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  • Martedì 20 ottobre 2020

Per l’Atlantico è un anno pieno di tempeste

Al punto che sono finiti i nomi che di solito si usano per identificarle e si è passato all'alfabeto greco: per ora siamo a Epsilon

(NOAA via Getty Images)
(NOAA via Getty Images)

Il 19 ottobre nell’oceano Atlantico si è formata Epsilon, una tempesta tropicale che già domani potrebbe diventare uragano e che giovedì potrebbe colpire Bermuda, l’arcipelago a circa 1.500 chilometri dalla costa atlantica degli Stati Uniti. Più che per la sua intensità – ancora tutta da vedere – o per i danni che potrebbe fare, Epsilon si sta però facendo notare perché è la 26ª tempesta tropicale atlantica di questa stagione.

In media, negli ultimi anni, le tempeste tropicali atlantiche erano state 12 a stagione. E nel 2005 – l’anno in cui arrivarono a essere 28, e l’anno dell’uragano Katrina – la 26ª tempesta della stagione era stata a fine novembre. Tutto lascia pensare, quindi, che nel prossimo mese a Epsilon seguiranno altre tempeste tropicali, per quella che è destinata a diventare una stagione da record.

Le stagioni
Le stagioni delle tempeste tropicali si possono confrontare, almeno in termini quantitativi, perché ci sono regole molto precise per definirle. L’area atlantica – quella in genere più colpita e quindi raccontata – riguarda ovviamente tutte le tempeste tropicali che si formano nell’oceano Atlantico e che possono arrivare sia in Europa (di recente, per esempio, in Portogallo) che, come capita più di frequente, nel golfo del Messico o nel mar dei Caraibi.

Secondo regole definite dalla NOAA (l’Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica degli Stati Uniti), la stagione delle tempeste tropicali atlantiche ha una data di inizio e una di fine – il 1° giugno e il 30 novembre – ma sono ormai diversi anni che la prima tempesta della stagione arriva già a maggio, ed è anche possibile che ne arrivino a dicembre. E anche una tempesta “fuori stagione” viene comunque contata tra le tempeste di quella stagione.

I nomi
Ogni volta che si forma una tempesta tropicale – cioè una perturbazione a carattere rotatorio, di certe dimensioni e con certe caratteristiche – le viene assegnato un nome, che la tempesta conserva anche nel caso in cui diventi un uragano (lo diventa in base alla velocità dei suoi venti, secondo la scala Saffir-Simpson, che classifica l’intensità degli uragani dalla categoria 1 fino alla categoria 5).

I nomi di tempeste tropicali e uragani vanno in ordine alfabetico. A iniziare a dare nomi fu nel 1953 il National Weather Service (il servizio meteorologico nazionale degli Stati Uniti): per un paio di decenni erano solo nomi femminili e poi, dal 1979, i nomi femminili vennero alternati a quelli maschili. Alla prima tempesta della stagione viene dato un nome che inizia con A, alla seconda con B, e così via, senza usare le lettere QUXYZ. I nomi da usare da qui al 2025 già si sanno, perché basati su sei diverse liste che si ripetono negli anni più o meno simili: succede a volte che certi nomi vengano cambiati (magari perché diventati per qualche motivo attempati o sconvenienti), oppure che, quando un uragano è particolarmente violento, il suo nome venga cancellato dalla lista e sostituito. Per esempio, non ci sarà più un uragano Katrina, dopo i gravissimi danni e i morti causati da quello del 2005.

– Leggi anche: Breve guida agli uragani

Quando, come quest’anno, le tempeste tropicali sono più numerose delle 21 lettere dell’alfabeto (tolte QUXYZ), si passa all’alfabeto greco: Alpha, Beta, Gamma, Delta ed Epsilon; e poi, nel caso Zeta, Eta e Theta e avanti fino a Omega, l’ultima lettera.

Quest’anno
La prima tempesta tropicale di quest’anno è stata Arthur, arrivata a maggio in Florida. La prima a diventare uragano è stata Hanna, che a luglio interessò il Golfo del Messico. Oltre ad Hanna, sono diventati uragani anche Isaias, Laura, Marco, Nana, Paulette, Sally, Teddy e Delta. Tra questi, tre sono arrivati alla categoria 4 ma nessuno ha raggiunto la categoria 5, la più alta.

Che questa sarebbe stata una stagione piena di tempeste tropicali si era iniziato a capire già tra aprile e maggio, quando furono fatte le prime previsioni a riguardo. Non si può prevedere con precisione e anticipo quando, come e dove si formerà una tempesta tropicale, ma visto che la formazione di tempeste tropicali dipende da condizioni atmosferiche e oceaniche di grande portata si può provare a capire che tipo di stagione sta per arrivare. Quest’anno, per esempio, si è parlato, tra le possibile cause, di temperature oceaniche più alte del solito ai Caraibi e nell’area tropicale dell’oceano Atlantico e del verificarsi del fenomeno climatico periodico noto come Niña.

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