La borsa non è l’economia

Perché il PIL mondiale è crollato, con milioni di posti di lavoro persi, mentre le borse vanno benissimo?

 (AP Photo/Asanka Brendon Ratnayake)
(AP Photo/Asanka Brendon Ratnayake)

Siamo abituati a pensare che tra l’andamento dei mercati azionari e quello dell’economia ci sia un rapporto diretto: se gli indici di borsa salgono, allora andrà bene anche l’economia; se le borse perdono, questo si tradurrà anche in grosse perdite economiche. Il rapporto tra mercati azionari ed economia è tuttavia ben più complicato di così, e spesso i loro andamenti sono opposti a quelli che ci aspetteremmo. Negli ultimi mesi, per esempio, mentre il PIL dei paesi di mezzo mondo crollava, la disoccupazione aumentava e chiudevano attività di ogni tipo, i principali indici azionari crescevano rapidamente, tornando in alcuni casi ai valori precedenti alla pandemia.

Cosa sono i mercati azionari
Dietro agli andamenti dell’economia e dei mercati azionari ci sono meccanismi molto complessi. Semplificando, però, si può cominciare a capire a cosa sia dovuta la differenza tra mercati ed economia reale partendo da cosa siano. Con “economia” si fa riferimento di solito a cose molto concrete, come gli indici di disoccupazione, il prodotto interno lordo di un paese, la crescita degli stipendi, l’inflazione. Quando l’economia va male chiudono negozi e fabbriche, si perdono posti di lavoro, calano i consumi e gli stipendi.

I mercati azionari sono una cosa in qualche modo più astratta. La vendita di azioni è uno dei modi più comuni che le società hanno per raccogliere capitali da investire per crescere e diventare più efficienti. Chi le compra, ottiene concretamente la possibilità di partecipare agli utili di quella società (i dividendi): comprando azioni si investe in una società, sperando che le cose vadano bene e che si ottenga un guadagno. La storia però non finisce qui, perché le azioni che vengono messe sul mercato vengono poi continuamente vendute e comprate, cambiando valore a seconda delle richieste e quindi delle aspettative che ci sono sull’andamento delle società a cui quelle azioni fanno riferimento. Chi compra azioni scommette sul fatto che aumentino di valore, sperando di poterle rivendere con un guadagno, e questo succede parallelamente e a volte indipendentemente dalle sorti delle società quotate.

In questo senso, si dice spesso che il mercato azionario guarda in avanti, al futuro, mentre l’economia guarda al passato. Se negli ultimi anni si sono vendute tante biciclette, chi le produce assumerà persone per rispondere alla domanda e aumenterà gli stipendi per attrarre i migliori lavoratori; ma se gli analisti pensano che tra un anno non si venderanno più biciclette, le azioni delle società perderanno subito valore. È una previsione, che può essere corretta come errata.

Lo stesso tipo di criterio vale anche per l’economia in senso più ampio: gli indici di disoccupazione – uno di quelli più usati per descrivere gli andamenti economici – ci dicono come sono andate le cose negli ultimi mesi o anni, ma comunque nel passato; gli indici dei mercati azionari ci dicono quali sono le aspettative del mercato per i prossimi mesi o anni. Se la disoccupazione è aumentata moltissimo negli ultimi mesi, non è detto che si pensi che continuerà a crescere ancora: nonostante ci siano molti disoccupati, il mercato azionari può crescere, come ha fatto negli ultimi mesi.

Aspettative
A definire il mercato delle azioni sono le aspettative su come le cose andranno in futuro. Le aspettative e le analisi sul futuro hanno un rapporto con quello che succede nel mondo, e cercano di tenere in considerazione più fattori possibili, ma non sono sempre corrette. A volte le cose andranno come previsto, altre no, con conseguenze molto improvvise sul valore delle azioni e più in generale dei mercati.

Questa è una seconda cosa da tenere a mente per capire in che modo economia e mercati vadano a volte in direzioni opposte. Se ci si aspettano cattivi dati sull’occupazione, per esempio, e quei dati quando arrivano confermano le attese, i mercati azionari non subiscono scossoni. Se le previsioni erano corrette, avevano già tenuto conto dei dati negativi, che avevano già avuto effetti sui mercati: una cattiva notizia economica oggi non si trasforma necessariamente in una brutta giornata per i mercati. E viceversa: la crisi delle aziende digitali dei primi anni Duemila, legata a una sopravvalutazione delle azioni legate al mondo di internet, produsse effetti reali molto tempo dopo il momento in cui avevano cominciato a crollare le azioni delle società interessate. Per un certo periodo, quindi, il mercato delle azioni era andato considerevolmente peggio dell’economia, perché l’aveva anticipata.

Altre volte le analisi sbagliano: succedono cose imprevedibili che cambiano profondamente gli scenari reali e hanno un effetto diretto sui mercati. Gli indici di disoccupazione, per esempio, possono essere migliori o peggiori di quanto fosse atteso, oppure può accadere qualcosa di enorme come la pandemia, che ha bloccato per mesi le economie di mezzo mondo facendo crollare in pochi giorni tutti i mercati azionari. Nessuno si aspettava quello che è successo nel mondo tra marzo e luglio e i mercati azionari sono crollati subito, nella previsione e nel timore che le cose sarebbero andate molto male.

Basandosi su analisi e previsioni, quindi, il mercato azionario può prendere direzioni diverse da quelle che ci si aspetterebbe guardando i dati economici.

In alto, l’indice di disoccupazione negli Stati Uniti da febbraio in poi; in basso l’andamento nello stesso periodo dello S&P 500, il più importante indice della borsa statunitense.

Indici
La ripresa del mercato azionario degli ultimi mesi, tenendo conto di queste prima cose, è quindi in qualche modo spiegabile. C’è chi pensa che in futuro le economie del mondo si riprenderanno ed è quindi disposto a scommettere e investire oggi, sperando magari che un vaccino per il coronavirus arrivi presto e sia risolutivo. Anche se le cose vanno male, le aspettative per il futuro sono buone: e quindi sulla base di queste aspettative conviene comprare oggi sulla speranza di vendere più avanti e realizzare un guadagno.

Queste considerazioni tuttavia non spiegano tutto quello che sta succedendo. Quello di cui la gente parla quando dice “la borsa va bene” sono di solito degli indici che riassumono l’andamento globale delle cose. Gli indici, tuttavia, danno a volte un’immagine solo parziale della realtà. Quello più importante della più importante borsa del mondo, Wall Street, è lo S&P 500, che misura l’andamento delle 500 società statunitensi con il più alto valore in borsa. Negli ultimi mesi lo S&P 500 è cresciuto molto perché le 500 società che ne fanno parte sono andate bene: ma tra queste società ce ne sono molte legate all’economia digitale, come Apple o Google, meno toccate dalla pandemia (anzi, in alcuni casi ne hanno beneficiato). Il fatto che lo S&P 500 cresca non significa quindi che crescano tutte le società quotate: una società che si occupa di crociere, per esempio, potrebbe essere ancora in un cattivo momento.

E naturalmente, bisogna tenere conto che bar, negozi, ristoranti e tantissime attività economiche che danno lavoro a milioni di persone non sono quotate in borsa: che vadano bene o male ha effetti solo indiretti sull’andamento degli indici di borsa, e rende questi ultimi una descrizione solo imperfetta di quello che sta succedendo concretamente.

Gli aiuti
Infine, bisogna anche tenere presente che tutti i governi del mondo e le banche centrali si sono adoperate negli ultimi mesi per limitare i danni all’economia dovuti alla pandemia. Le immissioni di grandi capitali da parte delle banche centrali e i sussidi e gli aiuti introdotti dai governi hanno creato un certo ottimismo sul futuro, che si è tradotto nel brevissimo periodo in grandi crescite dei mercati azionari. I danni più profondi causati alle economie del mondo dalla pandemia, tuttavia, potrebbero diventare ancora più evidenti nei prossimi mesi, quando verranno meno parte degli aiuti che sono stati introdotti.

Dove vanno borsa ed economia
Chi si occupa di investimenti in borsa ripete spesso che non bisogna decidere cosa fare in base a come va l’economia. Questo tuttavia non significa che l’economia e i mercati azionari non abbiano niente in comune.

Un’efficace similitudine usata dall’autore e investitore statunitense Joshua Brown è pensare a mercati ed economia come a una persona che attraversa un parco con un cane al guinzaglio. Durante la passeggiata la persona tenderà a camminare lungo una linea retta da una parte all’altra del parco, mentre il cane le correrà intorno disordinatamente, fermandosi ad annusare e abbaiando ad altri cani. Sia la persona che il cane vanno nella stessa direzione, ma mentre la persona (l’economia) lo farà seguendo un percorso tutto sommato prevedibile, il cane (i mercati) lo farà in modo molto più movimentato. A volte correrà in avanti, altre sarà in dietro e si farà tirare per il guinzaglio, ma alla fine arriverà anche lui all’altra estremità del parco.

Infine, non va comunque dimenticato che il 2020 è stato fino a qui un anno straordinario, che ha causato la peggiore crisi economica di sempre in tempo di pace, cogliendo quasi tutti completamente impreparati. Non ci sono precedenti per sapere quali saranno gli effetti di questa crisi nel medio e lungo periodo e ogni analisi fatta oggi potrebbe dimostrarsi troppo ottimista.