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  • Giovedì 25 febbraio 2021

Il problema della povertà energetica in Portogallo

Circa un quinto dei portoghesi vive in case che non riesce a riscaldare adeguatamente, ed è un problema difficile da risolvere

Rua da Bica da Duarte Belo, Lisbona, 18 febbraio 2021. (Gustavo Valiente/ Parsons Media via ZUMA Wire / ANSA)
Rua da Bica da Duarte Belo, Lisbona, 18 febbraio 2021. (Gustavo Valiente/ Parsons Media via ZUMA Wire / ANSA)

Da qualche anno in Portogallo si parla sempre più spesso di “povertà energetica”, ovvero dell’incapacità delle famiglie di far fronte alle spese per i servizi energetici minimi, in particolare quelle per il riscaldamento. Per moltissimi portoghesi il freddo invernale è ancora un grosso problema: a causa della scarsa efficienza energetica delle case, i costi delle bollette per il riscaldamento sono altissimi e molti decidono di farne a meno. È una conseguenza di decenni di costruzioni realizzate senza criteri adeguati e di strategie politiche arrivate troppo in ritardo, con una situazione che adesso sembra particolarmente difficile da risolvere.

Ogni anno in Portogallo quando arriva l’inverno circa 2 milioni di persone sono in grosse difficoltà. Secondo i dati raccolti da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, quasi un quinto dei circa 10 milioni di portoghesi ha detto che non riesce a riscaldare la sua casa in maniera adeguata. In Portogallo il freddo causa anche parecchie morti: nel 2019 l’Istituto nazionale di Sanità portoghese aveva detto che 397 dei circa 3.700 decessi per cause legate all’influenza nell’anno precedente erano dovuti proprio al freddo, anche in casa.

Il problema principale è che molte delle palazzine sorte nella seconda metà del secolo scorso, durante la grande migrazione dalle zone rurali verso le città, non furono costruite in maniera da riuscire a isolare il calore dall’esterno in modo efficiente. Come ha spiegato il coordinatore del Centro per la ricerca e sostenibilità ambientale dell’Università Nova di Lisbona, Joao Pedro Gouveia, molte persone spendono una grande fetta dei loro stipendi per pagare il riscaldamento, oppure «si adattano e in sua assenza indossano cappotti, cappelli e guanti in casa, vivendo in condizioni che oggigiorno la maggior parte delle persone nel resto dell’Europa non tollererebbe».

Aline Guerreiro, presidente di un’associazione che si occupa di promuovere pratiche per l’edilizia efficiente in Portogallo, ha detto che il paese sta «soffrendo le conseguenze di decenni di materiali scadenti, stili architettonici importati e progetti di costruzione che hanno ignorato il contesto naturale e le condizioni climatiche» tipiche del territorio.

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Guerreiro ha spiegato che le case tradizionali dell’Alentejo – regione che si trova a sud-est di Lisbona – furono costruite con muri molto spessi, che permettevano di stare al caldo d’inverno e ripararsi dal caldo durante l’estate, come in diverse zone d’Italia; allo stesso tempo, nelle aree rurali delle regioni del nord, le case furono progettate per sfruttare il riscaldamento prodotto dagli animali o quello proveniente dalla cucina. Alle migliaia di edifici costruiti nel secondo Novecento, invece, mancano un adeguato isolamento termico e altri criteri di efficienza energetica che sono stati introdotti nei regolamenti relativi all’edilizia solo a partire dagli anni Novanta.

Il problema della scarsa efficienza degli edifici si aggiunge al fatto che in Portogallo i prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale sono tra i più alti dell’Unione Europea, rispettivamente 21 e 6 centesimi di euro per kilowattora, grossomodo. Il costo per l’energia è simile a quello che si paga in Italia, ma bisogna considerare che in Portogallo lo stipendio medio mensile è di circa 970 euro: per dare l’idea, il presidente della ong Zero che si occupa di ambiente, Francisco Ferreira, ha detto che a gennaio a causa di alcuni giorni di freddo particolarmente intenso molti hanno ricevuto bollette di più di 240 euro mensili tenendo acceso anche solo un calorifero.

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La questione della povertà energetica in Portogallo sembra particolarmente complessa da risolvere. Gouveia ha detto che circa il 75 per cento del milione e mezzo di edifici di cui è nota la classe energetica in Portogallo non supera i requisiti di efficienza richiesti dalla legge; secondo lui, inoltre, due terzi di quelli che non hanno alcuna certificazione sarebbero messi «molto, molto peggio».

Gli esperti hanno segnalato che la questione non è stata affrontata dalle istituzioni per troppo tempo. Dopo decenni di indifferenza, adesso il governo sta discutendo di un disegno di legge per combattere la povertà energetica che prevede investimenti per un totale di 8 miliardi di euro in vent’anni. L’amministrazione del primo ministro António Costa, in carica dal 2015, ha iniziato ad affrontare il problema facendo applicare sconti automatici in bolletta per le persone con basso reddito; tra le misure proposte c’è anche un investimento da 300 milioni di euro per la coibentazione delle case, che avrebbe l’obiettivo di agevolare la ristrutturazione del 69 per cento degli edifici portoghesi entro il 2050.

Secondo i critici, però, queste misure non garantiscono che la situazione dei quasi 2 milioni di portoghesi che vivono in case senza un riscaldamento adeguato migliorerà, anche perché la pandemia da coronavirus ha peggiorato notevolmente le condizioni di vita di migliaia di persone. Guerreiro ha spiegato che gli investimenti proposti dal governo sono «progetti co-finanziati», e questo vuol dire che i proprietari di casa dovranno comunque contribuire per la ristrutturazione delle loro case: «bisognerà sostituire le finestre e gli infissi realizzati in alluminio sottile, rifare i tetti, coibentare le mura…», lavori che la maggior parte delle famiglie che sono già in difficoltà non potrebbero permettersi.