L’Ungheria ha chiuso le frontiere ai richiedenti asilo citando come ragione il coronavirus

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán 
(Sven Hoppe/picture-alliance/dpa/AP Images)
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán (Sven Hoppe/picture-alliance/dpa/AP Images)

Dal primo marzo l’Ungheria ha chiuso, a tempo indefinito, gli accessi di transito alle frontiere per i richiedenti asilo per limitare i rischi legati al contagio del coronavirus (SARS-CoV-2).

La misura è stata annunciata da Gyorgy Bakondi, consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro ungherese Viktor Orban, che aveva detto che «osserviamo un certo collegamento tra il coronavirus e l’immigrazione illegale» senza però fornire alcun dato. Secondo diversi osservatori il coronavirus è solo una scusa per sospendere il diritto d’asilo nel paese, già fortemente limitato.

Al momento in Ungheria sono stati condotti 4.927 test nei punti di accesso al Paese, nessuno dei quali risultato positivo a un primo esame. Sono stati testati in laboratorio 131 tamponi e anche nessuno di questi è risultato positivo: l’Ungheria non ha riportato alcun caso di infezione del virus.

Il governo ungherese sostiene in particolare che il virus potrebbe essere portato da immigrati provenienti dall’Iran, uno dei paesi dove la diffusione del virus è più preoccupante. Gli iraniani sono la quarta nazionalità di richiedenti asilo in Ungheria, dopo l’Afghanistan, l’Iraq e il Pakistan. In molti casi però gli iraniani che si presentano ai confini europei vivevano da mesi o anni in Turchia, il principale paese di transito prima per arrivare in Europa, e quindi difficilmente possono aver contratto il coronavirus nel proprio paese natale.

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