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  • Martedì 5 maggio 2020

L’India deve riportare a casa centinaia di migliaia di persone

Sono lavoratori rimasti bloccati all'estero all'inizio dell'emergenza coronavirus e molti di loro sono in situazioni difficili e senza documenti

(AP Photo/Maya Alleruzzo, File)
(AP Photo/Maya Alleruzzo, File)

L’India sta organizzando uno dei più grandi rimpatri di persone della storia recente, per riportare a casa centinaia di migliaia di lavoratori indiani che si trovavano all’estero quando è iniziata l’emergenza del coronavirus.

Poche settimane dopo l’inizio dell’epidemia e l’introduzione da parte di tantissimi paesi del mondo di limitazioni ai viaggi, l’India aveva già organizzato il rimpatrio di qualche centinaio di persone da Italia e Iran, dove inizialmente la situazione sembrava peggiore che altrove. Ora, spiega il Wall Street Journal, il rimpatrio potrebbe riguardare più di 200mila persone, che si trovano per lo più negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Oman, Qatar, Arabia Saudita e Bahrein. Altri rimpatri saranno organizzati anche dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

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Centinaia di migliaia di persone ogni anno lasciano India, Pakistan, Nepal, Thailandia e Malesia per cercare lavoro in paesi più ricchi, spesso finendo a lavorare in condizioni difficilissime e con stipendi molto bassi. Secondo una stima della Banca Mondiale, nel 2018 circa 8 milioni di indiani si trovavano per motivi di lavoro in paesi del Golfo; in tutto si stima che 17 milioni di indiani vivano all’estero per lavoro. La pandemia da coronavirus ha complicato la situazione di moltissimi di loro, lasciando decine di migliaia di persone senza lavoro, con visti scaduti e con poche possibilità di rientrare a casa.

Nei prossimi giorni e settimane, il governo indiano metterà a disposizione alcune navi della Marina militare e aerei della compagnia aerea nazionale Air India, per cominciare le operazioni di rimpatrio. Gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait dovrebbero invece mettere a disposizione alcuni aerei civili. Entro fine giugno, circa 190.000 persone dovrebbero essere riportate in India da diverse parti del mondo, spiega il Wall Street Journal, 100mila solo da Emirati Arabi Uniti e Kuwait. Altre 200mila o 300mila persone saranno rimpatriate nelle settimane successive. Il ministro delle Finanze dello stato indiano del Kerala ha detto che in tutto potrebbero rientrare 500mila persone, altre stime parlano di 1 milione di persone.

Un funzionario del governo indiano sentito dal Wall Street Journal ha detto che nei rimpatri verrà data priorità a persone rimaste senza lavoro, con documenti scaduti o con situazioni cliniche complicate. Uno dei problemi più grandi sarà però coordinare il rimpatrio con la necessità di eseguire test per il coronavirus e tenere migliaia di persone in quarantena per evitare di peggiorare le situazione in India, dove ufficialmente sono stati confermati poco più di 46mila casi ma dove si teme che i numeri reali siano molto maggiori.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno detto che aiuteranno a svolgere i test per il coronavirus e che sosterranno le spese mediche per le persone che risulteranno positive; i loro rimpatri dovranno però essere gestiti e finanziati dall’India. Secondo Deutsche Welle, almeno nelle prime fasi dei rimpatri l’India potrebbe chiedere ai cittadini che rientrano di sostenere le spese di rimpatrio (così come hanno fatto tantissimi altri paesi del mondo nelle ultime settimane). Un biglietto aereo di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti, secondo alcune stime, potrebbe costare l’equivalente di 400 euro (circa il doppio di quanto si pagherebbe in tempi normali).