I dati della settimana sul coronavirus in Italia

C'è stato un drastico aumento dei nuovi casi scoperti, seppure in larga parte asintomatici: i decessi rimangono stabili

Nell’ultima settimana in Italia sono stati registrati 7.831 casi di contagio da coronavirus, un dato cresciuto del 101,7 per cento rispetto alla settimana precedente: più del doppio. È un incremento settimanale drasticamente superiore rispetto a quelli registrati negli ultimi mesi, e conferma la tendenza al rialzo a cui si assiste ormai dalla metà di luglio. In tanti stanno paragonando i dati di questi giorni con quelli di maggio, un paragone che però è rischioso e va contestualizzato meglio, per le grosse differenze per quanto riguarda la situazione negli ospedali e il numero dei decessi. Ma questo non vuol dire che questo forte aumento sia irrilevante.

I dati settimanali sui contagi e i decessi offrono un quadro più completo e chiaro dell’andamento dell’epidemia, a differenza dei bollettini quotidiani che possono subire grandi variazioni a seconda che sia, per esempio, il weekend o un giorno infrasettimanale, e che comunque sono meno utili per individuare le tendenze.

Negli ultimi sette giorni ci sono stati 45 decessi di persone che avevano contratto il coronavirus: è un numero superiore a quello della settimana precedente, ma piuttosto allineato con quelli dell’ultimo mese, e nettamente inferiore anche solo a quelli accertati tra fine giugno e metà luglio.

Per quanto riguarda gli ospedali, i dati a disposizione non permettono di confrontare i nuovi ricoveri settimanali, ma soltanto il totale dei pazienti presenti in terapia intensiva e negli altri reparti in un dato giorno. Giovedì 27 agosto quelli non in terapia intensiva erano 1.131, un netto aumento rispetto agli 883 di una settimana fa: la crescita dei ricoveri è stata continua nell’ultimo mese, dopo che era arrivata al minimo nella seconda metà di luglio. Per quanto riguarda i reparti di terapia intensiva, ieri c’erano in tutto 67 pazienti che avevano il coronavirus, uno in più rispetto a una settimana fa e meno anche di quelli del 9 luglio, ma nettamente di più rispetto a inizio agosto. Va specificato, per interpretare i dati sui ricoveri, che attualmente viene sottoposto a tampone chiunque venga ammesso in ospedale: quindi, oltre ai pazienti ricoverati per i sintomi della COVID-19, sono inclusi anche quelli che hanno altri problemi di salute e che però risultano positivi al test.

Nel suo ultimo rapporto settimanale, che analizza l’andamento dell’epidemia tra il 17 e il 23 agosto, l’Istituto Superiore di Sanità dice che «la maggior parte dei casi continua ad essere contratta sul territorio nazionale», specificando che sono importati dall’estero il 20,8% dei nuovi casi diagnosticati. Tra gli aspetti che l’ISS mette in maggiore risalto c’è l’abbassamento dell’età mediana, che per i casi della settimana presa in considerazione è di 29 anni. Non vuol dire che sia l’età media dei nuovi contagiati, ma che metà dei nuovi casi ha meno di 29 anni, metà ne ha di più. «La circolazione avviene oggi con maggiore frequenza nelle fasce di età più giovani, in un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità», dice l’ISS.

Proprio per come si sta trasmettendo in queste settimane il virus, dice l’ISS, i nuovi focolai sono associati in buona parte ad attività ricreative, i nuovi casi sono meno gravi dal punto di vista clinico, e nella maggior parte dei casi sono asintomatici. Se si escludono i casi asintomatici rintracciati con il contact tracing e testando le persone che rientrano dall’estero, e si considerano quindi soltanto le persone con sintomi che hanno contratto il coronavirus in Italia, i casi sono in lieve diminuzione. Questo calcolo, specifica però l’ISS, va usato con prudenza perché «potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale». Nella settimana considerata sono stati contati in tutto 1.374 focolai, intesi come almeno due contagi collegati, di cui 490 nuovi.

La situazione nelle regioni sta seguendo andamenti assai diversi. In quasi tutte, però, i contagi nell’ultima settimana sono stati in rialzo: gli aumenti più preoccupanti rispetto alla settimana precedente sono stati registrati in Sardegna (355%), Campania (174%), Abruzzo (153%), Lazio (150%), Umbria (148%), Lombardia (134%), Friuli Venezia Giulia (128%), Puglia (123%), Toscana (112%) ed Emilia-Romagna (106%). Se si considerano i numeri assoluti, però, c’è una grande differenza tra queste regioni: in Sardegna i nuovi casi settimanali sono stati 400, in Lombardia 1.382, nel Lazio 1.139, in Umbria 139, in Abruzzo 124.

Il numero di test fatti negli ultimi sette giorni è aumentato nettamente rispetto alle settimane precedenti, così come il numero di persone testate. I casi scoperti perché le persone malate manifestavano sintomi sono stati il 27 per cento del totale: il 36 per cento è stato invece rilevato con le attività di screening, cioè con i test eseguiti su determinate categorie di persone, e il 32 per cento con il tracciamento dei contatti (il restante 5 per cento non è noto).