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  • Martedì 23 giugno 2020

La città di Seattle riprenderà il controllo della “zona libera dalla polizia”

La sindaca ha annunciato che le forze dell'ordine torneranno «pacificamente e gradualmente» nel distretto controllato dall'8 giugno dai manifestanti di Black Lives Matter

Un cartello con una via intitolata al movimento "Black Lives Matter" fuori dalla stazione di polizia abbandonata l'8 giugno. Seattle, stato di Washington, 20 giugno 2020 (Foto di David Ryder/Getty Images)
Un cartello con una via intitolata al movimento "Black Lives Matter" fuori dalla stazione di polizia abbandonata l'8 giugno. Seattle, stato di Washington, 20 giugno 2020 (Foto di David Ryder/Getty Images)

Jenny Durkan, la sindaca di Seattle, nello stato di Washington (Stati Uniti), ha annunciato che l’amministrazione della città riprenderà il controllo della zona di pochi isolati che dall’8 giugno è stata occupata e autogestita da gruppi di manifestanti in seguito alle proteste per l’uccisione di George Floyd, avvenuta a Minneapolis lo scorso 25 maggio. L’area, rinominata Capitol Hill Autonomous Zone (CHAZ) – o anche Capitol Hill Organized Protest area (CHOP) –  comprende pochi isolati attorno a una centrale di polizia abbandonata l’8 giugno dalle forze dell’ordine e occupata da allora dai manifestanti che l’hanno dichiarata «zona libera dalla polizia».

Per la sindaca Durkan ora è arrivato il momento di riprendere il controllo della stazione di polizia, ma ha chiarito che la polizia tornerà al proprio posto «pacificamente e gradualmente». La decisione di Durkan arriva dopo che tre persone sono state uccise e ci sono state diverse sparatorie ai confini dell’area occupata. Il capo della polizia Carmen Best ha dichiarato che i suoi agenti sono stati aggrediti da una “folla ostile” mentre cercavano di far intervenire gli operatori sanitari di emergenza arrivati sul posto per soccorrere le vittime.

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Per la sindaca la violenza è diventata «insostenibile» per i residenti e per le attività economiche. La situazione sembra essere fuori controllo soprattutto di notte, mentre gran parte dell’area è tranquilla durante il giorno, quando continua il clima da comune dei primi giorni dell’occupazione (viene ad esempio distribuito cibo gratuito ai senzatetto e si coltivano gli orti comunitari).

La sindaca Durkan ha spiegato che dialogherà con i manifestanti per porre fine pacificamente alla CHAZ e non utilizzerà la polizia per sgomberarla. Chiederà che la zona venga abbandonata volontariamente, almeno per quanto riguarda la presenza notturna: Durkan ha offerto risorse per i senzatetto e si è dichiarata disposta a lavorare con i gruppi della comunità per cercare di indurre le persone a lasciare le decine di tende che sono state installate per le strade del quartiere nelle ultime settimane.

La gestione della CHAZ era diventata, soltanto dieci giorni fa, terreno di scontro fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il governatore dello stato di Washington Jay Inslee – definito da Trump “di sinistra radicale” – e la sindaca Durkan. Trump aveva chiesto agli amministratori locali di riprenderne il controllo dell’area, spiegando che altrimenti “l’avrebbe fatto lui”. Durkan gli aveva risposto invitandolo a mettere tutti al sicuro andando nel bunker dove si era rifugiato quando le manifestazioni erano arrivate intorno alla Casa Bianca.

Durkan aveva poi spiegato che la situazione non era pericolosa e che assomigliava più a una specie di festa di quartiere che a un’occupazione militare. In un’intervista alla CNN all’inizio dell’occupazione, Durkan non aveva manifestato preoccupazione e anzi aveva dichiarato: «Potremmo avere l’estate dell’amore!». Ora però sostiene che, da quando la centrale di polizia è stata abbandonata, siano cresciuti stupri, aggressioni, furti con scasso e atti di vandalismo.

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