Il governo isola la Lombardia e 14 province

Per contenere i contagi da coronavirus, impone di "evitare" gli spostamenti dentro, fuori e all’interno di queste zone, se non per ragioni di emergenza

(Claudio Furlan - LaPresse)
(Claudio Furlan - LaPresse)

Il governo ha approvato sabato notte un nuovo decreto per isolare il più possibile i territori della Lombardia e di altre 14 province, per contenere l’epidemia da coronavirus (SARS-CoV-2) che da due settimane interessa il Nord Italia. Nel decreto il governo indica tra le altre cose di «evitare ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori» della Lombardia e delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli, «nonché all’interno dei medesimi territori». La zona rossa esistente fin qui – attorno ai comuni lombardi del basso lodigiano e di Vo’ in Veneto – è stata invece rimossa.

Secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in queste zone varrà quindi da subito il «vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita, anche all’interno del territorio: ci si muoverà solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute».

Conte ha insistito sul fatto che non c’è un «divieto assoluto», spiegando però che le forze di polizia potranno fermare i cittadini e a chiedere le ragioni dei loro spostamenti. Sarà permesso rientrare presso la propria residenza o domicilio per chi si trova fuori. È «fortemente raccomandato» di restare a casa a chi ha febbre e sintomi da infezione respiratoria, a prescindere dal fatto che sia positivo o no al coronavirus. I positivi al coronavirus, come già oggi, non dovranno uscire di casa.

Per tutto il territorio nazionale, invece, sono sospesi tutti gli incontri e gli spettacoli di qualsiasi tipo, dai cinema ai musei alle attività sportive (salvo quelle degli atleti professionisti, e solo a porte chiuse o all’aperto senza pubblico). Le lezioni nelle scuole e nelle università, così come le uscite didattiche, sono sospese in tutta Italia. I negozi saranno aperti nei giorni feriali, mentre i bar e i ristoranti se prevedono il servizio al tavolo e garantiscono la distanza di un metro tra le persone. Nei territori oggetto delle maggiori restrizioni – la Lombardia e le 14 province – bar e ristoranti potranno restare aperti solo dalle 6 alle 18.

Le nuove misure – che sono attive da domenica 8 marzo, cioè praticamente da subito, fino al 3 aprile – sono le più severe finora adottate dal governo per contenere i contagi da coronavirus, che secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile sono 5.883, comprese le persone “guarite” (589, 66 in più rispetto a ieri) e quelle morte (233, 36 più di ieri, tra cui 19 in Lombardia e 11 in Emilia-Romagna). Una bozza del decreto poi firmato da Conte aveva cominciato a circolare sui giornali nel tardo pomeriggio di sabato, generando molta confusione e allarmi; Conte ha definito «inaccettabile» la fuga di notizie, attribuendola alla consultazione avuta dal governo con le regioni sulle misure da adottare.

Le persone attualmente positive al coronavirus in Italia sono 5.061, 1.145 in più di ieri, anche se la Protezione Civile ha spiegato che diversi positivi sono rientrati tutti nel conteggio di oggi a causa di un precedente ritardo nel comunicare i dati verificati da un laboratorio di Brescia. Le regioni italiane più interessate continuano a essere la Lombardia con 2.742 casi attualmente positivi, l’Emilia-Romagna con 937 casi, e il Veneto con 505.