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  • Domenica 31 maggio 2020

Le proteste e le rivolte negli Stati Uniti continuano

Per il quinto giorno migliaia di persone hanno manifestato per la morte di George Floyd, e ci sono tante testimonianze e immagini di abusi e violenze della polizia

Los Angeles. (AP Photo/Ringo H.W. Chiu)
Los Angeles. (AP Photo/Ringo H.W. Chiu)

Tra sabato e domenica, in almeno 48 città degli Stati Uniti, sono continuate per il quinto giorno le proteste e gli scontri per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano morto a Minneapolis durante un arresto violento. Assieme alle partecipatissime manifestazioni pacifiche, che hanno coinvolto decine di migliaia di persone che chiedevano giustizia per Floyd e rispetto per le vite degli afroamericani, sistematicamente e storicamente vittime di abusi da parte della polizia statunitense, in molte grandi città ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, che hanno represso le proteste con violenze e soprusi, come testimoniato da decine di testimonianze e immagini pubblicate sui social network. Ci sono state anche diverse segnalazioni di giornalisti intimiditi o aggrediti dagli agenti.

– Leggi anche: Le violenze commesse dalla polizia durante le proteste negli Stati Uniti

A Indianapolis, la capitale dello stato dell’Indiana, una persona è morta per un colpo d’arma da fuoco sparato da un uomo che non fa parte delle forze dell’ordine: è la quarta persona a essere stata uccisa a causa di violenze legate alle proteste da mercoledì. Altre tre persone sono state ferite dagli spari a Indianapolis. Tra i poliziotti, 13 sono stati feriti a Philadelphia; uno è stato apparentemente accoltellato al collo a Jacksonville, in Florida. In tutto il paese ci sono stati episodi di esteso vandalismo e anche di saccheggi.

Decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni di protesta. In gran parte sono state pacifiche, ma ci sono stati numerosi scontri violenti. La polizia ha usato gas lacrimogeno e proiettili di gomma in molte città quando si è scontrata con i manifestanti. Molti sindaci hanno imposto e stanno imponendo il coprifuoco per limitare gli scontri violenti: il New York Times dice che era dal 1968, dopo l’omicidio di Martin Luther King, che non venivano imposti così tanti coprifuoco nel paese. È successo ad esempio a Minneapolis, Atlanta, Los Angeles, Miami, Philadelphia, Portland e Louisville.

In molte città, in ogni caso, i manifestanti hanno violato il coprifuoco per continuare a manifestare, e nella notte sono continuati gli episodi di vandalismo e saccheggio visti nei giorni precedenti. Da domani anche a San Francisco ci sarà il coprifuoco, a partire dalle 20, ha annunciato la sindaca London Breed.

A Los Angeles, dove venerdì la polizia ha arrestato 500 persone, le forze dell’ordine hanno usato manganelli e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. A Chicago, dopo che i manifestanti hanno lanciato delle pietre contro i poliziotti in tenuta antisommossa, questi hanno risposto lanciando bombolette di gas lacrimogeno; molte persone sono poi state arrestate. A Philadelphia almeno 13 poliziotti sono stati feriti quando le proteste sono diventate violente. In molte città sono state bruciate automobili della polizia e a Nashville è stato appiccato un incendio al palazzo in cui si trova il comune.

A New York, dove le proteste erano iniziate giovedì, sono stati organizzati diversi cortei, ad Harlem, a Brooklyn, nel Queens e fuori dalla Trump Tower a Manhattan. Nel pomeriggio a Brooklyn ci sono stati scontri con la polizia: i manifestanti hanno lanciato bottiglie vuote, i poliziotti hanno risposto con manganelli e spray urticante. In un video circolato online si vedono due auto della polizia guidate contro un gruppo di persone.

A Washington, per il secondo giorno consecutivo, una grande folla si è raccolta fuori dalla Casa Bianca e alcuni manifestanti si sono scontrati con gli agenti del Secret Service, l’agenzia federale che si occupa della protezione del presidente. Hanno anche attaccato un giornalista di Fox News, il noto canale televisivo di notizie di orientamento conservatore. Nel Lafayette Park, poco lontano dalla Casa Bianca, sono stati appiccati degli incendi.

In almeno otto stati – tra cui Georgia, Kentucky, Ohio, Colorado e Tennessee – i governatori hanno chiesto l’intervento della Guardia Nazionale, la principale forza militare di riservisti americana, per aiutare la polizia a mantenere l’ordine.

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Sabato sera il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che nei giorni scorsi aveva alternato criticati silenzi su quanto sta succedendo a esortazioni alla violenza contro i manifestanti su Twitter, ha detto che la morte di George Floyd ha «riempito gli americani di orrore, rabbia e dolore» e di essere vicino «a ogni americano che cerca la pace come amico e alleato». Trump ha anche denunciato le azioni di vandalismo di «saccheggiatori e anarchici», accusandoli di disonorare la memoria di Floyd, e ha detto: «Non permetterò che folle arrabbiate comandino, non succederà».

Tim Walz, il governatore Democratico del Minnesota criticato da Trump per la gestione delle proteste, ha detto che le persone che violano i coprifuoco e cercano di istigare la polizia non protestano contro le violenze delle forze dell’ordine, ma cercano di sfruttare la morte di Floyd per le proprie idee politiche. Walz aveva chiesto l’intervento della Guardia Nazionale, ma ha rifiutato quello dell’esercito regolare.

La morte di George Floyd e l’arresto di Derek Chauvin
George Floyd è l’ennesimo afroamericano morto durante un arresto condotto con estrema violenza dalla polizia negli Stati Uniti. Floyd era stato fermato la sera di lunedì 25 maggio da due agenti, dopo una segnalazione, quando era seduto dentro una macchina e mentre, secondo una nota successiva della polizia, «appariva sotto gli effetti di alcol e droga». Sempre secondo la polizia, Floyd avrebbe opposto resistenza all’arresto, avvenuto davanti a diversi passanti.

Uno dei due agenti, Derek Chauvin, lo aveva bloccato a terra schiacciandogli il collo con un ginocchio. In un video girato da una testimone e circolato moltissimo online si sente Floyd dire più volte «Non riesco a respirare» e gridare alla polizia di non ucciderlo. La scena dura circa dieci minuti. Secondo l’autopsia preliminare del corpo di Floyd, Chauvin ha premuto il ginocchio sul collo di Floyd per 8 minuti e 46 secondi; di questi, 3 minuti dopo che Floyd aveva perso conoscenza.

Venerdì Chauvin, licenziato dalla polizia di Minneapolis insieme a tre colleghi, è stato arrestato con l’accusa di third degree murder (omicidio di terzo grado) e manslaughter (omicidio involontario). Nell’ordinamento del Minnesota, l’omicidio di terzo grado definisce la situazione in cui, senza intenzione di uccidere, si provoca la morte di un’altra persona compiendo un’azione crudele e molto pericolosa per gli altri, mostrando di non avere riguardo per la vita umana. Chauvin dovrà comparire in tribunale lunedì.