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  • Martedì 29 settembre 2020

Stanotte c’è il dibattito tra Trump e Biden

I due candidati alla presidenza degli Stati Uniti discuteranno per un'ora e mezza a Cleveland, e ci sono molte attese e altrettante incognite

La preparazione del palco per il dibattito. (Scott Olson/Getty Images)
La preparazione del palco per il dibattito. (Scott Olson/Getty Images)

Questa notte alle 3 ora italiana ci sarà il primo confronto televisivo tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, il Repubblicano Donald Trump e il Democratico Joe Biden, che dialogheranno per un’ora e mezza in quello che è di fatto il primo grande appuntamento della fase finale della campagna elettorale che porterà alle presidenziali del 3 novembre. Il dibattito si terrà alla Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio, e sarà moderato dal giornalista Chris Wallace di Fox News. In Italia lo trasmetteranno in diretta SkyTg24, La7 e RaiNews24, ma si potrà vedere anche su YouTube sui canali dei principali network televisivi americani.

Ad assistere dal vivo ci saranno soltanto poche decine di persone, per via della pandemia da coronavirus, e i comitati elettorali di Trump e Biden si sono accordati sulle cerimonie iniziali: niente strette di mano ma nemmeno saluti col gomito, ritenuti potenzialmente imbarazzanti.

In tutto i dibattiti tra i candidati alla presidenza saranno tre, con i prossimi che si terranno il 15 e il 22 ottobre (più un quarto tra i due candidati a vice presidente). Ma se andrà come previsto quello di stanotte sarà il più visto e commentato: nel 2016 guardarono in diretta il primo dibattito tra Trump e Hillary Clinton un totale di 84 milioni di americani, battendo il record precedente stabilito nel 1980 tra Ronald Reagan e Jimmy Carter. Altre decine di milioni di elettori lo guardarono poi interamente o a pezzi, online.

Il primo confronto televisivo è insomma uno dei momenti più importanti della campagna elettorale, la cui reale influenza è tuttavia spesso dibattuta, tra esagerazioni ed eccessivi scetticismi. Da una parte qualsiasi cosa accada davanti a così tante persone ha quanto meno la possibilità di incidere nelle opinioni degli elettori; dall’altra i candidati arrivano ormai sempre più preparati ai confronti tv, e quindi di solito si risolvono in un nulla di fatto. La verità sta probabilmente nel mezzo tra chi considera i dibattiti imprescindibili e chi li considera inutili: dal momento che la loro importanza dipende soprattutto da quello che succede (e non succede) durante, alcuni possono essere imprescindibili e altri inutili.

Inoltre, per quanto i confronti tv siano importanti, rappresentano comunque solo uno dei fattori che incidono sulla formazione delle opinioni degli elettori: e certamente non il più importante, a meno che durante uno dei dibattiti non accada qualcosa di clamoroso. Senza contare che in un contesto equilibrato e polarizzato come la politica americana contemporanea, tantissimi elettori hanno già deciso per chi votare e non cambieranno idea in ogni caso, ma anche uno spostamento di poche decine di migliaia di voti potrebbe essere determinante in uno stato.

Secondo un sondaggio di NBC e del Wall Street Journal, il 44 per cento degli intervistati ha detto che i dibattiti non sono “per niente” rilevanti nella scelta su chi votare, mentre il 18 per cento li ritiene “molto importanti”, e l’11 per cento “abbastanza importanti”. Nel 2016 i sondaggi mostrarono che secondo la maggioranza degli elettori Clinton aveva “vinto” tutti e tre i dibattiti: poi come è noto perse le elezioni, anche se prese quasi tre milioni di voti in più di Trump.

Il presidente in carica starà sulla destra, e darà la prima risposta, come deciso con un lancio di moneta. La discussione di 90 minuti sarà divisa in sei blocchi da 15, su questi argomenti: il passato politico di Trump e Biden; la Corte Suprema; la pandemia da coronavirus; le violenze razziste e le manifestazioni di Black Lives Matter nelle città americane; la legittimità delle elezioni; l’economia. Wallace, che farà le domande, è un giornalista di lunghissima esperienza, stimato in particolare per le sue interviste e che aveva già moderato l’ultimo dibattito tra Trump e Clinton. Nonostante lavori per il più importante network conservatore americano, accusato a lungo di difendere Trump e di diffondere le sue bufale, Wallace è noto per essere un intervistatore indipendente ed è generalmente apprezzato anche dai Democratici, mentre Trump lo detesta.

Uno degli aspetti più attesi del dibattito è quanto brillerà Biden. Da mesi infatti Trump sostiene che Biden non sia presente a se stesso, che non saprebbe mettere in fila tre parole se non fosse aiutato dal gobbo elettronico, che sia confuso ed esitante e abbia perso lucidità e smalto a causa dell’età, se non proprio che sia inconsapevole di dove si trovi. Questo messaggio – ripetuto costantemente da Trump, che chiama Biden “Sleepy Joe” – e messo in mostra da diversi spot del suo comitato, secondo molti potrebbe finire per ritorcersi contro Trump: per il dibattito di stanotte, infatti, le aspettative sulla performance di Biden sono molto basse. Gli elettori si aspettano che Trump surclassi Biden per energia e capacità retoriche, e a Biden potrebbero bastare poche battute ben assestate per uscirne vincitore. Allo stesso tempo, però, ogni eventuale esitazione di Biden – che ha avuto a lungo un problema di balbuzie, e ha sempre fatto molte gaffe – rischia di non essere considerata come un fisiologico inciampo bensì come la conferma della tesi di Trump sulla sua solidità mentale.

Consapevole di come questa strategia potrebbe danneggiarlo – oppure desideroso di mettere le mani avanti – Trump negli ultimi giorni ha iniziato ad accusare Biden di usare farmaci per migliorare le proprie prestazioni sul palco, sostenendo che questa sia l’unica spiegazione al fatto che, a suo dire, Biden è migliorato nettamente nei comizi. Trump ha chiesto anche che Biden si sottoponesse a una sorta di test antidoping prima del confronto, proposta rifiutata dal comitato elettorale di Biden.

I dibattiti presidenziali sono tradizionalmente preparati con meticolosa cura dai comitati elettorali dei candidati. Ci sono solitamente settimane di prove con attori a interpretare gli avversari, si anticipano tutte le potenziali accuse e domande, si studia su quali temi convenga fare una battuta (e nel caso quale) e su quali invece si debba rimanere seri. Trump ha cambiato un po’ tutto, perché dice di non prepararsi – anche se il suo staff ha provato a farlo lo stesso – e in generale va molto a braccio, seguendo un istinto che lo ha quasi sempre premiato. Il risultato è spesso imprevedibile, cosa che di sicuro complica la preparazione per Biden.

Allo stesso tempo, avendo negli anni abituato gli elettori a ogni tipo di uscita provocatoria o affermazione falsa, Trump ha margini di errore molto più ampi di Biden, a cui invece saranno richiesti standard più alti e inflessibili dai media e dal pubblico, nei commenti alla serata. In generale Biden è ritenuto il candidato che ha più da perdere, dal dibattito di stanotte: perché è avanti in praticamente tutti i sondaggi nazionali, e ha più probabilità di vittoria anche considerando quelli dei singoli stati. E perché i dibattiti storicamente offrono più vantaggi a chi è indietro, nelle campagne elettorali.

Di sicuro al dibattito si parlerà della più importante notizia degli ultimi giorni nella campagna elettorale, lo scoop del New York Times sulle tasse pagate da Trump negli ultimi anni: 750 dollari all’anno. Trump si è difeso dicendo che non ha fatto niente di illegale, ma ha sfruttato le detrazioni previste dalla legge: cosa che sembra vera – Trump non è accusato di reati fiscali, anche se c’è un’indagine in corso – ma che rischia di essere comunque poco opportuna dal punto di vista politico, visto che Trump è miliardario.