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  • Martedì 15 dicembre 2020

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Turchia

Per l'acquisto del sistema missilistico S-400 dalla Russia, ed è una decisione che riflette una crescente diffidenza tra membri della NATO

Donald Trump, Angela Merkel e Recep Tayyip Erdogan (Peter Nicholls, Pool Photo via AP)
Donald Trump, Angela Merkel e Recep Tayyip Erdogan (Peter Nicholls, Pool Photo via AP)

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Turchia a causa dell’acquisto turco del sofisticato sistema missilistico russo S-400, il più avanzato tra quelli di cui dispone la Russia. L’acquisto era stato finalizzato alla fine del 2017 e la prima parte della fornitura era arrivata in Turchia nel luglio 2019. Gli Stati Uniti avevano protestato molto con il governo turco, minacciando ritorsioni: avevano sostenuto che il sistema missilistico russo S-400 fosse incompatibile con i sistemi NATO, alleanza militare di cui fanno parte sia la Turchia che gli Stati Uniti. Avevano anche detto che il fatto che la Turchia operasse con entrambi i sistemi avrebbe potuto permettere ai russi di avere accesso ad alcune tecnologie segrete relative al funzionamento degli aerei statunitensi.

Le sanzioni sono state dirette contro la Presidenza delle industrie della difesa, un’organizzazione governativa turca che gestisce l’industria della difesa del paese, contro il capo dell’ente, Ismail Demir, e altri funzionari. Mike Pompeo, segretario di Stato americano, ha detto che gli Stati Uniti «non tollereranno transazioni significative con i settori della difesa e dell’intelligence della Russia». Il ministero degli Esteri turco ha definito le sanzioni un «grave errore» e ha promesso ritorsioni, mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, le ha definite «un’altra manifestazione dell’atteggiamento arrogante [degli Stati Uniti] verso il diritto internazionale».

Non è chiaro che effetti potranno avere le sanzioni sul settore della difesa turco. Fino al 2018 la Presidenza delle industrie della difesa era un sottosegretariato all’interno del governo turco, ma poi fu portata sotto il controllo diretto del presidente Recep Tayyip Erdoğan. La Turchia era già stata esclusa dal programma della NATO sugli aerei F-35, in risposta all’acquisto del sistema missilistico russo S-400.

Le sanzioni sono state imposte dopo enormi pressioni del Congresso statunitense sull’amministrazione Trump, che ha fatto molte resistenze per non approvarle. Trump si è deciso dopo che pochi giorni fa il Congresso aveva approvato il National Defense Authorization Act, una proposta di legge sulle spese destinate alla difesa in cui era stato inserito l’obbligo per il governo di adottare le sanzioni: la proposta era stata approvata con una maggioranza tale da poter superare anche l’eventuale veto di Trump, che ora sarà costretto a firmarla per farla diventare legge.

Le sanzioni sono state definite piuttosto leggere: gli Stati Uniti non hanno voluto compromettere del tutto i rapporti con la Turchia, un paese molto importante per la strategia antiterrorismo del governo americano in Medio Oriente. Allo stesso tempo sono molto rilevanti, soprattutto perché riflettono la crescente diffidenza dei leader occidentali nei confronti della Turchia, che è diventata molto aggressiva in politica estera e si è avvicinata sempre di più alla Russia. Solo pochi giorni fa l’Unione Europea aveva mandato una specie di “ultimo avvertimento” alla Turchia, di fatto mostrandosi pronta ad adottare nuove sanzioni come ritorsione per le attività di esplorazione e sfruttamento delle risorse nel Mediterraneo orientale, in zone rivendicate anche dalla Grecia e da Cipro (entrambi membri dell’Unione Europea).

– Leggi anche: Per cosa litigano Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale

Oltre alle attività nel Mediterraneo orientale, la Turchia ha adottato un atteggiamento sempre più assertivo anche in altre zone della regione: tra le altre cose, ha cambiato le sorti della guerra in Libia inviando armi e combattenti per aiutare il governo di Fayez al Serraj, ed è stata molto coinvolta nella guerra del Nagorno-Karabach, dalla parte dell’Azerbaijan.

Pochi giorni fa il Wall Street Journal scriveva che Stati Uniti e Unione Europea condividono un simile dilemma: «Come contenere l’aspirazione della Turchia di emanciparsi dalle catene della NATO e diventare una potenza regionale più autonoma, senza spingere Erdoğan tra le braccia della Russia?».

Per il momento le due parti non sono arrivate ad avere una posizione unica, anche a causa delle proprie divisioni interne. Negli Stati Uniti, come detto, il governo Trump ha adottato un atteggiamento molto più conciliante verso la Turchia rispetto a quello adottato del Congresso. Nell’Unione Europea ci sono due schieramenti: quello guidato da Francia, Grecia e Cipro, che vorrebbe rivedere i rapporti con la Turchia e adottare possibilmente un embargo sulla vendita delle armi; e quello guidato da Germania, Paesi Bassi e Spagna, che vorrebbe limitarsi ad adottare sanzioni limitate contro alcuni funzionari turchi.

Quello che è certo è che le ultime sanzioni degli Stati Uniti potrebbero avere comunque conseguenze anche sulla posizione dell’Unione Europea, perché potrebbero disincentivare le aziende europee del settore della difesa a fare affari in Turchia.