Un’altra canzone di Lucio Dalla

Con tutto quello che succede e cambia, ottobre è sempre ottobre

(Ansa @ArchiviFarabola)
(Ansa @ArchiviFarabola)

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Sta iniziando il drammatico periodo dei dischi di Natale: una volta ne ero fan e collezionista, poi sono diventati da rarità speciali a routine prevedibili e quasi nessuno sa pubblicare niente di diverso dalla sua insignificante e prudente versione della solita manciata di canzoni. Bei tempi quando invece uscì questo, per esempio (su Spotify). Ma di quelle buone parliamo magari che sia almeno novembre.
Sta per uscire un film su un pezzo della vita di David Bowie, ora c’è il trailer.

Apriti cuore
Scommetterei che questo disco sia uscito all’inizio dell’autunno, il periodo in cui siamo ora, o poco prima. Ognuno ha probabilmente una stagione che lo travolge. Non ho mai capito quelli esaltati dall’estate, la stagione più insulsa e piatta dell’anno: anche se avevo un amico così, ottimo carattere, molto divertente, si metteva lì e guardava le onde incrociando le braccia sul petto. Ora ha un bar. Un bel bar.

Credo che sia cominciata al liceo, questa cosa dell’autunno: il primo fresco, il buio che arriva a metà pomeriggio, e il periodo in cui ricominciavo a vedere miei coetanei e probabilmente mi innamoravo ma ero timido e goffo e non alzavo una paglia. Telefoni che non suonavano. E stavo in questa condizione tra l’esaltazione e la malinconia: cioè, era quasi tutta malinconia, ma mi piaceva. Un’autocommiserazione compiaciuta. E un sacco di musica, nella mia camera da teenager sfigato a guardare il soffitto e pensare che tutto parlasse di me. O a me.
Non mi è passata mai: ognuno di questi pomeriggi – in un’altra vita, dentro un’altra persona – è una madeleine di quegli autunni.

E insomma ho voluto aspettare fino a questa riga prima di controllare davvero quando sia uscito questo disco: ormai avevo almeno 24 anni, credo, ma quella cosa lì mi era rimasta attaccata. Sono abbastanza sicuro di associare questa canzone con questi giorni qua. Ora controllo. Vado. Googlo.

Ho googlato.
C’è qualche discrepanza, ma direi con certezza che sia uscito nella prima metà di ottobre 1990, trent’anni fa. Avrei vinto la scommessa (se qualcuno si fosse degnato di scommettere con me): sono cose che non si dimenticano, come vi dicevo. Ci ho guardato ore di soffitto, con questa canzone. Anche se non parlava di quel me per niente, tutt’altro: di qualcuno col cuore assopito e accantonato, che decide di riaprirlo. Ma la strofa è bellissima (il refrain buono, ma urlava troppo per noi malinconici).
O forse, realizzo, era solo che lo dice la canzone stessa – di ottobre – e mi sono fatto tutto un film da solo?

In questa notte calda di ottobre, apriti cuore
Non stare lì in silenzio senza dir niente
Non ti sento, non ti sento, da troppo tempo non ti sento
E ti ho tenuto lontano dalla gente
Quanti giorni passati senza un gesto d’amore
Con i falsi sorrisi e le vuote parole
Ho perfino pensato in questa notte di ottobre
Di buttarti via di buttarti via


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