Il comune che incassa di più dalla lotta all’evasione fiscale
Da due anni San Giovanni in Persiceto incassa più di Milano, Roma e ogni altra città italiana: e gli altri potrebbero seguire il suo esempio
Potreste non aver mai sentito nominare il comune italiano che incassa di più dal contrasto all’evasione fiscale: si chiama San Giovanni in Persiceto, ha 28mila abitanti e si trova a metà tra Bologna e Modena, in Emilia-Romagna. Da due anni, infatti, San Giovanni in Persiceto è in testa alla classifica dei soldi incassati grazie agli accertamenti fatti dall’Agenzia delle Entrate partiti dalle segnalazioni dei comuni, e non in senso relativo alla popolazione ma in senso assoluto: ha raccolto più soldi di città ben più grandi come Milano e Roma. La ragione è la scoperta di un singolo grande caso di evasione fiscale, ma il modo in cui si è arrivati a questo risultato mostra che molti altri comuni potrebbero seguire il suo esempio.
San Giovanni in Persiceto nel 2019 ha incassato 1,5 milioni di euro dal recupero dell’evasione fiscale, e quest’anno 1,3 milioni. Il secondo comune di questa classifica, Genova, nel 2020 ha ottenuto 580mila euro, secondo i dati pubblicati dalla Direzione Finanze del ministero dell’Interno. Altre grandi città italiane non sono riuscite a fare meglio: Torino ha riscosso 518mila euro, Milano 345mila, Bologna 259mila.
In questa tabella si possono consultare tutte le somme recuperate dai comuni italiani che aderiscono al protocollo d’intesa con l’Agenzia delle Entrate.
Secondo un report del Centro studi di Unimpresa, in Italia ogni anno l’evasione fiscale ammonta a 110 miliardi di euro, di cui 38 miliardi relativi all’evasione dell’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il coronavirus non ha aiutato i funzionari che si occupano di recuperare i soldi evasi: nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (NADEF) il governo ha previsto una netta diminuzione del recupero dell’evasione, da 15,6 a 8,8 miliardi, a causa del rallentamento degli accertamenti dovuto all’epidemia.
Il lavoro svolto dai comuni è solo una parte dell’impegno che servirebbe per recuperare tutti i 110 miliardi. Ma è una parte significativa, come mostra il caso di San Giovanni in Persiceto. La collaborazione tra i comuni e l’Agenzia delle Entrate è iniziata nel 2008, quando è stato firmato un protocollo d’intesa tra ANCI, l’associazione dei comuni italiani, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e IFEL (Istituto per la finanza e l’economia locale) per studiare un metodo che coinvolgesse anche i comuni nella lotta all’evasione fiscale. Fino al 2008, infatti, i comuni si preoccupavano principalmente di trovare i casi di evasione legati ai tributi locali, come la tassa sui rifiuti o l’imposta sugli immobili.
L’accordo prevede un canale di comunicazione diretto tra le amministrazioni e l’Agenzia delle Entrate, che forma i funzionari comunali per insegnare loro come scoprire eventuali evasori. Uno dei problemi più rilevanti, infatti, è che l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza, i comuni e le migliaia di enti e società partecipate sparse nel territorio nazionale non si parlano. Tutti raccolgono dati importanti, che quasi mai vengono incrociati tra loro. Il protocollo di intesa avrebbe lo scopo di risolvere questo problema, ma in undici anni hanno aderito solo 387 amministrazioni locali: il 5,1% di tutti i comuni italiani.
Grazie all’attività di controllo svolta dai comuni nel 2019, sono stati recuperati 7,8 milioni. In totale, dal 2010 sono stati recuperati 116,8 milioni di euro. E tutti i soldi recuperati grazie alle segnalazioni dei comuni vengono girati ai comuni, anche se si devono all’evasione di tributi nazionali.
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Come vengono fatti i controlli
Alessandra Biagini, la dirigente dell’area Servizi finanziari del comune di San Giovanni in Persiceto, spiega che la squadra dell’ufficio tributi è composta da cinque persone, che si occupano di tutto quello che riguarda le tasse comunali: per esempio la riscossione, gli accertamenti, la preparazione delle informazioni da allegare ai bilanci annuali. I funzionari non hanno il compito esclusivo di trovare i casi di evasione fiscale, anzi, ma questa attività viene considerata ormai una prassi quotidiana.
Il comune incrocia le informazioni delle banche dati che può consultare: il catasto, i dati della Camera di commercio, la conservatoria dei registri immobiliari, i dati delle successioni, le utenze come luce e gas. Uno degli esempi più classici e concreti riguarda la vendita di un terreno o di un immobile: quando nell’atto di compravendita di un terreno edificabile viene indicato un prezzo inferiore rispetto al valore di mercato, può scattare una verifica. «Per noi è diventato un metodo per tutti i settori in cui lavoriamo, dalla tassa rifiuti all’IMU passando per tutti gli altri tributi», spiega Biagini. «Ovviamente ci sono ambiti in cui l’evasione fiscale è più ricorrente e quindi dove prestiamo più attenzione. Per esempio, dove ci sono comunicazioni soggette a discrezionalità».
I controlli non sono fatti a mano: negli anni l’ufficio tributi ha creato un sistema di “alert”, basato su Excel e altri software gestionali. «Noi abbiamo il compito di verificare il pagamento dei tributi locali, poi decidiamo se inviare una segnalazione all’Agenzia delle Entrate che avvia accertamenti su tutte le altre tasse», spiega Biagini. «Quando l’Agenzia delle Entrate riesce a trovare evasioni fiscali relative a tributi di competenza nazionale, tutto l’importo accertato e riscosso viene trasferito al comune. Viene premiata la nostra segnalazione. Noi conosciamo solo i nominativi e le somme recuperate, ma non riusciamo a sapere i dettagli dell’attività accertativa, cioè quale specifico tributo nazionale è stato evaso».
Gran parte dei 2,8 milioni di euro arrivati al comune negli ultimi due anni, per esempio, sono il risultato di una singola segnalazione partita dall’ufficio tributi. La segnalazione riguardava una società immobiliare che aveva dichiarato un prezzo di vendita di un terreno molto inferiore rispetto ai valori di mercato, quindi con una possibile evasione delle imposte di registro e catastali. L’Agenzia delle Entrate è partita da questa traccia per poi indagare più a fondo sui conti della società e delle società collegate, scoprendo una massiccia evasione fiscale.
«Questi accertamenti riguardano pochi casi, e quasi tutti di aziende che non sono del nostro territorio ma che qui operano», ha detto Massimo Jakelich, assessore al Bilancio. «Purtroppo molti pensano che l’evasione sia una cosa normale, qualcosa che fanno tutti. Questo messaggio non deve passare, e crediamo sia importante ribadirlo nel lavoro di tutti i giorni, anche in un comune di medie dimensioni come il nostro».
Come vengono spesi i soldi
Il bilancio del comune di San Giovanni in Persiceto ammonta complessivamente a 23 milioni di euro. Poter contare su oltre un milione di euro in più negli ultimi due anni non è stato una cosa da poco, soprattutto in tempi difficili come quelli che stanno attraversando i bilanci comunali a causa della pandemia da coronavirus.
San Giovanni in Persiceto ha investito metà di questi soldi per realizzare opere pubbliche, e l’altra metà per abbassare le tasse agli abitanti. «Abbiamo avviato progetti per la mobilità come nuove piste ciclabili, rotatorie, e investito sulla sicurezza e la manutenzione degli edifici scolastici», ha detto l’assessore Jakelich. «L’altra metà è servita per ridurre la pressione fiscale: è stata abolita la tassa sui passi carrai, che veniva pagata da mille famiglie. Abbiamo stanziato 500 mila euro a fondo perduto per dare un sostegno economico ad aziende che volessero investire sul nostro territorio, ma a causa dell’emergenza coronavirus abbiamo riconvertito una parte di questo fondo in un bando per aiutare piccole attività professionali costrette alla chiusura durante il lockdown. In più abbiamo stanziato 350 mila euro per abbassare l’addizionale comunale del 10 per cento: nel 2021 l’IRPEF passerà da 0,8 per mille a 0,72 per mille».
Ma San Giovanni in Persiceto non è un comune come gli altri, in Emilia-Romagna, anche per la maggioranza politica che lo guida. Il sindaco Lorenzo Pellegatti si dichiara civico al cento per cento, dice di non essere né di destra né di sinistra, in passato è stato considerato vicino sia alla DC che al PCI. Alle elezioni di quattro anni fa, Pellegatti è stato avversario sia del centrosinistra che del centrodestra: dopo aver ottenuto il 33,4 per cento al primo turno, ha vinto al ballottaggio contro Tommaso Cotti, candidato del centrosinistra. «Ma come la nostra maggioranza, anche la lotta all’evasione non è né di destra, né di sinistra: è solo giusta», ha detto il sindaco. «Io non so quali risultati otterrebbe l’Italia se tutti i comuni facessero segnalazioni all’Agenzia delle Entrate come San Giovanni in Persiceto. Sicuramente ci sarebbero più soldi da spendere per il bene dei cittadini: mobilità, sicurezza, scuole. Non dico che si risolverebbe il problema dell’evasione fiscale in Italia, ma quasi».