C’è un’ipotesi su come i vombati facciano la cacca a cubetti

Un nuovo studio sugli intestini di questi tozzi marsupiali australiani ha spiegato qualcosa sulla strana forma delle loro feci

Un vombato nello zoo di Albuquerque, in New Mexico, il 9 dicembre 2010 (AP Photo/Susan Montoya Bryan, La Presse)
Un vombato nello zoo di Albuquerque, in New Mexico, il 9 dicembre 2010 (AP Photo/Susan Montoya Bryan, La Presse)

Tra i mammiferi, i marsupiali sono animali interessantissimi, probabilmente perché insoliti per la maggior parte delle persone: vivono solo in Oceania e nell’America del Sud. Si distinguono ovviamente per la caratteristica a cui devono il loro nome, la tasca addominale in cui i loro cuccioli finiscono di svilupparsi una volta partoriti, ma anche per altri aspetti. I koala ad esempio profumano, e quasi non bevono. I canguri rossi fanno più fatica quando si spostano lentamente, invece che quando vanno veloci. I vombati invece fanno la cacca a cubetti. Quest’ultimo fenomeno fino a poco tempo fa era piuttosto misterioso, ma un nuovo articolo uscito sulla rivista scientifica Soft Matter (pubblica ricerche di ogni genere sui materiali fluidi) offre una spiegazione convincente.

Per chi non ne ha mai visto uno, i vombati sono un genere di animali – ne esistono diverse specie – che somigliano a grosse marmotte. Si spostano appoggiando tutte e quattro le zampe a terra, hanno una coda molto corta e in media, da adulti, sono lunghi un metro. Sono animali notturni e si cibano di graminacee, erbe, corteccia e radici, che, una volta attraversato il loro intestino escono fuori in un formato squadrato. Per quanto ne sappiamo sono gli unici animali al mondo ad avere questa capacità.

Se ve lo siete chiesti: no, l’ano dei vombati è tondeggiante come quello degli altri mammiferi. La ragione per cui la loro cacca è a cubetti c’entra invece, probabilmente, con la forma del loro intestino. Gli autori dell’articolo uscito su Soft Matter hanno cercato di verificarlo studiando un esemplare di vombato comune, Vombatus ursinus nella classificazione scientifica: è una specie che vive nelle praterie e nelle foreste di eucalipti australiane e i cui esponenti arrivano a pesare 35 chilogrammi.

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I ricercatori hanno dissezionato tre vombati comuni (tutti morti in incidenti stradali) e ne hanno analizzato gli intestini per creare un modello matematico che simulasse come i tessuti intestinali dei vombati si espandono e si contraggono durante la digestione. In due tratti degli intestini dei vombati ci sono due scanalature e lì le pareti intestinali sono più rigide – «in modo simile agli elastici» ha spiegato David Hu, uno degli autori dell’articolo. Queste parti dell’intestino si contraggono più velocemente delle parti più molli. Per questo, mentre nell’intestino degli altri mammiferi i futuri escrementi vengono modellati in modo uniforme in tutte le direzioni, nelle budella dei vombati le contrazioni sono irregolari e creano feci spigolose.

Rispetto a ciò che succede negli intestini umani, che vengono attraversati dal cibo nelle sue varie trasformazioni in uno o due giorni, i processi intestinali dei vombati sono molto più lunghi: possono durare fino a quattro volte tanto. Questo permette ai vombati di estrarre il massimo nutrimento possibile da ciò che ingeriscono, oltre che quasi tutta l’acqua che contiene. Per questa ragione le loro feci sono molto più secche di quelle umane.

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Resta ancora da scoprire come mai i vombati si siano evoluti sviluppando la capacità di fare cacche a cubetti. Secondo Hu, potrebbe essere una capacità utile a marcare il territorio in modo più efficace: i vombati usano le feci per segnalare la loro presenza agli altri vombati, e per questo spesso le fanno in punti sopraelevati, come delle rocce. Cacche arrotondate probabilmente rotolerebbero giù da questi punti, quelle a cubetti meno.