• Mondo
  • Martedì 28 aprile 2020

I video di “fenomeni aerei non identificati” diffusi dalla Marina statunitense

Circolavano da tempo e sapevamo già che erano autentici: ora la Marina ha voluto togliere ogni dubbio residuo

La Marina militare statunitense ha diffuso lunedì i video di tre avvistamenti di oggetti o fenomeni aerei non identificati da parte di suoi aeroplani. I video circolavano già dal 2017 e la loro autenticità era già stata confermata dalla Marina nel settembre 2019 (il Post se ne era occupato qui): la Marina ha però deciso di diffondere i video originali per fugare i dubbi sull’autenticità di quelli che circolavano già.

La natura dei fenomeni o oggetti avvistati non è nota alla Marina, che ha però più volte chiesto che per definirli venga evitato il termine “UFO” – l’acronimo inglese per l’espressione “oggetto volante non identificato” – considerata la connotazione da fantascienza che ha assunto il termine nel corso degli anni.

Uno dei video risale al 2004, mentre gli altri due sono stati registrati nel gennaio del 2015 (un precedente articolo del Post indicava erroneamente le date di registrazione dei tre video). I tre video erano già circolati ufficiosamente nel 2007 e nel 2017, quando due di loro erano stati pubblicati anche dal New York Times e dalla To The Stars Academy of Arts and Science, l’organizzazione fondata dall’ex cantante e chitarrista della band pop punk statunitense Blink-182, Tom DeLonge.

Un comunicato del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti spiega che la pubblicazione dei video (che si possono scaricare qui) è stata decisa per «chiarire ogni fraintendimento sull’autenticità dei filmati che circolavano» e aggiunge che «la pubblicazione autorizzata di questi video non secretati non rivela informazioni sensibili su sistemi o tecnologie e non avrà effetti su altre indagini su avvistamenti di fenomeni aerei non identificati».

Pubblicati su YouTube nel 2017 dalla To The Stars Academy of Arts and Science, i video hanno ottenuto milioni di visualizzazioni e mostrano ciò che hanno registrato i sensori degli aerei militari durante esercitazioni in volo.

In uno dei due video pubblicati – titolato “Gimbal”, del 2015 – si sentono i commenti dei due piloti a bordo dell’aereo, che si sorprendono per la velocità a cui si muove l’oggetto che hanno avvistato e ipotizzano si tratti di un drone.

Nel secondo dei video diffusi – intitolato “FLIR1” e registrato nel 2004 vicino a San Diego, in California – un sensore ad alta precisione di un F/A-18 Super Hornet rileva la presenza di un oggetto all’orizzonte che compie manovre piuttosto rapidamente, prima di partire ad alta velocità verso sinistra. Nel 2017 il New York Times aveva intervistato i due piloti dell’aereo, che avevano descritto l’avvistamento come una cosa molto strana, spiegando che l’oggetto che avevano visto sembrava lungo circa 12 metri e si muoveva come «niente che abbia mai visto prima».

Nel secondo video del 2015 – intitolato “GOFAST” – si vede un oggetto volare sopra l’acqua dell’oceano e si sentono i commenti divertiti ed eccitati dei piloti dell’aereo che ha fatto l’avvistamento.

Nel 2017, quando i tre video erano stati diffusi, i principali giornali statunitensi avevano pubblicato indagini che avevano confermato l’esistenza tra il 2007 e il 2012 di un programma ufficiale del Dipartimento della Difesa per raccogliere informazioni e studiare avvistamenti di oggetti aerei non identificati. Il programma aveva ricevuto circa 22 milioni di dollari di finanziamenti e uno dei suoi direttori – Luis Elizondo – era poi entrato a far parte dell’organizzazione di Tom DeLonge.

Nonostante l’alta qualità del sensore, le immagini dei tre video non sono definite a sufficienza per comprendere la natura degli oggetti ripresi. Per questo motivo, la Marina ha confermato di avere trattato i tre avvistamenti come “fenomeni aerei non identificati”.

Un portavoce della Marina, nel settembre 2019, aveva spiegato al Washington Post che “fenomeno aereo non identificato” è un modo di dire utilizzato da tempo, e che viene di solito preferito a “oggetto volante non identificato”, perché quest’ultimo ha ormai una connotazione particolare usata da complottisti e da chi sostiene, senza prove concrete, di essere venuto in contatto con forme di vita aliene.

Secondo gli esperti, la definizione scelta dalla Marina nel 2019 per confermare l’autenticità dei video era molto significativa perché era la prima volta che veniva riconosciuta ufficialmente l’esistenza di questi oggetti. Le riprese non sarebbero dovute diventare di dominio pubblico ed era stato inusuale che la Marina intervenisse per confermarne l’autenticità e ammettere di non essere stata in grado di riconoscere gli avvistamenti. Nell’intervista del Washington Post si parlava della possibilità che gli oggetti ripresi nei video fossero droni per fare riprese amatoriali e semiprofessionali.

Il termine UFO fu utilizzato per la prima volta dall’Aeronautica militare degli Stati Uniti all’inizio degli anni Cinquanta, proprio per indicare gli oggetti non identificati dopo le necessarie verifiche. Il termine è progressivamente diventato sinonimo di “disco volante” e navi spaziali aliene per l’opinione pubblica, anche a causa di alcune teorie del complotto e dei presunti “rapimenti alieni”.

La Terra è sorvegliata da decine di satelliti in orbita per le osservazioni e conta centinaia di telescopi puntati verso la volta celeste, quindi un’astronave extraterrestre sarebbe probabilmente avvistata al suo arrivo, ben prima degli aerei militari o delle osservazioni amatoriali. La maggior parte degli esperti e degli scienziati mantiene un approccio scettico e scientifico sul fenomeno, ricordando che nella grande categoria “UFO” nel corso dei decenni è finito un po’ di tutto, con fenomeni anche molto diversi tra loro, alcuni facilmente spiegabili e altri per i quali si è ancora alla ricerca di una spiegazione convincente.