Una canzone di Barry White

La prima, praticamente: da andarsene insieme a fine serata

(Patrick Riviere/Getty Images).
(Patrick Riviere/Getty Images).

C’è un’altra canzone nuova di Paul Weller alla vigilia del disco.
Chi segue gli sport americani conosce il ruolo nello spettacolo generale dell’organista dello stadio: il New York Times ha raccontato quello dei Boston Red Sox, che col baseball fermo tiene concerti su Facebook (l’organista poi è indispensabile al settimo inning).

I’ve got so much to give
Barry White è stato una specie di genere musicale denominato “Barry White“: certo, faceva discomusic e con quella ha conquistato il mondo, ma soprattutto faceva un suo format di canzoni disco inevitabilmente simili tra loro a causa della sua voce “inconfondibile”, come si dice.

È morto nel 2003 a 59 anni, e le sue cose hanno continuato a essere suonate nelle discoteche estive e difficilmente smetteranno. Aveva uno stile, era un omone con un vocione, ma con un’attitudine romantica e “ehi, baby”. Era di Los Angeles, era appassionato di musica classica, e lo mise sempre molto nella sua, di musica: la sua band stessa era un’orchestra e si chiamava Love unlimited Orchestra. Da ragazzo finì in galera per aver rubato le gomme di una Cadillac (suo fratello fu ucciso in conflitti criminali). Poi cominciò a lavorare nelle case discografiche scrivendo e producendo musica per altri. Fece il gran botto con Love’s theme, quella cosa stupenda che purtroppo è stata abusata da un popolare programma televisivo italiano, e finalmente a qualcuno saltò il ticchio di far cantare lui. Fece il suo primo disco nel 1973, a 29 anni. Da lì in poi occupò discoteche e classifiche per tutto il decennio, poi i tempi cambiarono ma le sue cose non se ne andarono più, nel gran circo della nostalgia.

Comunque, quel primo disco si chiamava come questa canzone, che invece è un lento, che dice cose abbastanza insulse e cialtrone come quasi tutte le canzoni di Barry White, ma non è le cose che dice, è come le dice, dopo quasi due minuti di borbottii, che suona “dai, baby, andiamocene io e te e al diavolo tutto il resto”. L’inquadratura si allarga, lui raccoglie la giacca dalla poltrona senza staccare l’altro braccio dalla spalla di lei, e si vede che se ne vanno nella notte, titoli di coda, e non è tutto di una bellezza svenevolmente bella, da finirci questa serata?
And my, oh, my
Girl, can’t you see, can’t you see that I
I’ve got so much to give to you, my dear
It’s gonna take a lifetime, it’s gonna take years

(lui che la fa dal vivo, sudando assai, nel 1988)

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