Cinque regioni sono arancioni, tutte le altre gialle

Da oggi in Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria, Veneto e Sicilia sono in vigore misure più rigide rispetto al resto d'Italia: le cose da sapere

Una ragazza sulla Darsena a Milano, durante la zona arancione il 10 gennaio
(ANSA/Andrea Fasani)
Una ragazza sulla Darsena a Milano, durante la zona arancione il 10 gennaio (ANSA/Andrea Fasani)

Lunedì è tornato in vigore il regime a tre zone (gialla, arancione e rossa) per le regioni italiane, dopo che durante il periodo delle feste natalizie le decisioni prese dal governo erano state applicate a tutta Italia, senza differenze per i singoli territori.

Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria, Veneto e Sicilia sono diventate “zona arancione” e dovranno pertanto rispettare le restrizioni stabilite dal decreto legge approvato lo scorso 3 dicembre per contrastare la diffusione del coronavirus. Il resto d’Italia tornerà invece in un regime di zona gialla “rafforzata” (le regole della zona gialla “rafforzata” sono qui) fino al 15 gennaio, giorno in cui le regioni verranno di nuovo valutate e in cui scadono i decreti attualmente in vigore.

Per le regioni in zona arancione restano in vigore le regole generali come il coprifuoco dalle 22 alle 5, mentre dalle 5 alle 22 non è necessario motivare gli spostamenti all’interno del proprio comune. Bar e ristoranti potranno lavorare soltanto con le consegne da asporto, mentre i negozi potranno rimanere aperti, anche se con varie limitazioni.

In zona arancione non ci si può spostare tra comuni, se non per motivi di lavoro, salute, necessità, ma si può sempre – quindi anche spostandosi tra regioni – rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione. Quest’ultima è considerata il posto in cui si vive “con una certa continuità e stabilità”: quindi le persone che vivono abitualmente nella stessa casa possono ricongiungersi.

– Leggi anche: Quali sono i nuovi parametri per decidere i colori delle regioni

La decisione è stata presa utilizzando i criteri stabiliti dal nuovo decreto legge entrato in vigore lo scorso 6 gennaio, con cui erano stati indicati nuovi parametri per valutare l’andamento epidemiologico. Il governo fra le altre cose ha ridefinito i criteri per determinare le fasce di rischio in cui inserire una regione, che sono più severi rispetto a quelli usati in precedenza. Lo schema di attribuzione dei colori si divide in tre macroaree: i livelli di rischio e gli scenari, già usati in precedenza, e l’incidenza settimanale ogni 100mila abitanti, introdotta soltanto adesso.

Domenica sera c’è stato un Consiglio dei Ministri in cui si è discusso di possibili future modifiche al sistema delle misure differenziate “a colori”, da introdurre nel fine settimana con un nuovo DPCM. Per il testo del provvedimento bisognerà ovviamente aspettarne l’approvazione. Come successo tante altre volte in questi mesi, però, sui giornali circolano già bozze e retroscena, che parlano tra le altre cose di ulteriori limitazioni al servizio di asporto per bar e ristoranti, e di una possibile “zona bianca” da applicare nelle regioni con valori di Rt e incidenza settimanale particolarmente bassi. Lunedì mattina il governo si riunirà con i rappresentanti delle regioni per discutere delle misure.