Una canzone di Anna B Savage

Anche se non parliamo di canzoni da canticchiare sotto la doccia

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Emiliano tra voi mi ha segnalato che il mio disagio con la definizione di “trombettiere” di cui parlavo ieri fosse piuttosto comprensibile, considerato che il termine adeguato sarebbe trombettista: che è vero, anche se ancora qualcosa di goffo rimane – ho molti amici trombettisti! – in una formulazione che allude a una trombetta. Solo che le alternative sono peggio ancora, dice Treccani.
Il compleanno è molto dispari, ma il disco lo merita: un articolo recupera i 19 anni di O di Damien Rice.

Baby Grand
«Anna B Savage ha una voce che ferma il traffico», ho letto in una recensione del suo nuovo disco: è un modo di dire inglese, niente male. Il disco è uscito lo scorso weekend: lei è di Londra ma ora vive a Dublino, ha trentun anni, famiglia di musicisti classici, aveva fatto un EP cinque anni fa che si era fatto notare e apprezzare ma dopo ha fatto fatica con tutte quelle attenzioni e qualche casino sentimentale, e ci ha messo un po’ a tirar fuori qualcos’altro. Il disco è bello (su Spotify) – con recensioni molto appassionate – ed è diverso, per via della sua voce soprattutto ma anche per quello che ci fa intorno.

Baby Grand è il singolo, comprensibilmente, anche se non parliamo di canzoni da canticchiare sotto la doccia: il refrain è un refrain poco ortodosso ma speciale, che si apre e arrampica su una progressione di chitarra che forse è la cosa più particolare della canzone. L’altra cosa speciale è la scrittura dei versi, molto libera: più una poesia libera da metrica e rime che una canzone convenzionale. Ma sto facendo una recensione inutile, la sentite da voi. L’ultima cosa speciale è la storia (tutti i testi sono molto narrativi e “personali”), raccontata anche nel bel video: riflessioni intorno al ritrovare qualcuno con cui si è avuto un amore, e le emozioni che genera, forse più forti ancora di un rinnovato amore.

(Qui c’è una bella intervista con lei; e “Baby Grand” è il nome di un tipo di pianoforte, sotto il quale loro si sdraiano, sul tappeto)


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