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  • Sabato 29 agosto 2015

Cosa fu Katrina

Dieci anni fa un uragano potentissimo travolse New Orleans e i suoi abitanti, provocando un disastro che gli uomini resero ancora più grave e doloroso

di Luca Misculin – @LMisculin

(AP Photo/David J. Phillip)
(AP Photo/David J. Phillip)

Intorno alle 5 di pomeriggio del 23 agosto 2005 all’altezza delle Bahamas, un arcipelago caraibico di circa 700 isole situato poco a est della Florida, si formò un uragano tropicale di classe uno – la più bassa – della scala Saffir–Simpson, la più utilizzata per classificare cicloni tropicali. Si era formato in seguito al rafforzamento della Depressione Tropicale 12 del 2005, un ciclone parzialmente causato da una corrente di bassa pressione arrivata a metà di agosto dall’Africa occidentale (i cicloni meno potenti vengono identificati solamente con un numero). Il 24 agosto all’uragano tropicale formato il giorno prima venne dato il nome di Katrina.

Cinque giorni dopo Katrina raggiunse il suo picco di intensità, diventando il più dannoso ciclone mai arrivato negli Stati Uniti e il terzo più potente di sempre mai registrato nello stesso territorio. In quei giorni furono interessati dall’uragano gli stati orientali della Florida, del Mississippi e soprattutto della Louisiana. Morirono in pochi giorni più di 1.800 persone, in decine di migliaia furono costretti a fuggire dalle proprie case: buona parte di loro non ci è mai tornata. È stato stimato che il passaggio di Katrina abbia causato circa 108 miliardi di dollari di danni.

La città più colpita in assoluto da Katrina, anche a causa della sua posizione parzialmente al di sotto del livello del mare e sulle rive del lago Pontchartrain, è stata New Orleans, una delle principali città della costa: fra la fine di agosto e l’inizio di settembre l’80 per cento della città finì sott’acqua e almeno 400mila persone – praticamente l’intera popolazione della città – furono invitate a lasciare la propria casa. Il guaio principale fu che molti non avevano la possibilità di farlo: circa 100mila persone non possedevano una macchina e molte furono costrette a cercare un rifugio per conto proprio o a essere ospitate in un enorme stadio trasformato provvisoriamente – e malamente – in un campo per sfollati.

HURRICANE KATRINAUna foto satellitare di Katrina scattata alle 14 del 29 agosto 2005 dalla NOAA, una agenzia federale statunitense che si interessa di meteorologia. Al centro dell’uragano, c’è la città di New Orleans (AP Photo/NOAA)

Fu un disastro: quattro importanti argini del sistema protettivo costruito nei decenni precedenti si sbriciolarono – a causa, si scoprì in seguito, di difetti strutturali del sistema – consentendo alle raffiche di vento e all’acqua di distruggere o danneggiare migliaia di case. Per una settimana si cercò di recuperare i dispersi e i feriti, registrare i morti e prendersi cura dei superstiti. Le foto scattate e diffuse in quei giorni mostrano diverse persone (perlopiù neri, come la maggioranza degli abitanti di New Orleans) accampate sui tetti, casette a schiera sommerse per diversi metri e numerose barchette e gommoni.

Anni dopo, il giudizio unanime è che lo fecero in maniera disorganizzata e maldestra. L’amministrazione Bush fu accusata di non aver saputo rispondere adeguatamente all’emergenza, ma oggi sappiamo che la colpa fu almeno in parte dell’impreparazione dell’amministrazione locale e soprattutto della gestione disastrosa della Federal Emergency Management Agency (FEMA) e della polizia di New Orleans. Alla FEMA in particolare – l’agenzia federale per la gestione delle emergenze – fu affidata la gestione della sicurezza di New Orleans: le sue lentezze e i suoi soprusi, insieme alla rapidità con cui costruì prigioni temporanee e attivò unità repressive, sono raccontati in un bel libro dello scrittore americano Dave Eggers intitolato Zeitoun.

I giorni di Katrina furono anche un momento importante e doloroso della recente storia dei neri americani. Gli enormi danni subiti dalla comunità nera e lo scarso interesse di cui fu accusato il governo federale – reso visibile dal fatto che l’allora presidente George W. Bush rimase in vacanza durante i primi giorni di emergenza – alimentarono le critiche dei neri nei confronti della classe dirigente e in generale della società statunitense. Iniziarono a circolare teorie complottiste secondo cui l’elite (bianca) della città avesse fatto saltare in aria gli argini per proteggere le loro case e mandare via i neri dalla città. Su Slate il giornalista  ha scritto di recente che «il ciclone e gli avvenimenti successivi hanno provocato una profonda spinta dei neri verso un pessimismo sui temi razziali che persiste ancora oggi, nonostante alla Casa Bianca ci sia Barack Obama».

Cosa successe
Il 26 agosto il centro nazionale per la ricerca sugli uragani diffuse la notizia che la potenza di Katrina era salita fino al livello 2 della scala Saffir–Simpson e che si stava rafforzando. In Florida, dove Katrina era passato fra il 25 e il 27 agosto provocando – direttamente o indirettamente – la morte di 14 persone e circa 623 milioni di dollari di danni, le raffiche di vento dell’uragano sfiorarono i 120 chilometri all’ora.

Mark Balencourt (C) uses a raft to ferryUna strada allagata di Miami, fotografata il 26 agosto 2005 dopo il passaggio di Katrina (ROBERT SULLIVAN/AFP/Getty Images)

Nel suo tragitto verso ovest, però, Katrina passò sopra alle acque relativamente calde del Golfo del Messico, rafforzandosi ancora di più (un uragano nasce e si rafforza grazie a una zona di bassa pressione e al calore rilasciato dall’acqua marina, viene così spinto verso l’alto). Nel mezzo del Golfo del Messico, alimentato dal calore rilasciato dalle sue acque, fra il 27 e il 28 agosto Katrina arrivò ad avere raffiche superiori a 250 chilometri all’ora.

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Nel frattempo, a New Orleans, si discuteva di cosa fare. Il 26 agosto, quando Katrina era ancora nei pressi della Florida, la governatrice democratica Kathleen Blanco dichiarò lo stato di emergenza per l’intera Louisiana. Si cominciò inoltre a discutere di come fare per evacuare i circa 100mila abitanti di New Orleans che non avevano una macchina. La FEMA discusse di attrezzare alcuni bus per trasportare più gente possibile per volta fuori città, ma non se ne fece nulla. Il giorno successivo, sabato 27 agosto, il centro nazionale per la ricerca sugli uragani stabilì che Katrina aveva raggiunto il livello 3 della scala Saffir–Simpson e disse che si sarebbe ulteriormente rafforzato.

In mattinata la gravità di Katrina non era ancora stata percepita a livello nazionale: il presidente Bush fece un discorso alla radio parlando di politica estera e Medio Oriente, senza citare l’uragano. Poco dopo, però, approvò la richiesta della Louisiana di istituire lo stato di emergenza federale, che garantisce l’intervento della FEMA e la copertura della maggior parte dei fondi di emergenza da parte del governo. Nel frattempo, le parish limitrofe a New Orleans ordinarono ai propri abitanti di evacuare le proprie case (in Louisiana le parrocchie – “parish” – sono l’equivalente amministrativo delle contee nel resto degli Stati Uniti). In serata il sindaco di New Orleans istituì un’evacuazione della città su base volontaria e spiegò che dalla mattina successiva avrebbe aperto al pubblico il Mercedes-Benz Superdome, uno stadio da 76mila posti in cui ancora oggi gioca la squadra di football dei New Orleans Saints. Il Superdome era stato attrezzato per servire da rifugio temporaneo per le persone che sarebbero state successivamente evacuate dalla città con una spola di bus, di cui si continuava a discutere: sul posto arrivarono camion pieni di bottiglie d’acqua e pasti già pronti, sufficienti per circa 15mila persone per tre giorni.

New Orleans Faces One Year Anniversary Of Hurricane Katrina

Alle 8 di mattina del 28 agosto, Katrina raggiunse la classe 5, la più alta, della scala Saffir–Simpson. Un’ora e mezza dopo il sindaco di New Orleans trasformò l’ordine di evacuazione da volontario a obbligatorio. Poche ore dopo in un discorso televisivo il presidente Bush invitò tutti gli abitanti potenzialmente interessati da Katrina a raggiungere un posto sicuro e seguire le istruzioni delle autorità federali e statali. Come in un film catastrofico, le strade si riempirono di persone che cercavano di fuggire in macchina, causando molto traffico attorno alla città. La sera del 28 agosto già 25mila persone si erano radunate nel Superdome.

Nel frattempo la guardia nazionale della Louisiana – un corpo militare statale – scoprì di avere a disposizione circa il 35 per cento in meno del personale: molti si trovavano ancora a combattere in Iraq. In tutto la governatrice Blanco riuscì a mettere a disposizione per l’emergenza circa 5.700 persone entro lunedì 29. Martedì 30 agosto Blanco fece una richiesta formale per ottenere altre truppe dalla Guardia Nazionale del New Mexico, che però arrivarono solo alla fine della settimana. Intanto la stessa Guardia Nazionale della Louisiana stava avendo problemi a radunare i pullman necessari per evacuare le persone rimaste a New Orleans: il governo della Louisiana chiese alle diverse parish dello stato di cedere i propri scuolabus, ma la governatrice Blanco disse che molte donne autiste si rifiutarono di guidarli dopo le prime notizie sulle violenze che circolavano in città. La Guardia Nazionale chiese invece alla FEMA 700 pullman e ne ricevette solamente 100, dopo diversi giorni. La FEMA spiegò che la richiesta formale per ottenere i pullman era arrivata solamente venerdì 2 settembre.

Alle 16.13 di domenica 28 agosto il centro nazionale per lo studio sugli uragani pubblicò un durissimo scenario sulle future conseguenze del passaggio di Katrina sul delta del Mississippi (cioè l’area di New Orleans e le parish limitrofe).

La maggior parte delle aree sarà inabitabile per settimane, e forse ancora più a lungo. Almeno metà delle case meglio costruite avranno problemi ai soffitti e ai muri. La maggior parte delle strutture industriali non potrà più operare. Sono attesi crolli parziali di muri e soffitti. Tutti gli edifici in legno di scarsa altezza verranno distrutti. Edifici simili costruiti in cemento subiranno ingenti danni. Uffici e appartamenti degli edifici più alti oscilleranno pericolosamente, alcuni fino al punto di crollare. Tutte le finestre saranno distrutte.

Intorno alle 6.10 del mattino di lunedì 29 agosto Katrina toccò terra a Buras, in Louisiana. La sua potenza era calata fino al quarto livello della scala Saffir–Simpson, ma restava ugualmente violentissimo. Alle 9 di mattina “l’occhio” di Katrina passò a est di New Orleans, muovendosi a circa 25 chilometri all’ora e portando raffiche di vento fino 217 chilometri all’ora. Due placche di metallo caddero dal soffitto del SuperDome, che dall’alba era rimasto senza energia elettrica e funzionava solo grazie a un generatore elettrico (ma a luce ridotta e senza aria condizionata). Attorno alle tre del pomeriggio Katrina cominciò a indebolirsi e a lasciare l’area della città.

Nel frattempo accadde una delle conseguenze più temute dal passaggio di Katrina: entro la mattina di lunedì, cedettero gli argini che proteggevano New Orleans a nord dal lago Pontchartain e a sud dal fiume Mississippi, tramite l’Industrial Canal (che scorre nella parte orientale del centro). I primi argini a traboccare furono quelli che proteggevano la parte orientale di New Orleans: cedettero ancora prima che Katrina toccasse terra, verso le 6. Circa un’ora dopo fu la volta degli argini occidentali dell’Industrial Canal, che cedettero inondando i quartieri vicini.

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Fra le 7.30 e le 9 cedettero due argini del London Canal, uno dei tre che porta acqua dal lago Pontchartain fino al centro di New Orleans, e l’argine di un altro canale della zona, il 17th Street Canal.

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Entro le 10.30, si allagarono anche i quartieri a ovest del 17th Street Canal. Nel frattempo, attorno alle 8.20, le acque del Lake Borge avevano invaso la parish di St. Bernard, nella periferia sudorientale di New Orleans. Entro mezzogiorno di lunedì 29 agosto, l’acqua raggiunse il centro della città.

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L’acqua continuò a penetrare negli argini della città per altri due giorni, fino a mezzogiorno dell’1 settembre. Nei giorni seguenti, nei punti più profondi, l’altezza dell’acqua superò i tre metri – sono le aree colorate di nero, nella mappa qui sotto – mentre in diverse zone si mantenne fra i due metri e mezzo e i tre metri.

katrina floods (finale)

In città
I segni del passaggio di Katrina e delle alluvioni furono quasi subito evidenti: c’erano macchine rovesciate, interi quartieri allagati e diverse notizie di saccheggi. Ancora fino a sera, però, la portata dell’evento non fu chiarissima: il capo della FEMA disse che le squadre di aiuto stavano lavorando in città e Bush fece un discorso sul programma sanitario Medicare senza mai citare le conseguenze del passaggio di Katrina.

Nei giorni successivi, però, i giornali si riempirono di storie di ritardi nei soccorsi, confusione e disagi. Un uomo che abitava nella zona est di New Orleans aspettò per sette giorni prima di essere salvato: una parte li passò in casa propria assieme ai propri cani, altri ancora nuotando in compagnia di alcuni anziani di una casa vicino. Circolavano leggende sulla presenza di coccodrilli nell’acqua. All’inizio di settembre del 2005 il New York Times raccontò la storia di una residenza per anziani in cui furono scoperti 32 cadaveri, e scrisse che si parlava di altre vicende simili accadute in città. I soccorsi non furono affatto rapidi ed efficienti: le reti dei telefoni cellulari non funzionavano e i canali radio destinati a polizia e soccorritori erano ingolfati. I pullman chiesti dalle autorità locali sarebbero arrivati solo alla fine della settimana. E poi c’era il problema della polizia.

Da anni la polizia di New Orleans era nota per essere corrotta e inefficiente. Nel 1994 il procuratore federale di New Orleans ipotizzò che il 15 per cento dei 1.500 agenti di polizia della città potesse essere corrotto. Nonostante prima di Katrina i neri rappresentassero circa i due terzi della popolazione della città, i poliziotti di New Orleans erano in larga parte bianchi. Durante Katrina girarono notizie di saccheggi compiuti dagli stessi poliziotti, di altri che disertarono e di un gruppo di agenti che si rinchiuse in un hotel alla periferia della città. Nel 2006 il New Yorker raccontò ciò che accadde nei giorni di Katrina al poliziotto Tim Bruneau, una vicenda esemplare di ciò che successe altrove:

In un distretto di Jackson Avenue, nel centro della città, il corpo di una ragazza era steso per terra. La sua testa era fracassata, e si trovava vicino a un palo della luce caduto per le raffiche di vento. Lungo Jackson Avenue, diverse persone emersero dai loro ripari di fortuna in un nuovo mondo fatto di alberi a pezzi e fili elettrici caduti per terra. Alcuni conoscevano la ragazza: durante il passaggio di Katrina era uscita per comprare della droga. La radio della polizia avvertì l’agente Bruneau che alcuni quartieri si stavano allagando a causa della rottura di un argine all’Industrial Canal. Bruneau chiamò il medico legale. Non arrivò nessuno. Bruneau chiamò di nuovo. Niente. Passò un’ora. Il centralinista gli disse che l’acqua stava arrivando verso di lui. Bruneau chiamò un’ambulanza. Nessuna era disponibile, dato che la maggior parte era stata portata fuori città prima che arrivasse Katrina. Chiese al centralinista di contattare il medico legale, ma seppe che il suo ufficio si era allagato.

Bruneau attese per due ore vicino al corpo della ragazza. Dopo si occupò di un’altra chiamata assieme a un altro poliziotto. Nel primo pomeriggio tornò a controllare la zona del corpo della ragazza: era ancora lì, a terra e scoperto. In un ammasso di detriti causati dal vento, lui e l’altro poliziotto trovarono un materasso ad acqua sgonfio. Gli abitanti della zona stettero a guardare mentre i due avvolgevano la donna e la riponevano nei sedili posteriori della loro macchina. Bruneau spiegò ai vicini che stava portando la ragazza dal medico legale. Dopo aver informato il centralinista che aveva per le mani un caso 29U – un morto per cause non identificate – guidò fino al Charity Hospital, che si trovava a circa un miglio. Le acque si stavano avvicinando e il personale lo stava evacuando: non potevano prendersi carico del corpo della ragazza. Al Tulane University Hospital, nella stessa strada, un medico del pronto soccorso si rifiutò di far entrare Bruneau.

In quel momento, la polizia lo avvisò che la sua casa e la sua macchina erano finite sott’acqua. Bruneau parcheggiò a pochi isolati dal SuperDome: tutto ciò che gli era rimasto erano la sua uniforme, la pistola e un po’ di contanti nel portafoglio. Non aveva idea di cosa fare col corpo della ragazza. Rimase seduto a guardare il SuperDome per due ore, col corpo ancora in macchina. Finalmente, il centralinista lo richiamò. «Annulla tutto». «Intendi dire che devo liberarmi del corpo?». «Annulla tutto». Bruneau guidò di nuovo fino a Jackson Avenue. Un sergente lo raggiunse con un sacco per cadaveri. I vicini rimasero di nuovo a guardare mentre i due srotolavano il corpo della donna dal materasso gonfiabile e lo riponevano nel sacco. Stavolta, Bruneau non sapeva che dirgli, e quindi se ne andò via poco dopo. Nei giorni che seguirono, tornò alcune volte a Jackson Avenue. Il corpo della donna si spostò in diversi posti, galleggiando sull’acqua: e infine si fermò a mezzo isolato da dove l’aveva trovato.

Su Slate Jamelle Bouie ha scritto che «la memoria collettiva dei neri durante Katrina» ha in parte ispirato il popolare movimento Black Lives Matter, nato dalle proteste per le recenti azioni violente della polizia nei confronti degli afroamericani.

Altrove
Intanto al SuperDome i bagni avevano presto smesso di funzionare e le scorte di cibo stavano finendo. Martedì 30 agosto, il giorno dopo il passaggio di Katrina, si riuscì a non fare entrare l’acqua nello stadio solo grazie a moltissimi sacchi di sabbia. Racconta USA Today di quel giorno:

Una crisi era stata evitata, ma dentro al SuperDome le cose stavano peggiorando. Le temperature avevano superato i 26 gradi e la struttura a cupola non permetteva che l’umidità si dissipasse. L’odore del cibo andato a male rimasto dentro i frigoriferi e i freezer si era sparso in tutto l’edificio: la puzza era ovunque. Nei bagni tutte le toilette avevano smesso di funzionare, come anche tutti i rubinetti.

Poco dopo, nel pomeriggio di martedì, il sindaco di New Orleans Ray Nagin parlò con una coppia che assieme ad altre persone si stava occupando della gestione del SuperDome. Nagin spiegò che gli ospiti del SuperDome dovevano restare all’interno dello stadio ancora «5-6 giorni» – rispetto ai due, tre previsti – e che potevano consegnargli una lista di oggetti necessari che avrebbe passato alla FEMA. A Nagin furono consegnate due pagine di cose che sarebbero servite agli ospiti del SuperDome. Non arrivarono mai. Ancora USA Today:

Dentro il SuperDome, le cose stavano peggiorando. L’aria era praticamente tossica. Gli ospiti si erano divisi per gruppi etnici, dividendosi ulteriormente in piccole bande che la Guardia Nazionale faticava a tenere sotto controllo. Alcune di queste bande iniziarono a rubare il cibo, attaccando chiunque impedisse loro di farlo.

Fortunatamente la situazione non degenerò, nonostante le confuse ed eccessive dichiarazioni del sindaco – che da Oprah Winfrey raccontò di «hooligan che hanno ucciso e stuprato delle persone» – e del capo della polizia di New Orleans, che parlò senza fondamento di «bambini che sono stati stuprati». Negli otto giorni in cui il SuperDome rimase aperto agli sfollati, morirono sei persone: quattro per cause naturali, una per suicidio e uno per un’overdose. Nessuno morì per omicidio. L’ultimo sfollato lasciò il SuperDome il 5 settembre.

The last of the Hurricane Katrina surviv

Nell’ottobre del 2005 il New York Times mise insieme un grafico che raccoglie la provenienza di tutte le 1,36 milioni di richieste di assistenza inviate alla FEMA inerenti a Katrina. La maggior parte proveniva dagli stati coinvolti dall’uragano ma diverse migliaia arrivavano da grosse città occidentali come Los Angeles, San Francisco e San Diego. Secondo uno studio del 2014 effettuato su un campione di abitanti di New Orleans, infatti, solo il 53 per cento degli adulti sfollati a causa di Katrina tornò a casa nel giro di un anno, e solo un terzo di questi nella casa in cui vivevano prima. Al censimento del 2011 New Orleans contava 343.829 abitanti, il 29 per cento in meno di quanti abitavano in città nel 2000.

diaspora katrinaUna mappa del New York Times che mostra la provenienza delle richieste di assistenza legate a Katrina

La polizia di New Orleans è ancora oggi nota per la sua brutalità e insensibilità nei confronti dei neri. Nel 2008 gli abitanti di New Orleans – che nel frattempo ha costruito un nuovo sistema di argini migliore del precedente – istituirono grazie a un referendum un organismo indipendente di controllo sulle azioni della polizia. Dal 2006 la popolazione nell’area urbana è in leggero ma costante aumento. L’allora capo della FEMA, Mike Brown, si dimise il 12 settembre 2005 in seguito alle critiche ricevute riguardo la gestione di Katrina e la sua esperienza nel gestire emergenze di grande scala. La difficile gestione di Katrina contribuì al notevole declino della popolarità dell’amministrazione Bush. Il SuperDome è stato ristrutturato ed è stato riaperto il 25 settembre 2006.

(qui sotto, un progetto del fotografo di Getty Mario Tama, che nel maggio del 2015 è tornato in alcuni posti interessati da Katrina che aveva fotografato nel 2005 o nel 2006)