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  • Lunedì 15 febbraio 2021

Gli impianti sciistici rimarranno chiusi fino al 5 marzo

Dovevano riaprire oggi, ma il governo ha deciso un rinvio all'ultimo minuto a causa della preoccupante situazione epidemiologica

Cortina d'Ampezzo (Francis Bompard/Agence Zoom/Getty Images)
Cortina d'Ampezzo (Francis Bompard/Agence Zoom/Getty Images)

Il 14 febbraio il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza che prevede che gli impianti sciistici di tutta Italia rimarranno chiusi fino al 5 marzo. La decisione del rinvio è arrivata in seguito al parere contrario da parte del Comitato tecnico scientifico (CTS) che aveva sconsigliato al governo di riaprire le piste anche nelle aree gialle a causa della preoccupante diffusione delle varianti del coronavirus.

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Secondo il Decreto del presidente del Consiglio (DPCM) del 14 gennaio, le piste da sci avrebbero potuto riaprire il 15 febbraio nelle aree gialle, quelle con la situazione epidemiologica migliore.

Nel comunicato del ministero si legge che il divieto è stato esteso tenendo conto anche dei risultati della recente indagine epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che aveva stimato che la cosiddetta “variante inglese” del coronavirus rappresentasse una percentuale media del 17,8 per cento di tutti i contagi. Si legge inoltre che il governo «si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori». Domenica, comunque, ci sono state molte proteste da parte di operatori degli impianti, albergatori e sciatori che si erano già organizzati in vista della riapertura del 15 febbraio.

Sulla base delle linee guida per la ripresa delle attività, i gestori dei comprensori avevano infatti già predisposto una nuova organizzazione degli impianti, con un numero massimo di presenze giornaliere; avevano inoltre introdotto altre misure specifiche per evitare assembramenti e ridurre le occasioni di contatto.

La critica principale rivolta al governo riguarda le tempistiche dell’ordinanza, arrivata solo domenica sera, quando il parere del CTS si sapeva da giorni. Sulla Stampa il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, si è detto «allibito» dalla decisione del ministero e l’ha commentata dicendo che «non è una questione di merito ma di metodo: i dati della settimana a Roma si conoscono il mercoledì. Già da mercoledì il governo sapeva quali regioni sarebbero rientrate in zona gialla. Aspettare la domenica alle 19 per modificare le regole non è accettabile. Vuol dire che non si vive nel mondo reale».

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Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha parlato di «una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di settimana in settimana è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini».