L’ex primo ministro libanese Hassan Diab è indagato per l’enorme esplosione nel porto di Beirut

L'ex primo ministro del Libano Hassan Diab a Beirut, il 10 agosto 2020
(ANSA/EPA/DALATI NOHRA)
L'ex primo ministro del Libano Hassan Diab a Beirut, il 10 agosto 2020 (ANSA/EPA/DALATI NOHRA)

L’ex primo ministro libanese Hassan Diab e tre ex ministri sono indagati per l’enorme esplosione avvenuta nel porto di Beirut lo scorso 4 agosto, in cui morirono centinaia di persone. Oltre a Diab sono indagati Ali Hassan Khalil, ex ministro delle Finanze, e Ghazi Zaiter e Youssef Fenianos, entrambi ex ministri dei Lavori pubblici: per tutti l’accusa è di negligenza nella gestione della grande quantità di nitrato di ammonio, composto chimico che viene utilizzato come fertilizzante e per costruire bombe, che era immagazzinata da anni in un deposito vicino al porto.

Diab era diventato primo ministro alla fine del 2019 e si era dimesso, insieme a tutto il suo governo, pochi giorni dopo l’esplosione. Zaiter è stato ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici nel 2014, seguito da Fenianos nel 2016, che ha ricoperto l’incarico fino all’inizio del 2020. Khalil è stato ministro delle Finanze per tre volte tra il 2014 e il 2020.

Già poche ore dopo l’esplosione alcuni giornali internazionali avevano ricostruito la storia del deposito di nitrato di ammonio che l’aveva causata l’enorme esplosione. Erano da subito emerse le gravi colpe delle autorità locali, che sapevano della sua esistenza e della sua pericolosità, ma che se ne disinteressarono, rimandando il suo smaltimento. Le quasi tremila tonnellate del composto chimico erano al porto di Beirut dal 2013, quando vi arrivarono a bordo di una nave mercantile di proprietà russa.