Il documentario sulla brutta situazione di Britney Spears

"Framing Britney Spears" racconta la nota questione del controllo del suo patrimonio e della sua vita, affidato al padre

Una protesta del movimento #FreeBritney fuori da un tribunale di Los Angeles, il 16 settembre 2020 (Frazer Harrison/Getty Images)
Una protesta del movimento #FreeBritney fuori da un tribunale di Los Angeles, il 16 settembre 2020 (Frazer Harrison/Getty Images)

Sono passati quasi cinque anni dall’uscita dell’ultimo disco di Britney Spears e più di due dal suo ultimo concerto, ma la popstar è comunque al centro delle cronache di spettacolo statunitensi per via di Framing Britney Spears, un nuovo documentario prodotto dal New York Times in gran parte dedicato alla nota e controversa vicenda del suo patrimonio, di cui non ha più il controllo dal 2008. Al suo posto lo amministra il padre, che continua ad ottenere ragioni legali, nonostante la grande campagna di sensibilizzazione e solidarietà del movimento di fan identificato dall’hashtag #FreeBritney. Il documentario sta facendo discutere anche per come racconta il trattamento mediatico subito per anni da Spears, che negli anni Duemila era costantemente seguita dai paparazzi e giudicata dalle riviste di spettacolo per i suoi comportamenti.

 

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Framing Britney Spears, che non è ancora stato distribuito in Italia, è stato commentato, oltre che dai giornali e sui social network, anche da tante persone del mondo dello spettacolo americano, come le attrici Sarah Jessica Parker e Bette Midler e la cantante Courtney Love, che come molti altri ha condiviso su Twitter la frase «We are sorry, Britney», “Ci dispiace, Britney”. Tra pochi giorni, l’11 febbraio, ci sarà peraltro una nuova udienza in un tribunale di Los Angeles relativa alla gestione del patrimonio di Spears, su cui negli ultimi anni è cominciata una nuova disputa legale.

Tutta la storia era cominciata tra il 2007 e il 2008 quando Spears, tra le più celebri cantanti pop di quegli anni, ebbe una grave crisi nervosa e fu sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio. Per questo un tribunale assegnò temporaneamente a Jamie Spears la conservatorship – uno strumento legale americano, che solitamente si applica a persone anziane o disabili mentali – ovvero la tutela dell’enorme patrimonio della figlia, che all’epoca aveva 26 anni, e delle sue decisioni più importanti.

Alla fine del 2008 Jamie Spears ottenne che la tutela che aveva assunto sul patrimonio della figlia diventasse permanente: fu nominato tutore legale delle finanze di Britney Spears insieme all’avvocato Andrew Wallet. Da allora cominciò a condurre le trattative sugli affari della figlia, che oggi ha 39 anni, e a poter vendere le sue proprietà, ma anche a decidere chi poteva frequentarla e chi no, e controllare la sua vita quotidiana.

Framing Britney Spears – che letteralmente significa “Incastrare Britney Spears”, ma suggerisce anche l’intenzione di comprendere meglio la figura della cantante – ricostruisce la vicenda raccontando anche di come per anni Spears fu sottoposta a un grande stress per la forte attenzione mediatica attorno a lei. Con le sensibilità contemporanee in fatto di salute mentale e di disparità di trattamento tra uomini e donne da parte della stampa, il documentario racconta ad esempio di come Spears fu criticata dopo la fine della sua relazione con Justin Timberlake. La rottura fu raccontata solo dal punto di vista di Timberlake – che accusò Spears di tradimento – e il documentario suggerisce che il cantante sfruttò la popolarità dell’ex compagna in modo scorretto per come la rappresentò, di fatto, nei video di “Cry me a river” (2002) e “What Goes Around… Comes Around” (2007).


Come esempio del trattamento subito da Spears dai media, viene citata ad esempio una famigerata intervista del 2003 con la giornalista Diane Sawyer, che fece alla cantante allora 21enne delle domande sulla sua vita sessuale e sulla fine della sua relazione con Timberlake. Sawyer la accusò di aver tradito l’ex compagno dicendole: «Gli hai fatto delle cose che lo hanno fatto soffrire molto. Cosa gli hai fatto?». Nella stessa intervista disse a Spears che Kendel Ehrlich, moglie dell’ex governatore del Maryland, aveva detto che avrebbe voluto spararle perché era un cattivo esempio per le ragazzine per via del modo in cui si vestiva e si comportava, e le chiese anche conto di quando aveva detto che non avrebbe fatto sesso prima di sposarsi. Domande insomma morbose e oggi ampiamente considerate inopportune e offensive, specialmente per una donna di 21 anni.

– Leggi anche: Il movimento che vuole “liberare Britney Spears”

Il movimento #FreeBritney, che chiede che a Spears sia restituito il controllo sul suo denaro e sulla sua vita, ha cominciato a crescere soprattutto dopo che, nel gennaio del 2019, Spears annunciò di avere cancellato un residency show (cioè una serie di concerti con sede fissa che può durare anche anni) a Las Vegas per via di gravi problemi di salute del padre. A maggio poi la cantante si presentò di persona a un’udienza a Los Angeles sulla tutela del suo patrimonio, cosa successa raramente: pochi giorni dopo una giudice ordinò una valutazione indipendente sulla conservatorship e a settembre Jamie Spears chiese di essere esentato dalla tutela per via dei suoi problemi di salute. Da allora il ruolo di tutore e amministratore di Britney Spears è svolto da un’altra persona, Jodi Montgomery, in via temporanea.

La scorsa estate l’avvocato di Spears disse durante un’udienza che la sua cliente «si opponeva fermamente» ad avere suo padre come tutore e amministratore, chiedendo che l’incarico di Montgomery diventasse permanente e anticipando che in futuro la cantante avrebbe potuto chiedere la fine della tutela. A dicembre la conservatorship era stata prolungata fino al prossimo settembre e nell’udienza di giovedì si discuterà probabilmente del ruolo futuro di Jamie Spears rispetto al patrimonio della figlia.

Nell’ultimo anno è diventato chiaro che Britney Spears è contraria al fatto che suo padre continui a controllare la sua vita e il suo patrimonio, anche se pubblicamente non aveva mai fatto molte dichiarazioni in merito. Per molto tempo non ha nemmeno fatto commenti riguardo alle preoccupazioni dei suoi fan – definite teorie del complotto da Jamie Spears – manifestate in tantissimi messaggi sui social. Dopo l’uscita di Framing Britney Spears però ha diffuso un post che è un chiaro riferimento al documentario. Contiene un video di un concerto di tre anni fa e dice:

Ho sempre amato stare sul palco… ma mi sto prendendo del tempo per imparare e essere una persona normale… Amo vivere semplicemente le cose normali di tutti i giorni! Ogni persona ha la sua storia e la sua opinione sulle storie delle altre persone!!! Abbiamo tutti così tante vite, diverse e bellissime!!! Ricordate, non mi importa cosa pensiamo di sapere sulla vita di una persona, non è nulla rispetto alla vita di quella persona dietro le lenti!!!

 

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Martedì l’attuale compagno di Spears, Sam Asghari, ha criticato il padre di lei in una storia su Instagram in cui lo ha insultato e ha detto di avere «zero rispetto per qualcuno che cerca di controllare la nostra relazione e mette costantemente degli ostacoli sulla nostra strada».