Il governo della Libia orientale si è dimesso dopo giorni di proteste

Il maresciallo Khalifa Haftar a Berlino, il 21 gennaio 2020 (Sean Gallup/Getty Images)
Il maresciallo Khalifa Haftar a Berlino, il 21 gennaio 2020 (Sean Gallup/Getty Images)

Il governo della Libia orientale – quello non riconosciuto dall’Onu, con sede nella città di Tobruk e alleato del maresciallo Khalifa Haftar – si è dimesso dopo giorni di proteste in diverse città libiche, tra cui Bengasi. Finora le proteste si erano concentrate soprattutto a Tripoli, città dove ha sede il governo guidato da Fayez al Serraj, ma durante lo scorso fine settimana le manifestazioni si erano estese anche in altre città libiche. I manifestanti hanno protestato contro le continue interruzioni di energia elettrica e contro il generale peggioramento delle condizioni di vita.

Le dimissioni sono state date dal primo ministro del governo orientale, Abdallah al Thani, e da tutti i suoi ministri: non sono ancora definitive, perché dovranno essere approvate dal parlamento.

Il 21 agosto il governo di Serraj aveva proposto un cessate il fuoco nel conflitto che le sue milizie stanno combattendo contro quelle del maresciallo Haftar. Il governo di Serraj aveva anche chiesto la demilitarizzazione della città costiera di Sirte, considerata molto importante da entrambi gli schieramenti; la convocazione di elezioni parlamentari e presidenziali da tenere a marzo; il ritiro delle forze straniere e dei mercenari dal paese; e la ripresa della produzione petrolifera, bloccata dalle milizie di Haftar a inizio anno. Il portavoce dell’esercito guidato da Haftar, Ahmed al Mismari, però aveva respinto la proposta di tregua definendo la proposta «solo marketing mediatico».