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  • Sabato 21 marzo 2020

Israele si sta affidando ai servizi segreti per prevenire l’epidemia di coronavirus

Comprando test da paesi nemici e usando la tecnologia antiterrorismo per individuare i possibili contagiati

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una clinica di Ramat Gan (Heidi Levine/Pool via AP).
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una clinica di Ramat Gan (Heidi Levine/Pool via AP).

Il governo israeliano, guidato dal primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, sta facendo molto affidamento sui propri servizi segreti per tentare di prevenire l’epidemia da coronavirus nel paese. Netanyahu si è rivolto sia al Mossad che allo Shin Bet, rispettivamente servizio segreto per l’estero e per l’interno, per comprare moltissimi test da paesi con cui Israele non ha rapporti diplomatici e per usare strumenti solitamente impiegati nell’antiterrorismo per sorvegliare i propri cittadini e imporre loro l’isolamento, se ritenuto necessario.

Finora in Israele le persone risultate positive al test sono state 705, e c’è stato un morto.

Giovedì Netanyahu ha detto che i test per rilevare la positività da coronavirus sono stati acquistati dal Mossad e saranno impiegati su tutto il territorio nazionale con un approccio simile a quello adottato da alcuni paesi asiatici: cercare di fare migliaia di tamponi al giorno, per prevenire l’epidemia e individuare immediatamente i positivi e le persone entrate in contatto con loro.

Secondo la televisione Channel 13 e il giornale Jerusalem Post, entrambi israeliani, il Mossad avrebbe acquistato circa 100mila test da paesi con cui Israele non ha rapporti diplomatici: l’obiettivo del governo è comprarne diversi milioni. La notizia non è stata confermata da fonti ufficiali, ma come ha scritto il Wall Street Journal non è una cosa rara che il Mossad faccia accordi segreti con paesi avversari, come gli stati arabi del Golfo Persico che non riconoscono Israele.

L’esercito israeliano ha invece confermato che l’Unità 81, divisione dell’intelligence militare del paese, sta lavorando per rendere utilizzabile anche nei pazienti ricoverati in ospedale un tipo particolare di ventilatore per uso domestico.

La notizia dell’acquisto dei test per coronavirus è arrivata pochi giorni dopo un altro importante annuncio di Netanyahu. Lo scorso fine settimana, il primo ministro israeliano aveva detto che gli agenti dello Shin Bet, agenzia che solitamente si occupa di antiterrorismo, sarebbero stati impiegati per individuare le persone contagiate dal coronavirus che non avevano dato sufficienti informazioni sui propri spostamenti alle autorità.

Negli ultimi giorni lo Shin Bet ha iniziato ha usare i dati dei cellulari delle persone infette per identificare tutti quelli che erano entrati in contatto con loro e che potrebbero avere contratto il coronavirus. Le operazioni sono proseguite nonostante le obiezioni di una parte delle opposizioni, che hanno accusato il governo di avere approvato la misura senza passare per il Parlamento e di violare la privacy dei propri cittadini.

Come risultato di questi primi giorni di sorveglianza, ha detto il ministro della Salute israeliano, mercoledì circa 400 israeliani hanno ricevuto un messaggio che diceva: «Da una ricerca epidemiologica risulta che sei stato vicino a qualcuno infettato dal coronavirus. Devi immediatamente metterti in quarantena per 14 giorni per proteggere i tuoi parenti e il resto della popolazione».

Il governo israeliano ha introdotto restrizioni piuttosto rigide questa settimana, per esempio riducendo i servizi di trasporto pubblico, obbligando le persone che non possono lavorare a distanza a misurarsi la temperatura prima di uscire di casa, vietando assembramenti con più di dieci persone e imponendo limitazioni agli spostamenti. Secondo documenti ottenuti da Haaretz, comunque, il governo starebbe studiando un rafforzamento significativo delle misure, indicato come “fase 3” (ora Israele è nella “fase 1”): una rigida quarantena a tutti, con pochissime eccezioni, impiegando per i controlli sia la polizia che l’esercito.