Gli Stati Uniti vogliono smontare Facebook

La Federal Trade Commission e la Procura generale di New York la accusano di aver creato un monopolio con le acquisizioni di WhatsApp e Instagram

Mark Zuckerberg, presidente e amministratore delegato di Facebook Inc. (Andrew Harnik, AP Photo, LaPresse)
Mark Zuckerberg, presidente e amministratore delegato di Facebook Inc. (Andrew Harnik, AP Photo, LaPresse)

Facebook, il social network fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg e tra le più potenti società al mondo, è stato denunciato per «comportamenti anticoncorrenziali e metodi di concorrenza sleali» dalla Federal Trade Commission (FTC) – l’agenzia governativa statunitense per la tutela dei consumatori e della privacy – e dalla Procura generale di New York: la denuncia di quest’ultima è stata sottoscritta dalle procure di altri 45 Stati, e da quelle del District of Columbia e di Guam.

Le due cause, anche se coordinate, sono separate, ha detto la Procura generale di New York. La procuratrice generale di New York, Letitia James, ha detto che «per quasi un decennio, Facebook ha usato il suo potere di dominio e monopolio per schiacciare i rivali più piccoli e soffocare la concorrenza, il tutto a spese degli utenti». Dei 50 stati americani, non hanno partecipato alla causa solo Georgia, South Dakota, Alabama e South Carolina.

Le cause riguardano in particolare due acquisizioni da parte di Facebook: quella di Instagram, nel 2012, per un miliardo di dollari e quella di WhatsApp, nel 2014, per 19 miliardi di dollari, che avrebbero consentito a Facebook di creare un monopolio nei servizi di social network. Grazie a questo predominio, ha detto la FTC, solo lo scorso anno Facebook ha generato ricavi per oltre 70 miliardi e profitti per oltre 18,5 miliardi di dollari.

L’FTC sostiene anche che le acquisizioni di Instagram e WhatsApp siano state progettate da Facebook con lo scopo di limitare la concorrenza, individuando di volta in volta quali potessero essere le minacce al suo dominio sul mercato. Instagram diventò un social network usatissimo nell’importante periodo di passaggio dei social network dai computer agli smartphone, quando la necessità di condivisione di foto stava aumentando tra i consumatori. Inizialmente Facebook aveva provato a fare concorrenza a Instagram sul suo stesso campo cercando di migliorare la sua offerta, ma poi aveva deciso di comprare Instagram, invece di competere.

In modo simile – secondo l’accusa – si erano svolte le valutazioni per l’acquisizione due anni più tardi di WhatsApp, già allora una delle più usate app di messaggistica istantanea al mondo. In entrambi i casi, spiega l’FTC, le acquisizioni hanno neutralizzato sia le minacce dirette di Instagram e WhatsApp, sia la possibilità che altre piccole aziende con valide proposte si imponessero nel mercato con società che operassero negli stessi ambiti.

La Procura generale di New York e quelle della coalizione degli stati chiedono quindi che nel processo vengano prese decisioni per impedire a Facebook condotte di questo genere in futuro, costringendola a non fare acquisizioni sopra i 10 milioni di dollari (di gran lunga meno del miliardo speso per Instagram e dei 19 miliardi per WhatsApp) senza avvisare prima lo stato di New York o agli altri che l’hanno denunciata. Inoltre chiedono di valutare la possibilità di imporre a Facebook la “cessione o ristrutturazione” di Instagram e WhatsApp o di altre sue attuali attività.

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Facebook si è difesa attraverso la sua consulente legale Jennifer Newstead, che in un comunicato riportato dal New York Times ha detto che la cosa più importante in questa causa, e non menzionata dalle 53 pagine di accusa, è che queste acquisizioni sono avvenute ormai anni fa. «Il governo ora vorrebbe che tornassimo indietro, ma così facendo il messaggio che manda alle società americane è che nessuna vendita è mai definitiva». Dopo l’annuncio delle cause legali, le azioni di Facebook sono diminuite del 2%, ora oscillano intorno ai 275 dollari per azione.