Come sono andati i primi incontri di Fico

Le forze parlamentari che appoggiavano Conte sono disponibili a una nuova alleanza, ma vogliono un accordo sul programma

L'incontro tra la delegazione del M5S e il presidente della Camera Roberto Fico, Roma, 30 gennaio 2021. (ANSA/PROFILO TWITTER CAMERA DEI DEPUTATI)
L'incontro tra la delegazione del M5S e il presidente della Camera Roberto Fico, Roma, 30 gennaio 2021. (ANSA/PROFILO TWITTER CAMERA DEI DEPUTATI)

Sabato e domenica, il presidente della Camera Roberto Fico – che ha ricevuto un mandato esplorativo da Sergio Mattarella per verificare la possibilità di formare un nuovo governo politico – ha incontrato le forze parlamentari che appoggiavano Giuseppe Conte prima della crisi, a partire da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva, che la crisi l’ha innescata con la dimissione delle sue ministre dal governo. Domenica, dopo aver completato le consultazioni con i partiti minori, Fico ha ribadito la disponibilità dei partiti a formare una nuova alleanza spiegando che da domani ci saranno degli incontri per discutere i temi e il programma di un possibile nuovo governo.

Nei colloqui con Fico, i principali partiti si erano detti disposti a formare nuovamente l’alleanza che sosteneva il secondo governo Conte prima della crisi, includendo anche Italia Viva. In modo diverso, tuttavia, tutti i partiti e i gruppi parlamentari avevano parlato dell’esigenza di un “patto” o programma di coalizione per stabilire le priorità del prossimo governo e le cose di cui non si dovrà occupare.

Movimento 5 Stelle: Conte e un “cronoprogramma”
La delegazione dei 5 Stelle è stata guidata da Vito Crimi che, uscito dal colloquio con Fico, ha spiegato la proposta del suo partito per uscire dalla crisi: Giuseppe Conte come presidente del Consiglio del nuovo governo («una scelta indiscutibile», ha detto) e un «cronoprogramma dettagliato in temi e tempi, che dia comunicazione certa del lavoro che il governo dovrà fare, e che dovrà essere solennemente sottoscritto da tutte le forze che parteciperanno al governo».

Crimi ha anche chiesto di mettere da parte, per il momento, i «temi provocatori e divisivi». Il riferimento era molto probabilmente al MES, cioè lo strumento comunitario che mette a disposizione dei paesi una linea di credito per finanziare i sistemi sanitari: Renzi vorrebbe utilizzarlo (è stata una delle questioni su cui ha innescato la crisi), ma il governo Conte aveva diverse perplessità.

Se il nome di Conte è condiviso in generale da tutto il partito, sulle alleanze che dovrebbero appoggiarlo le posizioni sono però diverse. Sia Vito Crimi che Luigi Di Maio hanno fatto cadere il veto iniziale contro Renzi, e hanno aperto uno spiraglio sulla partecipazione di Italia Viva al prossimo governo. Diversi senatori e deputati del M5S non sono però d’accordo: appartengono all’ala meno governista del partito vicina ad Alessandro Di Battista.

Il Corriere della Sera ha scritto domenica che si tratterebbe di quattordici deputati che hanno esplicitamente espresso le loro perplessità su Renzi. Sarebbero, però, a loro volta divisi in due gruppi: «I primi sette, i più decisi, contrari a Italia Viva a ogni costo. I secondi sette che invece sono disponibili a un nuovo governo a patto “di stanare Renzi sui nostri temi”»: a patto cioè di insistere proprio su quei temi divisivi portati avanti dal M5S fin dall’inizio, difficilmente contestabili sia dai sostenitori che dagli attuali vertici. Resta da vedere se questo gruppo riuscirà a trovare una posizione condivisa e quanto con questa posizione riusciranno a influenzare la direzione del partito, e con quali conseguenze.

Partito Democratico e LeU: Conte e un nuovo “patto di legislatura”
La delegazione del PD è stata guidata da Nicola Zingaretti. Il segretario, sabato, ha ribadito che Conte «è la sola personalità capace di raccogliere i consensi necessari» e ha chiesto «un governo ampio, fondato su un programma vincolante e strategico». Zingaretti ha dunque rilanciato, come già negli scorsi giorni, un patto di legislatura che preveda l’ipotesi di un rientro di Renzi nella maggioranza.

A sua volta, la delegazione di LeU – che nel secondo governo Conte esprime il ministro della Salute Roberto Speranza – ha ribadito «in pieno il leale sostegno per una ripartenza con un governo presieduto da Giuseppe Conte».

Italia Viva: un “documento scritto”
Matteo Renzi ha chiesto a Fico un «documento scritto» che sia «puntuale» e che contenga «tutte le cose che vogliamo fare». Ma sul nome di Giuseppe Conte non si è ancora formalmente esposto: «Noi abbiamo sempre detto che i nomi arrivano dopo i contenuti. Non abbiamo discusso di nomi, che sono importanti, ma i nomi vengono alla fine. A Fico non abbiamo fatto nomi», ha detto uscito dal colloquio.

Sul ricorso al MES – uno di quei temi «divisivi» che i 5 Stelle vorrebbero eliminare dal dibattito – Renzi ha dimostrato posizioni meno nette rispetto al passato, e si è detto disponibile a rimetterlo in discussione, facendo intendere che questa rinuncia potrebbe richiedere delle contropartite: «Cercheremo di capire le ragioni e di affrontare tutti i punti in discussione, non solo MES: se siamo disponibili a trovare soluzioni sul MES lo siano anche gli altri». Renzi ha infine dichiarato di preferire «un governo politico rispetto ad uno istituzionale. Ma non a tutti i costi».

Responsabili e Gruppo Misto
Domenica mattina Fico ha incontrato i rappresentanti del nuovo gruppo parlamentare “Europeisti-Maie-Centro Democratico” (i “responsabili”), i rappresentanti del gruppo Per le Autonomie e le delegazioni dei partiti minori che si trovano nel Gruppo Misto della Camera e del Senato e che sostenevano il governo Conte. In sostanza hanno tutti dato il proprio sostegno a un nuovo governo Conte e appoggiato l’idea di un “patto di legislatura”.

Quindi? 
Annalisa Cuzzocrea su Repubblica ha scritto che domenica i partiti «dovrebbero consegnare i loro punti irrinunciabili in documenti scritti al presidente della Camera».

Dopo gli incontri di sabato e domenica, è possibile confermare che la maggioranza delle forze politiche non vuole andare subito al voto. Ma sembra anche possibile dire, come scrivono oggi diversi cronisti, che la certificazione di una nuova alleanza di maggioranza abbia contato più della figura chiamata a guidarla. Non è comunque ancora chiaro quali saranno le reali condizioni del possibile rinnovato accordo (del cronoprogramma, del nuovo patto di legislatura, o del «documento scritto», a seconda di come è stato chiamato) e non è possibile ancora escludere alcuno scenario possibile per la risoluzione della crisi.

Questo nuovo patto potrebbe portare a un nuovo governo con Giuseppe Conte come presidente del Consiglio: un Conte-ter, se Renzi cedesse. Oppure, una volta trovati dei punti in comune tra le varie forze politiche di maggioranza, Renzi potrebbe esplicitamente porre il veto su Conte. A quel punto, PD e M5S potrebbero accettare e trovare un accordo su un nome alternativo o restare fermi su Conte, aprendo probabilmente la strada a un governo non politico.