Nella provincia di Bergamo si muore più di quanto indichino i dati ufficiali

L'Eco di Bergamo ha sentito i sindaci dei paesi più colpiti dall'epidemia da coronavirus e analizzato i dati delle anagrafi

Bergamo, 9 marzo
(ANSA/ FILIPPO VENEZIA)
Bergamo, 9 marzo (ANSA/ FILIPPO VENEZIA)

Da qualche giorno è diventato evidente come il numero diffuso quotidianamente dalla Protezione Civile delle persone morte avendo contratto il coronavirus non comprenda tutte le persone che sono effettivamente morte avendo contratto il coronavirus, almeno in Lombardia: a causa della situazione di straordinaria difficoltà in cui si trovano gli ospedali della regione, infatti, molte persone muoiono in casa senza che gli sia stato fatto il tampone, ma con tutti i sintomi della malattia COVID-19. Un articolo di Isaia Invernizzi sull’Eco di Bergamo prova a farsi un’idea su questo numero affrontando la questione da un altro lato: consultando i sindaci dei comuni e, attraverso i dati ufficiali delle anagrafi, confrontando il numero delle persone morte nelle ultime settimane con quello delle persone morte nelle stesse settimane di un anno fa.

Alzano Lombardo e Nembro, il cuore bergamasco dell’emergenza, pagano un tributo enorme. Ad Alzano sono 62 i defunti dal 23 febbraio scorso. Un anno fa erano stati 9. A Nembro il sindaco Claudio Cancelli osserva con cauto ottimismo una flessione dopo giorni drammatici: «Il calo dei decessi è significativo, soprattutto rispetto al periodo dal 10 al 13 marzo. Dall’inizio del mese a Nembro abbiamo avuto tra i 110 e i 120 morti. Nello stesso periodo dello scorso anno 14. Basta questo per capire».

Ogni giorno il report inviato da Ats e dalla prefettura si scontra con la percezione diretta dei primi cittadini. «Certo, nel nostro caso i documenti ufficiali dicono che il coronavirus ha causato 9 morti – spiega il sindaco di Seriate Cristian Vezzoli – ma dall’inizio del mese il nostro ufficio anagrafe ne ha registrate circa 60. In assenza di tampone i medici scrivono “polmonite interstiziale” però i sintomi sono chiari e quindi i dati non sono realistici». Un bilancio tristemente simile a quello di altri grandi Comuni. A Treviglio dall’inizio del mese sono mancati 36 residenti e 68 malati in ospedale. Nella vicina Caravaggio 50 contro una media di 6 negli anni precedenti. Solo 2 «ufficiali» per Covid-19.

A Dalmine sono 70 le persone decedute, di cui 2 ufficialmente per coronavirus. Un anno fa erano state 18. «Un disastro – commenta il sindaco Francesco Bramani – e anche sui contagiati non abbiamo certezze perché ogni giorno ci viene detto qualcosa di diverso con oscillazioni incomprensibili». […] In Valle Brembana, a San Giovanni Bianco, 30 morti nelle ultime due settimane di cui solo 4 ufficiali per coronavirus. A San Pellegrino 23. A Selvino sono 20. «Gli stessi che abbiamo avuto in un anno e mezzo – spiega il sindaco Diego Bertocchi -. Speriamo che la curva si inverta presto».

Gianluca Sala, primo cittadino di Terno d’Isola, invoca chiarezza «perché non possiamo vigilare su persone che dovrebbero stare in quarantena e non gli viene nemmeno comunicato. Per fortuna abbiamo cittadini responsabili, che si stanno autoregolando benissimo. Qui a Terno sono morte 12 persone. L’anno scorso a marzo solo una». Bagnatica, come tanti altri Comuni, a emergenza finita – presto, si spera – organizzerà un momento per ricordare i defunti. «È davvero dura – spiega il sindaco Roberto Scarpellini -. Dal 27 febbraio abbiamo avuto 16 persone decedute, di cui ufficialmente 3 per Covid-19, ma anche gli altri con sintomi molto chiari. In tutto il 2019 i decessi sono stati 28».

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