L’ex primo ministro scozzese Alex Salmond è stato assolto nel processo per molestie e tentato stupro

L'ex primo ministro scozzese Alex Salmond a Edimburgo, dopo essere stato assolto dalle accuse di molestie sessuali che gli erano state rivolte, il 23 marzo 2020 (Jeff J. Mitchell/Getty Images)
L'ex primo ministro scozzese Alex Salmond a Edimburgo, dopo essere stato assolto dalle accuse di molestie sessuali che gli erano state rivolte, il 23 marzo 2020 (Jeff J. Mitchell/Getty Images)

Il politico scozzese Alex Salmond è stato assolto dall’accusa di aver molestato nove donne quando era primo ministro della Scozia alla fine di un processo durato due settimane. Era stato accusato per la prima volta nell’agosto del 2018 e le accuse – di molestie sessuali e, in due casi, di tentato stupro – erano poi state formalizzate all’inizio del 2019. Si era sempre dichiarato innocente.

Salmond ha 65 anni, dal 2004 al 2014 è stato leader dello Scottish National Party (SNP) – la cui attuale leader è la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon – e dal 2007 al 2014 primo ministro della Scozia. Si dimise dopo aver perso il referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Dopo essere stato accusato di molestie era uscito dall’SNP. Tutte le donne che lo avevano accusato erano politiche dell’SNP, dipendenti del partito o ex o attuali funzionarie del governo scozzese.

Nel corso del processo gli avvocati difensori hanno detto che una delle accusatrici di Salmond, una funzionaria del governo scozzese nota semplicemente come “donna A”, si era messa in contatto con le altre accusatrici prima che Salmond fosse incriminato: secondo la difesa alcuni messaggi scambiati tra di loro e con altri membri dell’SNP e del governo scozzese lasciavano ipotizzare che alcune accuse fossero state costruite per danneggiare Salmond.

Nel 2018, quando erano emerse per la prima volta le accuse, il governo scozzese aveva indagato sulla questione e poi aveva mandato alla polizia un rapporto. Salmond aveva fatto causa al governo per il modo in cui aveva gestito l’inchiesta, e l’8 gennaio 2019 un tribunale gli aveva dato ragione, giudicando l’operato del governo «proceduralmente ingiusto e macchiato di pregiudizi evidenti».