I segni zodiacali non sono più allineati con le costellazioni

È una delle critiche che vengono mosse all’astrologia, la stessa secondo cui dovrebbe esserci un tredicesimo segno

Un'incisione tratta da un trattato di medicina del 1559 che mostra la presunta influenza degli astri su varie parti del corpo (Henry Guttmann/Hulton Archive/Getty Images)
Un'incisione tratta da un trattato di medicina del 1559 che mostra la presunta influenza degli astri su varie parti del corpo (Henry Guttmann/Hulton Archive/Getty Images)

L’astrologia, quell’antico insieme di credenze secondo cui le posizioni e i moti di stelle e pianeti rispetto alla Terra avrebbero un’influenza sulla vita delle persone, non passa mai di moda, così come le critiche di chi ricorda che queste credenze non hanno fondamento scientifico. Di recente ci è tornato sopra un articolo del Wall Street Journal che dice che, a causa della precessione degli equinozi, gli allineamenti tra le costellazioni che danno i nomi ai segni zodiacali sono cambiati dai tempi dei babilonesi, il popolo da cui deriva la tradizione astrologica occidentale, e per questo i nostri segni zodiacali non sarebbero davvero i nostri segni zodiacali.

La precessione degli equinozi è quel fenomeno per cui le stagioni non cominciano sempre il giorno 21 di marzo, giugno, settembre e dicembre, ma hanno date di inizio che possono cambiare di anno in anno. Per capire di cosa si tratta bisogna immaginarsi la Terra nello Spazio “infilzata” da una linea immaginaria che passa tra Polo Sud e Polo Nord, cioè l’asse terrestre. In modo simile a una trottola, ma senza fermarsi mai, l’asse ruota rispetto al piano dell’eclittica, cioè dell’apparente percorso che il Sole compie in un anno attorno alla Terra (apparente perché in realtà è la Terra che gira) rispetto allo sfondo della sfera celeste.

(Wikimedia Commons)

Il moto di precessione impiega circa 25.800 anni per fare un giro completo e fa sì che nel tempo, ma molto lentamente, cambi la posizione delle stelle sulla volta celeste, cioè nel cielo per come lo vediamo dalla Terra, come se fosse la superficie interna di una sfera cava. Le stelle ovviamente restano lassù dove sono, ma, detto ancora più semplicemente, ci appaiono collocate diversamente rispetto a dov’erano mille o duemila anni fa perché intanto la Terra si è mossa ed è cambiato l’orientamento del suo asse: per questo nei secoli sono cambiate le stelle polari, cioè quelle più vicine ai poli terrestri. E per la stessa ragione la costellazione dell’Ariete, quella del Toro, dei Gemelli e così via non sono più visibili nei punti del cielo in cui lo erano ai tempi della civiltà babilonese, tra il III e il II millennio a.C.

Il movimento è impercettibile nell’arco di una vita umana, ma è facile da notare guardando come sono cambiate le mappe del cielo nei secoli. Le posizioni delle stelle sulle mappe usate dagli astronomi sono state cambiate per l’ultima volta nel 2000: in precedenza si usavano quelle aggiornate nel 1950.

Senza scendere in eccessivi dettagli, per capire perché la precessione viene tirata in ballo dai critici dell’astrologia bisogna sapere come l’anno viene diviso sulla base dei segni zodiacali. Il punto di partenza è lo zodiaco, cioè quella fascia della volta celeste che si estende per 9° sopra e sotto il piano dell’eclittica. Nell’astrologia occidentale viene divisa in dodici parti, i segni zodiacali. A ciascun segno corrisponde un preciso periodo dell’anno: la corrispondenza tra segno e giorni dell’anno è data dal punto dello zodiaco verso cui è diretta una freccia immaginaria che parte dalla Terra e passa per il Sole. I nomi dei segni zodiacali (Ariete, Toro, Gemelli e così via) dipendono dal fatto che ai tempi dei babilonesi nelle diverse sezioni dello zodiaco si potevano vedere queste costellazioni.

Dal II millennio a.C., però, la posizione delle costellazioni rispetto allo zodiaco è cambiata, per via del moto di precessione: se un tempo la freccia che passa da Terra e Sole indicava la costellazione dell’Ariete tra il 21 marzo e il 19 aprile, oggi la indica tra il 19 aprile e il 14 maggio. Tra l’altro nello zodiaco odierno si vede anche una tredicesima costellazione, come il Post aveva raccontato già nel 2011: quella dell’Ofiuco, o Serpentario, a cui non corrisponde nessun segno zodiacale. Molti critici dell’astrologia dicono spesso che gli astrologi dovrebbero aggiornare l’oroscopo tenendo conto di questa costellazione e inventare un nuovo segno zodiacale corrispondente.

Una cosa che l’articolo del Wall Street Journal non dice, però, è che gli astrologi sanno bene che esiste la precessione degli equinozi: la sua scoperta è attribuita al greco Ipparco di Nicea, che visse nel II secolo a.C., quindi hanno avuto molto tempo per farsene un’idea. Tanto più che lo stesso Ipparco, oltre che astronomo, era anche astrologo, dato che all’epoca non c’era un netto confine tra l’osservazione scientifica degli astri e quella mirata alla divinazione del futuro.

Nonostante questa consapevolezza, l’astrologia non considera gli effetti della precessione sulla posizione delle costellazioni nello zodiaco, perché in realtà secondo le credenze alla base della tradizione astrologica occidentale non sono le costellazioni ad avere un’influenza sul carattere delle persone, ma la posizione dei pianeti del Sistema Solare e di alcuni punti (lo zenit e il nadir) rispetto al punto sulla Terra dove è avvenuta la loro nascita, in quel momento preciso. Nel gergo dell’astrologia si parla di “tema natale”, perché è appunto riferito alla nascita. Ovviamente gli oroscopi pubblicati sui giornali non c’entrano con i temi natali, che sono specifici per ogni persona: quelle predizioni, più generiche rispetto a quelle del tema natale, sostengono di essere basate sull’influenza che il passaggio dei pianeti in una precisa parte dello zodiaco potrebbe avere sulle persone di un dato segno zodiacale. La posizione delle costellazioni non ha nulla a che vedere con queste predizioni.

Altre tradizioni astrologiche, come quella indiana, tengono conto del moto di precessione, ma si basano su principi diversi. E la stessa astrologia occidentale considera il moto di precessione in alcuni ambiti, ad esempio nello stimare l’inizio e la fine delle cosiddette “ere astrologiche”. Avete presente l’era dell’Acquario delle filosofie New Age, quella a cui è dedicata una famosa canzone del musical Hair? Secondo alcune interpretazioni dell’astrologia la storia della Terra si può suddividere in lunghi periodi di tempo, le ere, sulla base della sezione dello zodiaco indicata dalla freccia che collega Terra e Sole il giorno dell’equinozio di primavera. Questa cambia appunto per via del moto di precessione.

Anche lasciando da parte la questione dell’ofiuco e la discrepanza tra segni zodiacali e costellazioni, comunque resta il fatto che l’astrologia, di qualsiasi tradizione, non c’entra nulla con la scienza; e del resto nemmeno la scienza (per ora) può dirci granché sul futuro, oltre i limiti delle previsioni meteorologiche. Non esistono prove che la posizione dei pianeti e di altri corpi celesti abbia un qualche ruolo nelle vite umane, anche se ovviamente un grosso asteroide che si scontrasse con la Terra lo avrebbe. E poi certamente un giorno la luminosità del Sole aumenterà a tal punto da rendere molto difficile la vita sulla Terra, ma per allora sia chi legge l’oroscopo sui giornali che chi lo snobba non ci saranno più da tempo.