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  • Giovedì 21 gennaio 2021

I nomi delle squadre di calcio cinesi non vanno più bene

La federazione ha imposto che i club tolgano i riferimenti alle aziende proprietarie, sradicando così una lunga tradizione

Yu Hai dello Shanghai SIPG (Simon Holmes/Getty Images)
Yu Hai dello Shanghai SIPG (Simon Holmes/Getty Images)

A dicembre la federazione calcistica cinese (CFA) ha ordinato alle squadre professionistiche di tutto il paese di rimuovere dai loro nomi quelli delle aziende proprietarie, una prassi del calcio locale. Delle sedici squadre attualmente in prima divisione, quattordici hanno portato finora il nome dei loro proprietari: si va dai campioni in carica dello Jiangsu Suning, parte del gruppo che possiede anche l’Inter, allo Shanghai SIPG, la cui sigla sta a indicare l’autorità portuale della città, e al Guangzhou Evergrande Taobao, la miglior squadra cinese del decennio, la cui proprietà è condivisa tra un grosso gruppo immobiliare (Evergrande) e Taobao, società di e-commerce che fa capo ad Alibaba.

L’imposizione ha fatto nascere proteste tra i tifosi legati a club il cui nome è da sempre associato a quello dei proprietari. Nella provincia di Henan, per esempio, i tifosi del vecchio Henan Jianye — dell’omonimo gruppo immobiliare — si sono radunati all’esterno del loro stadio per manifestare contro il nuovo nome adottato, Luoyang Longmen, che cancellerebbe oltre vent’anni di storia. La federazione, tuttavia, non ha battuto ciglio e finora, su 58 club interessati, ha approvato 46 nomi nuovi. Entro l’inizio della nuova stagione, fissato a metà marzo, la transizione dovrà essere completata.

I motivi pare siano soprattutto legati al marketing e rientrerebbero nella più ampia riforma del calcio con cui la Cina si è imposta come obiettivo di creare una nazionale vincente e una vera industria calcistica nei prossimi trent’anni, anche attraverso la crescita del suo campionato. Nomi più neutrali permetterebbero ai club di rafforzare i loro brand, seguendo l’esempio delle grandi squadre europee, oltre a evitare che a ogni passaggio di proprietà debbano seguire degli stravolgimenti (come nel caso del Guangzhou, che negli ultimi vent’anni ha modificato il suo nome cinque volte, sempre in concomitanza con cambi di proprietà).

(Kevin Frayer/Getty Images)

Inizialmente sembrava che la federazione avesse concesso una deroga ai nomi in uso prima del 2004, ma di recente è stato specificato che dovranno cambiare anche quelli. È così che su indicazioni della federazione — la quale ha suggerito l’uso di termini più neutrali — il Guangzhou Evergrande Taobao ora si chiama Guangzhou FC, mentre i rivali concittadini del Guangzhou R&F hanno optato per Guangzhou City. Lo Shanghai SIPG adesso è lo Shanghai Port, il Jiangsu Suning è il Jiangsu FC mentre il Tianjin TEDA ha preso ispirazione dal basket e ora si chiama Tianjin Tigers. Soltanto una squadra sta opponendo una certa resistenza, il Pechino Guoan fondato negli anni Novanta dall’enorme conglomerato CITIC Guoan, che in Europa possiede lo Slavia Praga. Il club di Pechino si chiama così dal 1992 e sta cercando di ottenere una deroga dalla federazione vista la longevità della proprietà. In caso venisse negata, si teme che il gruppo — così come gli altri sparsi per il paese — potrebbe progressivamente perdere interesse nel sostenere la squadra.

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