Per il coronavirus, comprare un purificatore non serve

Sappiamo ancora troppo poco della sua efficacia e ci sono altre cose che si possono fare, più utili e a costo zero

(Photo by Jean Chung/Getty Images)
(Photo by Jean Chung/Getty Images)

Durante questi mesi qualcuno potrebbe aver cominciato a considerare l’acquisto di un purificatore (o depuratore) per l’aria come strumento per ridurre le possibilità di contagio, dato che – come i virus di molte altre malattie infettive – il coronavirus è più facilmente trasmissibile in uffici o appartamenti chiusi (è una delle ragioni per cui d’inverno ci si ammala di più). Per chi fa parte di questa categoria o ne conosce un membro, abbiamo messo insieme una serie di informazioni utili.

Una doverosa premessa
Prima di qualsiasi considerazione sui depuratori, la cosa più importante da sapere è che anche il più efficace dei sistemi di ricambio e pulizia dell’aria non può sostituire le misure di prevenzione principali per ridurre il rischio di contagi, cioè il distanziamento fisico e l’uso della mascherina. Il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la COVID-19, infatti si trasmette da una persona all’altra prevalentemente tramite il contatto con le goccioline di saliva e non tramite l’aria (ci torniamo).

In generale, poi, la maggior parte degli esperti sostiene che per pulire l’aria degli ambienti in cui viviamo ci siano diverse azioni che si possono fare a costo zero con efficacia ben maggiore di quella di un purificatore: una di queste è aprire le finestre il più spesso possibile, almeno 2 o 3 volte al giorno per almeno 5 minuti, ma di questi tempi anche di più. Aprire le finestre è sempre consigliato perché é dimostrato che l’aria che respiriamo nei posti chiusi è molto più “inquinata” di quella all’aperto (anche nelle città), e che far entrare aria dall’esterno aiuta a diluire la concentrazione di particelle nocive all’interno.

Nel caso del coronavirus, per avere un’aria il più possibile “pulita”, la prima cosa da fare è ridurre al minimo il numero di persone che ci respirano, e fare in modo che tengano la mascherina, non cantino, non parlino ad alta voce e non facciano altre azioni che prevedono la dispersione di goccioline di saliva. Per usare le parole dell’epidemiologa Eleanor Murray della Boston University: «Un purificatore d’aria non sarà mai efficace quanto semplicemente evitare di avere un gruppo di persone nello stesso posto». Insomma, se state organizzando una cena con ospiti a casa vostra, il purificatore non vi servirà a niente.

Il coronavirus nell’aria
Il SARS-CoV-2 si trasmette tramite le gocce di saliva che produciamo quando parliamo ad alta voce, cantiamo, tossiamo o facciamo uno starnuto. Le gocce di maggiori dimensioni e più pesanti (droplet) rimangono in sospensione nell’aria per poco tempo e poi si depositano sulle superfici. Le gocce di dimensioni più piccole, invece, possono restare in sospensione nell’aria più a lungo (aerosol) raggiungendo distanze maggiori. Per questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità non esclude che in particolari condizioni di umidità e di scarso ricambio dell’aria il coronavirus possa trasmettersi per via aerea.

In ogni caso, il ruolo della ventilazione degli ambienti nella diffusione della malattia non è stato ancora completamente chiarito. Angela Rasmussen, virologa della Columbia University di New York, ha detto a Vox che «non c’è un livello di ventilazione totalmente “sicuro”, perché non sappiamo davvero cosa è “sicuro” dal momento che non sappiamo quanta esposizione al virus serva perché si verifichi il contagio».

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Cosa possono fare i purificatori
Le componenti presenti nell’aria che impattano di più sulla salute degli esseri viventi sono i COV (composti organici volatili, composti chimici caratterizzati appunto dalla loro volatilità) e il PM (particulate matter, ovvero sostanze sospese nell’aria con un diametro fino a mezzo millimetro, prodotte sia da fonti naturali come i pollini, sia da fonti artificiali come industrie, riscaldamento o traffico), fine e ultrafine. Il principale requisito perché un purificatore sappia ripulire l’aria da queste particelle è che abbiano filtri avanzati, che abbiano ricevuto una certificazione da un ente scientifico terzo pubblico, italiano o estero: i filtri HEPA (dall’inglese High Efficiency Particulate Air filter).

I filtri HEPA sono presenti all’interno dei purificatori più efficaci e già da tempo sono impiegati nei sistemi di ventilazione degli ospedali e in quelli degli aeroplani, dove il ricircolo della stessa aria è inevitabile durante le fasi di volo. Non possono fare granché per i COV (che nonostante la sigla non c’entrano nulla col nome “COVID-19”, lo sottolineiamo per scrupolo), ma trattengono il PM fine e ultrafine. Joseph Allen, direttore di un centro dell’università di Harvard che studia i rischi per la salute all’interno degli edifici, ha detto al Washington Post: «La scienza parla chiaro. I dispositivi portatili con filtri HEPA altamente efficienti e di dimensioni adatte alla grandezza dell’ambiente possono catturare fino al 99,97 per cento delle particelle dell’aria».

Non è mai stato dimostrato che i depuratori possano prevenire le malattie respiratorie, ma sono considerati utili per chi ha già dei problemi di questo genere: gli allergici a pollini, acari della polvere e muffe, che sono composti da PM. Infatti guardando anche velocemente online le presentazioni che i produttori di purificatori fanno dei propri prodotti, si vede che i principali destinatari sono soprattutto le persone che soffrono di allergie.

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Altre circostanze in cui un purificatore può fare comodo sono quelle in cui si deve passare molto tempo in un ambiente chiuso senza finestre o comunque difficile da arieggiare: è per quello che negli aerei si usano i filtri HEPA. Ovviamente in questi casi bisogna tener conto della grandezza della stanza e delle caratteristiche dei purificatori per capire quale sia quello più adatto e quanto si debba tenerlo in funzione. Senza scendere in troppi dettagli, bisognerebbe tenere conto del ricambio d’aria, che nel caso di un purificatore dipende dal tasso di emissione di aria pulita, che si può trovare indicato tra le specifiche con l’acronimo CADR, che sta per clean air delivery rate. Più è alto e più rapidamente il purificatore filtrerà l’aria nella stanza, ma comunque mai come una finestra aperta.

E il coronavirus viene trattenuto o no?
Sì, nel senso che il virus SARS-CoV-2 ha un diametro di circa 0,125 micron e i filtri HEPA possono catturare particelle di dimensioni anche molto più piccole: fino a 0,01 micron. E «una volta intrappolati», spiega un articolo di Altroconsumo dello scorso marzo, «i virus non possono moltiplicarsi da soli o rimanere contagiosi a lungo». Tuttavia, a oggi non ci sono evidenze scientifiche solide a sufficienza per sostenere che i filtri HEPA da soli abbiano un ruolo nel prevenire la diffusione delle malattie infettive.

Quindi un purificatore serve?
«La mia preoccupazione principale con questi sistemi di ventilazione (i purificatori d’aria, ndr) è che non sappiamo se riducano il rischio in modo sostanziale», ha detto a Vox Muge Cevik, medica e virologa della University of St. Andrews. Secondo Tim Heffernan, che scrive di purificatori su Wirecutter – l’autorevole sito di recensioni di oggetti del New York Times – dal 2015, «è possibile che i purificatori con filtri HEPA si mostreranno solo marginalmente utili nella guerra contro il coronavirus». Gli esperti del marchio Dyson, che ha appena messo sul mercato un nuovo purificatore d’aria, hanno detto che «non esiste attualmente un produttore al mondo che possa dire con certezza che il proprio depuratore serva a ridurre la diffusione del coronavirus».

La conclusione di Altroconsumo è che «un purificatore HEPA non farà male, ma probabilmente non aiuterà» e che «una finestra aperta probabilmente sgombrerà la stanza meglio di un qualunque depuratore d’aria». C’è anche chi pensa che i purificatori possano essere utili – Jose-Luis Jimenez, docente di chimica alla University of Colorado Boulder, ha fatto notare a Vox che il funzionamento dei filtri HEPA «non è astrofisica. Se fai passare l’aria da un filtro, quello trattiene le particelle» – ma in conclusione possiamo dire che, soprattutto nel caso dell’uso domestico, non ci sono grandi vantaggi nel campo della prevenzione del contagio.

Chi volesse comunque comprare un purificatore in questo periodo deve ricordare che i filtri HEPA trattengono il virus ma non lo uccidono, e quando li si pulisce bisogna fare attenzione: usare guanti e mascherina, mettere il filtro in un sacchetto, buttarlo immediatamente nel bidone della spazzatura e lavarsi le mani dopo averlo fatto.

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