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  • Mercoledì 12 agosto 2020

Dov’è il nitrato d’ammonio in Italia

Viene usato in dieci regioni, ma complessivamente è quasi tutto in Sicilia

Uno stabilimento petrolchimico: nelle zone industriali di questo tipo è comune che si produca anche il nitrato di ammonio (ANSA/SIPA Asia via ZUMA Wire)
Uno stabilimento petrolchimico: nelle zone industriali di questo tipo è comune che si produca anche il nitrato di ammonio (ANSA/SIPA Asia via ZUMA Wire)

L’enorme esplosione avvenuta a Beirut il 4 agosto ha fatto riparlare del nitrato d’ammonio e di dove e come viene stoccato. Non è la prima volta che se ne discute: dopo che nel settembre del 2001 era esploso un deposito di nitrato d’ammonio a Tolosa, in Francia, causando la morte di 29 persone e il ferimento di più di duemila, l’Unione Europea aveva introdotto una nuova direttiva sul suo stoccaggio e su quello di altre sostanze pericolose. Anche per questo in Italia ci sono rigide regole su come il nitrato d’ammonio deve essere conservato e per quanto tempo, e le autorità devono essere tenute informate sugli stabilimenti dove viene usato e in quale quantità.

Cos’è il nitrato d’ammonio
È un composto chimico che contiene azoto (in latino nitrogenium, da cui nitrato), idrogeno e ossigeno. Per la precisione è il sale dell’ammoniaca con l’acido nitrico. Viene usato principalmente come fertilizzante, ma anche per produrre il ghiaccio istantaneo, e nella maggior parte dei casi è abbastanza economico da produrre. Un certo tipo di nitrato d’ammonio è un componente fondamentale di un esplosivo industriale usato nelle miniere, nelle cave e nelle costruzioni civili. Di per sé però non è considerato particolarmente volatile o pericoloso: è chimicamente stabile, e normalmente non può bruciare da solo. Tuttavia se non viene stoccato nel modo giusto rischia di causare grandi esplosioni: sopra una certa temperatura rilascia sostanze gassose, gli ossidi di azoto, che possono permettere la formazione di miscele esplosive.

Attualmente la legislazione italiana distingue quattro diversi tipi di sostanze contenenti nitrato d’ammonio, a seconda della quantità di azoto presente in ognuna, che varia a seconda dell’uso che se ne fa. Per ognuna esistono delle quantità al di sopra delle quali valgono le regole sullo stoccaggio e il controllo delle sostanze pericolose: gli stabilimenti a rischio sono considerati quelli al di sopra della soglia indicata dalla norma.

Dove si trova il nitrato d’ammonio in Italia
Il più recente rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) che renda conto della presenza di nitrato d’ammonio e altre sostanze pericolose usate in stabilimenti a rischio in Italia risale al 2013. Il Post ha chiesto all’ISPRA se i dati del rapporto possano ancora ritenersi significativi: l’Istituto ha fatto una rielaborazione che possa dare un’idea della situazione attuale, includendo anche le quantità totali di nitrato di ammonio. Secondo questa rielaborazione, in Italia sono presenti 35 stabilimenti con quantità di nitrato d’ammonio tali da essere soggetti ai controlli della normativa sugli incidenti rilevanti (D.Lgs. 105/2015): si trovano in dieci regioni. Da quella con più stabilimenti a quella con meno, sono: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana, Veneto, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia e Puglia.

Quasi tutti gli stabilimenti che usano il nitrato d’ammonio in Italia ne tengono in quantità molto inferiore alle quasi tremila tonnellate che si trovavano nel porto di Beirut. In 25 dei 35 stabilimenti soggetti a controllo, il quantitativo massimo di nitrato d’ammonio presente è inferiore alle 100 tonnellate. Ci sono poi 7 stabilimenti dove il quantitativo massimo consentito è di 200 tonnellate, uno dove il quantitativo massimo è 1.000, un altro dove è 5.000 e infine uno dove possono esserci anche più di 10mila tonnellate. Secondo i dati dell’ISPRA, in totale in Italia sono presenti circa 49.600 tonnellate di nitrato di ammonio, non tutte stoccate nei 35 impianti principali: di queste 36.200 sono contenute in fertilizzanti in grado di autodecomporsi, meno pericolosi e soggetti a controllo solo sopra le 5.000 tonnellate (quindi spesso non stoccate in stabilimenti considerati a rischio). Solo 155 tonnellate sono contenute in esplosivi o vengono usate per la produzione di esplosivi.

– Leggi anche: Cosa ci faceva tutto quel nitrato di ammonio al porto di Beirut

L’ISPRA ha fornito anche dei dati sulla distribuzione regionale del nitrato d’ammonio per quantità. La regione dove si trova il maggior quantitativo di nitrato d’ammonio in assoluto è la Sicilia, dove ci sono più di 43mila tonnellate. La seconda regione è l’Emilia-Romagna, dove è molto sviluppata l’industria dei fertilizzanti agricoli: ci sono più di quattromila tonnellate. In tutte le altre regioni ce ne sono meno di 500 tonnellate. In particolare in Lombardia, la regione con il maggior numero di stabilimenti considerati a rischio incidente rilevante (11), sono 432 le tonnellate di nitrato d’ammonio presenti.

Oltre a dover segnalare l’uso e lo stoccaggio di sostanze contenenti il nitrato d’ammonio, le aziende italiane sono anche tenute ad avvisare le autorità di transazioni commerciali sospette, sparizioni o furti significativi: è una regola introdotta nel 2012 con una direttiva dell’Unione Europea. Lo scopo della direttiva, pensata per via degli attentati terroristici avvenuti nel decennio precedente alla sua emanazione, è evitare che il nitrato d’ammonio e altre sostanze pericolose possano essere utilizzate per produrre illecitamente esplosivi.

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