Ci sono aerei che volano vuoti per via del coronavirus

Alcune norme impongono di volare per non perdere slot e fasce orarie, nonostante il danno economico ed ecologico, ma si dovrebbe rimediare presto

(LaPresse - Mourad Balti Touati)
(LaPresse - Mourad Balti Touati)

Uno dei settori più colpiti dalla diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) è quello dell’aviazione civile. Per evidenti motivi, nei voli di sempre più paesi ci sono sempre meno passeggeri e secondo le stime più pessimistiche fatta dalla IATA, l’associazione internazionale che raggruppa tutte le principali compagnie aeree del mondo, le perdite potrebbero superare i 100 miliardi di euro.

Alcuni siti e giornali hanno scritto che, per via di alcune regole per l’allocazione dei voli con partenza e arrivo in certe fasce orarie degli aeroporti (in gergo si parla di “slot”), diverse compagnie aeree stanno operando voli senza passeggeri, giusto per conservare – una volta che l’attuale situazione si sarà risolta – il diritto di usare certi aeroporti a determinati orari. Del problema di questi voli senza passeggeri ha parlato anche Grant Shapps, segretario di Stato per i trasporti del Regno Unito. È difficile avere conferme su quali e quanti aerei, e di quali compagnie, stiano effettivamente volando completamente vuoti; ed è anche difficile capire se lo stiano facendo – facendo tra l’altro perdere soldi alle compagnie che li operano – per questo motivo o invece per garantire servizi essenziali.

In breve, la regola per l’allocazione degli spazi aeroportuali prevede che in un certo periodo di tempo ogni compagnia aerea debba garantire voli verso almeno l’80 per cento delle fasce orarie che le sono state assegnate nei diversi aeroporti. Se non lo fa c’è il rischio che, in futuro, la compagnia perda la possibilità di usare determinate fasce orarie in determinati aeroporti. Il periodo attuale è iniziato a fine ottobre e durerà fino alla fine di marzo. Non rispettare la regola dell’80 per cento potrebbe voler dire, quindi, perdere certe fasce orarie a partire dal prossimo ottobre. È possibile che, per via della situazione straordinaria determinata dal coronavirus, la regola sarà sospesa; ma non è ancora successo.

Come ha scritto City Lab, «far volare aerei vuoti non è una pratica fuori dal comune, e non è nemmeno illegale». Data la situazione, potrebbe succedere però che, per diverse settimane, diversi aerei facciano avanti e indietro vuoti senza motivo. Non è detto che tutte le compagnie aeree stiano effettivamente facendo volare aerei vuoti, perché è contro la logica e di certo non nel loro interesse. Già nel pomeriggio di domenica, Alitalia aveva comunicato infatti di aver sospeso le sue attività su Malpensa e ridotto quelle a Linate e all’aeroporto di Venezia. Contattate dal Post, fonti di Alitalia hanno spiegato che la compagnia ha scelto di non operare certi voli, perché appunto sarebbero stati vuoti e, tra le altre cose, inutilmente inquinanti.

Per ora si sa che la IATA ha richiesto – in accordo con molte compagnie aeree e diversi enti nazionali – di sospendere le attuali regole per l’allocazione degli spazi aeroportuali, «così che le compagnie aeree possano rispondere alle attuali condizioni del mercato con appropriati livelli di capacità, evitando di far volare aerei vuoti solo per mantenere gli spazi allocati». Sulla questione si è espresso anche Carsten Spohr, CEO di Lufthansa, che ha detto: «Siamo in presenza di circostanze eccezionali alle quali dobbiamo adattare i nostri piani di volo. Abbiamo quindi bisogno di una sospensione mirata dell’attuale regolamento sugli slot, in modo che le compagnie aeree non siano costrette a volare con aerei vuoti, solo per mantenere i diritti di decollo e atterraggio».

La richiesta della IATA è stata fatta avere all’Unione Europea, che sta facendo valutazioni e ancora deve esprimersi. Tutto lascia però pensare, data la situazione e dato l’accordo tra le maggiori compagnie aeree, che la regola sull’allocazione degli spazi possa essere sospesa così da evitare che gli aerei volino senza passeggeri.

ENAC, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha spiegato al Post che «in caso di necessità di deroghe, le decisione sono assunte a livello europeo, come fatto anni fa con la SARS» e che «l’Italia ha già chiesto a Bruxelles di adottare un provvedimento di sospensione della clausola, come fatto, appunto, per la SARS».