In Italia il 17,8 per cento delle infezioni da coronavirus è dovuta alla “variante inglese”, secondo una stima dell’ISS

(ANSA/LUCA ZENNARO)
(ANSA/LUCA ZENNARO)

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato i risultati dell’indagine rapida avviata nei giorni scorsi per stimare la diffusione della cosiddetta “variante inglese” (B.1.1.7) del coronavirus in Italia. Dall’indagine è emerso che il 17,8 per cento delle infezioni da coronavirus è dovuta alla “variante inglese”.

L’indagine è stata condotta dall’ISS e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali, e sono stati analizzati in totale 852 campioni, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante.

Secondo l’ISS in Italia, così come nel resto d’Europa, «c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». In Francia la prevalenza della variante è del 20-25 per cento, e in Germania è sopra il 20 per cento. La necessità di monitorarne la prevalenza in Italia, dice l’ISS, «deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato».

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