashtag che a molti farebbe strano trovarselo altrove, magari dopo un nome. Il che è un bene, ma anche un male.

«Il + è una grande idea nel breve termine e una pessima idea nel lungo termine» ha detto al New York Times Mike Carr, cofondatore della società di branding NameStormers.

«Ora è cool e alla moda» ha spiegato Carr, e nel caso di Paramount+ può servire a svecchiare e portare verso lo streaming il nome di una storica casa di produzione fondata più di un secolo fa. Il + dopo Paramount in effetti comunica quel che deve comunicare agli utenti.  Visto che lo fa dopo che tanti altri lo hanno già fatto, rischia però di essere percepito come pigro e banale.

Il + è un simbolo che fino a qualche decennio fa non era mai stato eccessivamente associato a una sola azienda o a un solo settore. I primi a usarlo fecero quindi una scelta intelligente e proficua. Il problema però, spiega Carr, è che «non si può pensare di controllare davvero qualcosa di generico come un “+”» perché chiunque potrà fare lo stesso.

Un altro problema secondo Carr è che il + è limitante nel caso in cui si voglia cambiare nome. Una banca che scelga di fare una carta di credito “argento” può, nel caso in cui voglia fare qualcosa di ancora più esclusivo, espandersi verso l’oro, il platino e, volendo, pure verso il nero o il bianco. Il 2.0 può diventare il 3.0 e poi il 4.0. Il + non può evolversi in qualcos’altro, e un doppio o un triplo + difficilmente potranno diventare la soluzione.

Nonostante aziende come Disney o ViacomCBS abbiano di certo deciso il “+” dopo mesi di riunioni e consultando decine di esperti, è quindi possibile che nel medio e lungo termine possano pagare di più nomi diversi. Anche perché quando si parla di streaming il servizio di riferimento continua a essere Netflix, senza +.