Secondo Piercamillo Davigo è un errore aspettare le sentenze dei processi

Lo ha detto a "Piazza Pulita", commentando le intercettazioni emerse negli ultimi giorni relative all'inchiesta sul magistrato Luca Palamara

Piercamillo Davigo alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Palazzo di Giustizia a Milano, 1 febbraio 2020 (ANSA/Mourad Balti Touati)
Piercamillo Davigo alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Palazzo di Giustizia a Milano, 1 febbraio 2020 (ANSA/Mourad Balti Touati)

Il magistrato Piercamillo Davigo, membro del Consiglio superiore della magistratura ed ex sostituto procuratore del pool “Mani pulite”, durante la puntata di giovedì sera di Piazza Pulita su La7  è intervenuto per commentare le intercettazioni telefoniche che sono state rese pubbliche su alcuni giornali relative all’inchiesta sul magistrato ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) Luca Palamara e alle conversazioni che sono state messe agli atti nell’inchiesta di Perugia.

In un passaggio del suo discorso, Davigo ha detto:

L’errore italiano è stato quello di dire sempre: «Aspettiamo le sentenze».

Davigo ha spiegato la sua posizione con un esempio: «Se invito a cena il mio vicino di casa e lo vedo uscire con la mia argenteria nelle tasche, non devo aspettare la sentenza della Cassazione per non invitarlo di nuovo». Il magistrato ha poi riproposto un altro esempio già utilizzato in altre occasioni: «Ancora: se il mio vicino di casa è stato condannato in primo grado per pedofilia, io in omaggio alla presunta innocenza gli affido mia figlia di sei anni? No! Perché la giustizia è una virtù cardinale, ma anche la prudenza è una virtù cardinale».

Nel caso Palamara per Davigo il comportamento dei magistrati è stato fin dall’inizio da prendere ad esempio: «Ci sono state reazioni molto forti, a Milano ci fu un’assemblea durissima – ha detto Davigo – che approvò un documento che chiedeva ai componenti del CSM di dimettersi e loro si sono dimessi. Se questo accadesse in tutte le istituzioni di questo paese staremmo probabilmente meglio e non ci sarebbero tensioni».

Davigo ha poi ricordato un episodio personale: «Una sera ero a un dibattito a Roma dove c’era anche Palamara. Andando via ho chiesto quale mezzo pubblico potessi prendere, lui ha sentito e mi ha offerto un passaggio. Immagino che avesse già il trojan attivato ma non ci sono intercettazioni contro di me, perché io queste cose non le faccio, e come me ci sono migliaia di magistrati che non le fanno».

Davigo è noto da anni per le sue dichiarazioni molto nette e controverse: in un’intervista al Corriere della Sera confermò di aver detto in passato che «non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti» e che «non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppe poche prigioni».