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  • Mercoledì 1 luglio 2020

Cosa sta succedendo sulle autostrade liguri

Una serie di lavori di manutenzione con scadenze rigide e ravvicinate ha provocato cantieri, chiusure, code e un po' di domande

La coda sul viadotto Torrente Bisagno in direzione Genova sulla A12, il 10 giugno. (ANSA/LUCA ZENNARO)
La coda sul viadotto Torrente Bisagno in direzione Genova sulla A12, il 10 giugno. (ANSA/LUCA ZENNARO)

Da settimane nelle autostrade della Liguria ci sono code di chilometri e chilometri, che hanno bloccato automobilisti e camionisti per ore nel traffico specialmente nei weekend, quando migliaia di auto hanno raggiunto la regione per turismo. I tratti in cui ci sono state code sono stati diversi, e sparsi un po’ per tutta la rete autostradale: alcune sono state causate da incidenti, ma la maggior parte dipende da cantieri e lavori di manutenzione. Questi ultimi hanno provocato un duro scontro verbale che ha coinvolto politici locali, il ministero dei Trasporti e Autostrade per l’Italia.

In tanti si stanno chiedendo in particolare perché tutti questi lavori siano stati organizzati proprio all’inizio della stagione estiva, rallentando e scoraggiando il flusso turistico, per giunta in un anno in cui l’epidemia da coronavirus ha già messo in grande difficoltà il settore. Tra questi c’è stato il presidente della Liguria Giovanni Toti, insieme a diversi sindaci della regione, che hanno proposto che il piano dei lavori in corso venga modificato per evitare le chiusure e le modifiche alla circolazione che stanno causando le code. Autostrade per l’Italia, la società che ha in concessione la gestione della rete autostradale, dà invece la colpa al ministero, che il mese scorso ha chiesto un gran numero di controlli da completare entro metà luglio.

Come sono le autostrade in Liguria
In Liguria passano sei autostrade, che si estendono per 375 chilometri complessivi: la A10, che unisce Ventimiglia, al limite occidentale della regione, con il capoluogo Genova. La A12, che collega Genova a Civitavecchia, nel Lazio; la A7 che unisce Milano e Genova; la A26 tra Genova e Gravellona Toce, nel nord del Piemonte; la A6 tra Savona e Torino; e la A15 tra Parma e La Spezia. Non tutte sono gestite da Autostrade per l’Italia ma ampi tratti sono di competenza di altre società, come Autostrada dei Fiori S.p.A. e SALT–Società Autostrada Ligure-Toscana.

Il problema di questi tratti autostradali è che sono costruiti in una regione stretta e lunga, in cui il 65 per cento del territorio è montuoso e il 35 per cento collinare. Lo spazio tra il mare e i ripidi pendii dell’entroterra è spesso poco e occupato già dall’Aurelia, la strada romana che costeggia il mar Ligure e poi il Tirreno arrivando a Roma.

Un tratto dell’Aurelia, con una coda causata dai cantieri in autostrada. (ANSA/LUCA ZENNARO)

Per questo le autostrade liguri sono caratterizzate da viadotti che passano sopra ai fiumi, da frequenti curve che seguono il frastagliato profilo della costa e soprattutto da tantissime gallerie che entrano ed escono dalle montagne. Secondo un’indagine del 2011 della Regione, in Liguria c’è il 28 per cento delle gallerie italiane: sulla rete autostradale ligure ce ne sono 466, di cui 155 sono tunnel (lunghe cioè più di 500 metri). Sono molte di più di quelli presenti complessivamente nelle autostrade del Centro Italia (107 gallerie nel 2008) e nel Sud (127 gallerie). Solo a Genova ci sono 207 gallerie, di cui 90 dell’autostrada.

Dove sono state le code di questi giorni
Un po’ dappertutto. I problemi vanno avanti da inizio giugno, e hanno creato disagi ai pendolari che si muovono nei giorni infrasettimanali e ai turisti che hanno raggiunto la Liguria nel weekend. Le code più grosse erano cominciate il primo weekend di giugno – quando peraltro gli spostamenti tra regioni per turismo erano ancora vietati – nei dintorni di Genova, sulla A26, A7 e A12. Già allora era stato spiegato che c’erano tanti cantieri aperti e che si stava facendo il possibile per alleviare i disagi agli automobilisti.

Ma la situazione peggiore si è verificata nei weekend successivi: le code più lunghe si sono concentrate sempre intorno a Genova, sulle quattro autostrade che la collegano con il resto d’Italia. Ma ce ne sono state anche in altre aree della regione, per esempio in provincia di Savona sulla A10, e sull’altra autostrada, la A6, specialmente vicino a Savona. Le code e le chiusure autostradali si sono poi riversate anche sulla rete stradale ordinaria, sia perché in vari tratti le auto e i camion devono uscire dall’autostrada per seguire percorsi alternativi sia perché vista la situazione molti decidono di provare a fare l’Aurelia, sperando di incontrare meno traffico.

Perché ci sono così tanti cantieri
Il motivo di fondo è la quantità di manutenzione richiesta da una rete autostradale articolata come quella ligure. Ma ci sono state ragioni più contingenti che si sono accumulate: una è che dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, nell’agosto del 2018, Autostrade per l’Italia è stata estesamente accusata da politici e media di negligenze nella manutenzione delle autostrade. Il critico più accanito della società è stato il Movimento 5 Stelle, che ha chiesto la revoca della concessione: tutto questo ha quindi aumentato le pressioni perché i controlli e i lavori di manutenzione siano più frequenti e accurati.

Le indagini giudiziarie su presunti mancati controlli sulla sicurezza della rete si sono sovrapposte alle trattative sul rinnovo della concessione: tutte cose che rendono la questione ancora più complicata. L’amministratore delegato Roberto Tomasi ha detto in un’intervista al Secolo XIX: «Autostrade ha subito critiche per aver fatto troppo poco, negli anni. È comprensibile e ci impegniamo al massimo per cambiare», aggiungendo però che «ora ci viene contestato di star facendo troppo».

Il traffico a Genova il 12 giugno. (ANSA/LUCA ZENNARO)

Attualmente sulla rete autostradale ligure ci sono un centinaio di cantieri. Di questi, buona parte è dovuta a una vasta operazione di ispezioni nelle gallerie che è stata decisa lo scorso dicembre dopo il crollo di un pezzo della galleria Bertè, sulla A26 sopra Genova. Quel crollo ha fatto emergere una serie di problemi legati alla poca chiarezza delle leggi in vigore sui controlli autostradali, regolati da una normativa del 1967 piuttosto generica, che li affida interamente ai concessionari e li prevede trimestrali.

Dopo il crollo Autostrade ottenne l’approvazione dal ministero per un suo protocollo di ispezioni, ma le cose sono cambiate quando a fine maggio il ministero dei Trasporti ha chiesto che entro il 30 giugno venissero anche smontate e ispezionate le lamiere ondulate che proteggono le pareti delle gallerie dalle infiltrazioni convogliando l’acqua piovana. Un’operazione vasta e complicata, che Autostrade prevedeva di fare pian piano entro la fine dell’anno. Da alcuni controlli, poi, sono emersi altri dubbi sullo spessore del calcestruzzo della volta di diverse gallerie. Tutto questo ha comportato una nuova e vasta serie di ispezioni, la cui scadenza è stata fissata dal ministero per la metà di luglio.

La decisione di maggio del ministero, peraltro, secondo Autostrade è il motivo per cui questi lavori di manutenzione non sono stati fatti durante i mesi di lockdown, tra marzo e maggio, quando il traffico autostradale era minimo a causa delle restrizioni sugli spostamenti.

Aiscat, l’associazione delle società concessionarie autostradali, si è poi lamentata sostenendo che le nuove direttive del ministero siano troppo disomogenee tra Liguria e resto d’Italia, e che siano anche in contrasto con la normativa del 1967: questa confusione va chiarita per migliorare la pianificazione dei lavori e ridurre i disagi agli automobilisti e camionisti, dice Aiscat.

Autostrade dice di aver aumentato il personale al lavoro, che attualmente comprende un migliaio di operai impegnati su turni che coprono sia le ore del giorno che quelle della notte. «Tutte le squadre disponibili sono state spostate in Liguria» ha detto Tomasi al Secolo XIX. Ma la conformazione particolare della rete autostradale ligure fa sì che in molti tratti perché gli operai possano lavorare in sicurezza non sia possibile far circolare le auto su una sola corsia, né deviarle in quella opposta.

Quindi il tratto autostradale deve essere chiuso del tutto: attualmente è in corso una trattativa tra Autostrade e il ministero per organizzare un piano che permetta di concludere i lavori nel giro di poche settimane, ma bisogna decidere come e quando chiudere i tratti in questione: se solo la notte, oppure se giorno e notte esclusi i weekend. L’alternativa è di prorogare la scadenza per la fine delle ispezioni, in modo da poterle distribuire più omogeneamente nei prossimi mesi e chiudere parte dei cantieri. Secondo Tomasi, «la fase critica sarà superata a metà luglio, con le prime riaperture delle gallerie in manutenzione».