Cosa succede a TikTok
Perché Trump vuole vietarlo, come ha reagito la società cinese che lo possiede e cosa vuole farci Microsoft comprandolo
Nel giro di un mese e mezzo, le attività statunitensi di TikTok, il social network più popolare al mondo tra gli adolescenti, dovranno essere cedute dalla società cinese ByteDance a Microsoft: oppure l’app sarà vietata negli Stati Uniti, ha minacciato il presidente Donald Trump. Quello nato intorno a TikTok è uno scontro diplomatico strettamente legato alla guerra commerciale in corso da anni tra Stati Uniti e Cina, e potrebbe avere grandi conseguenze per gli equilibri futuri dei cosiddetti “colossi della tecnologia”.
TikTok, il social network fatto di brevi video musicali o comici, dice di avere 100 milioni di utenti negli Stati Uniti, dove da almeno un paio d’anni è diventato il social network che cresce di più: secondo molti analisti, la sua enorme popolarità tra gli adolescenti lo ha reso ormai una piattaforma paragonabile a Facebook e Twitter, in quanto a potenza e influenza. Ma le società cinesi hanno notoriamente stretti e opachi legami con il governo, e questo preoccupa molto parte della politica statunitense: l’enorme quantità di dati raccolti dall’app sui suoi utenti americani, dicono in molti tra cui Trump, non è al sicuro e per questo deve rimanere negli Stati Uniti.
Nonostante ci sia chi dica che non è detto che una società cinese faccia un uso diverso o più spregiudicato dei dati sugli utenti rispetto a quanto fanno legalmente società come Facebook e Google, Trump ha deciso lo scorso weekend di minacciare il divieto di TikTok negli Stati Uniti. Inizialmente si era detto anche contrario alla possibilità che fosse venduto a Microsoft, di cui si parla ormai da un po’ di tempo, salvo poi ritrattare dicendo di essere favorevole all’operazione a patto che avvenga entro il 15 settembre.
Ha poi aggiunto che il dipartimento del Tesoro dovrebbe ricevere «una quota molto significativa» del prezzo di vendita, per aver reso possibile l’accordo: ha chiesto insomma una percentuale, una pratica che probabilmente non si era mai vista nella politica statunitense.
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Per TikTok, vendere le operazioni statunitensi non è una prospettiva ideale, visto che comprendono circa un decimo dei suoi utenti, quelli per altro più attraenti per gli inserzionisti pubblicitari. Ma le minacce di Trump sono state prese sufficientemente sul serio dalla società, che teme a questo punto di perdere anche gli Stati Uniti dopo che, lo scorso giugno, l’India aveva vietato l’app, per via di alcune allarmanti schermaglie di confine con la Cina, privando ByteDance del suo mercato estero principale.
Secondo il Wall Street Journal, ByteDance aveva inizialmente proposto un’operazione per creare un consiglio di amministrazione americano indipendente, accrescendo le quote degli investitori statunitensi in modo da farli arrivare a possedere la maggioranza delle operazioni locali del social network. L’offerta però non è piaciuta all’amministrazione Trump, che ha insistito con la minaccia di vietare TikTok spingendo così verso la cessione a Microsoft, che dovrebbe includere oltre alla divisione statunitense anche quella di Canada, Australia e Nuova Zelanda.
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In tanti hanno osservato come Trump si sia spinto oltre i confini tradizionali delle responsabilità presidenziali, arrivando di fatto a costruire e favorire un accordo tra una società americana e una straniera. Dipende in larga parte dal fatto che nel suo primo mandato ha investito un gran pezzo di capitale politico nella guerra commerciale con la Cina, come ha dimostrato la vicenda Huawei, e che considera molto importante una vittoria sulla questione TikTok.
Non si sa ancora di preciso cosa pensi il governo cinese della cessione, ma martedì il China Daily, quotidiano in inglese controllato dal Partito Comunista Cinese, ha scritto in un editoriale che la Cina non accetterà «il furto» di TikTok, descrivendo come «bullismo» le pressioni e le minacce di Trump. La Cina avrà «molti modi di rispondere» se la cessione avrà luogo, dice l’editoriale.
In passato, Microsoft ha fatto diverse grandi operazioni di acquisizione, alcune di successo e altre no. Da quando è CEO della società, Satya Nadella ha gestito l’acquisizione della società che produce il popolarissimo videogioco Minecraft per 2,5 miliardi di dollari, del social network LinkedIn per 26 miliardi, e della piattaforma per programmatori GitHub per 7,5 miliardi. Sono state tutte operazioni positive, secondo gli analisti, contrariamente ad altre andate male: quella di Nokia per 8 miliardi, fallimentare, così come quella precedente di Skype, per una cifra simile.
Non ci sono cifre ufficiali per l’operazione TikTok, che però è valutato decine di miliardi di dollari (tra i 30 e i 50, secondo le stime più diffuse). Come ha spiegato il sito The Verge, per Microsoft si tratta di un’operazione potenzialmente importantissima. La società fondata da Bill Gates, infatti, otterrebbe i dati raccolti su un enorme bacino di utenti che è molto diverso da quello che usa normalmente i suoi prodotti. Se Microsoft infatti è ancora la società leader nei software da ufficio, è in grande difficoltà per quanto riguarda i servizi e le app non professionali.
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Da anni, Microsoft sta abbandonando i suoi principali tentativi di entrare in questo mercato, come i Windows Phone, il servizio di streaming musicale Groove Music o quello per gli streaming video Mixer. Il motore di ricerca Bing, per quanto ancora fondamentale per la società, non ha nessuna possibilità di intaccare il primato di Google. Con i dati di TikTok, la società spera di sviluppare meglio questo tipo di prodotti in futuro: analizzando a fondo i comportamenti online degli attuali adolescenti americani, che ormai perlopiù usano dispositivi e software Google o Apple.
Il controllo di TikTok consentirebbe poi a Microsoft varie possibilità pubblicitarie per i propri prodotti, in particolare per quello più popolare tra i giovani: la console per videogiochi Xbox, per cui probabilmente potrebbe essere sviluppato un servizio di streaming video direttamente su TikTok.
Per Microsoft arriverebbero anche grattacapi, legati al complesso e controverso discorso sul ruolo delle grandi società americane nel controllo e nella moderazione dei contenuti pubblicati sui social network, per cui da anni Twitter e Facebook sono criticatissimi. Ma acquisire il social network più popolare e vivace di questi anni, in un momento peraltro in cui Facebook e Twitter sembrano non riuscire a rinnovarsi e a risolvere i propri problemi, potrebbe riportare Microsoft al livello delle grandi società di tecnologia che l’hanno ormai superata da tempo: Apple, Google, Amazon e Facebook. Una prospettiva di certo attraente, ma che a sua volta potrebbe creare guai, visto che queste società sono sempre più estesamente accusate di avere troppo potere, anche al Congresso: finora, Nadella sembrava essersi tenuto deliberatamente alla larga da operazioni che potessero mettere in questa posizione anche Microsoft.
@lucaespinozaa mr orange guy pls don’t get rid of it plssssss mr #foryou #trump #comedy
Negli ultimi giorni, intanto, sul TikTok americano c’è stata una grande agitazione per le minacce di Trump, con moltissimi video più o meno ironici pubblicati per commentare la presunta imminente chiusura del social network. Diversi utenti hanno raccontato al New York Times che le grandi aziende hanno interrotto i contratti di sponsorizzazione con gli influencer, in attesa di capire come evolverà la situazione. In tanti hanno riflettuto sulle possibili conseguenze elettorali che avrebbe per Trump la chiusura di TikTok, che è popolarissimo anche tra giovani che possono votare. È invece ancora presto per capire come potrebbe cambiare TikTok nelle mani di Microsoft, che però in passato ha dimostrato di essere disposta a lasciar lavorare in modo relativamente indipendente le società di cui acquisisce il controllo.