Il primo rapporto sui morti che avevano il coronavirus

Avevano in media 81 anni, erano per la maggioranza uomini e nella maggior parte dei casi avevano già problemi di salute, dice l'Istituto Superiore di Sanità

L'ospedale di Cremona (Claudio Furlan - LaPresse)
L'ospedale di Cremona (Claudio Furlan - LaPresse)

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso uno studio sulle prime 105 persone morte in Italia che avevano contratto il coronavirus (SARS-CoV-2), per spiegare che pazienti fossero e aiutare a comprendere meglio l’epidemia che si è sviluppata nelle ultime settimane.

In tutto, secondo i dati diffusi giovedì 5 marzo dalla Protezione Civile, in Italia sono risultate positive al coronavirus 3.858 persone e 148 di loro sono morte. Va però tenuta in mente una cosa importante: il legame tra il coronavirus e un eventuale decesso non è sempre facile da stabilire. In molti casi il coronavirus causa complicazioni che rendono peggiore una situazione già grave e precaria. Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità aiuta a capire la situazione.

In sintesi:

  • I 105 morti con coronavirus avevano in media 81 anni, erano in maggioranza uomini e più di due terzi di loro avevano tre o più patologie al momento dell’infezione.
  • Il 42,2 per cento dei morti aveva tra gli 80 e gli 89 anni; il 32,4 per cento aveva tra i 70 e i 79 anni; l’8,4 per cento aveva tra i 60 e i 69 anni, il 2,8 per cento aveva tra i 50 e i 59 anni e il 14,1 per cento aveva più di 90 anni.
  • La patologia pregressa più diffusa era l’ipertensione (74,6 per cento dei casi), seguita da cardiopatia ischemica (70,4 per cento) e dal diabete mellito (33,8 per cento).

L’Istituto Superiore di Sanità è tra le più importanti istituzioni scientifiche in Italia a occuparsi della ricerca sul coronavirus, eseguendo controanalisi per confermare i risultati dei test che si fanno in tutta Italia sui casi sospetti, e raccogliendo informazioni sugli esiti clinici dei casi confermati. Lo studio diffuso ieri è basato sui dati raccolti fino al 4 marzo grazie a un questionario preparato dall’ISS e compilato dai medici degli ospedali che avevano in cura i pazienti.

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Il testo completo diffuso dall’ISS mercoledì 5 marzo:

Studio ISS Su 105 deceduti con Covid-2019, età media 81 anni e patologie preesistenti in due terzi dei casi

ISS, 5 marzo 2020

L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni, sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti. Lo afferma una analisi sui dati di

105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, che sottolinea come ci siano 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus.

Il report riguarda 73 pazienti deceduti in Lombardia, 21 in Emilia Romagna, 7 in Veneto e 3 nelle Marche, ed è basato sui dati ottenuti tramite la compilazione di un questionario sviluppato ad hoc ai fini della rilevazione dei casi di morte.

L’età media dei pazienti presi in esame è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, e le donne sono 28 (26.7%). La maggior parte dei decessi 42.2% si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e 14.1% sopra i 90 anni.

Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-2019 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne 83.4 – età mediana uomini 79.9).

Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3.4 (mediana 3, Deviazione Standard 2.1). Complessivamente, l’15.5% del campione presentavano 0 o 1 patologie, il 18.3% presentavano 2 patologie e 67.2% presentavano 3 o più patologie.

La comorbidità più rappresentata è l’ipertensione (presente nel 74,6% del campione), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%).

Il tempo mediano dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale è stato di 5 giorni e la mediana del tempo intercorso tra il ricovero e il decesso è stato di 4 giorni.

“Anche se preliminari, questi dati confermano le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo sulle caratteristiche principali dei pazienti – commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -, in particolare sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a rischio. Si tratta di persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile”.