(Cecilia Fabiano/LaPresse)

La “sindrome polacca” delle procure italiane

Secondo Luigi Ferrarella sul Corriere i pm stanno attaccando i giudici di sorveglianza sulla pelle dei detenuti

Il Corriere della Sera pubblica venerdì nella pagina dei commenti un giudizio di Luigi Ferrarella, cronista ed esperto di questioni giudiziarie del giornale, sulle proteste di alcuni pubblici ministeri italiani – “con contorno di aedi dell’informazione” – contro le scarcerazioni per motivi sanitari decise in queste settimane.

La mettono giù così: «Vi pare giusto che, con la scusa del virus e sotto ricatto di rivolte sobillate dai boss, giudici ribelli abbiano scarcerato 376 pericolosi capimafia al 41 bis per offendere le vittime, irridere chi li aveva arrestati e mortificare chi li aveva denunciati?». E, messa così, la risposta sarebbe una sola. Ma una sindrome polacca sta contagiando i pm italiani: pochi mesi fa manifestavano a Varsavia contro l’involuzione di un governo che aggredisce i propri giudici, adesso capi di Procure antimafia, con contorno di aedi dell’informazione, intimidiscono i giudici che non gli garbano (quelli di Sorveglianza) con gli stessi toni e argomenti distorti che esecravano quando a usarli contro loro era Berlusconi. Dal 41 bis sono usciti non in 376 ma in 3, per tumori e cardiopatie a rischio vita combinati all’incapacità del sistema penitenziario di garantire cure indifferibili. Due terzi degli altri sono «boss» sulla fiducia, visto che attendono ancora sentenze.

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