• Mondo
  • Sabato 29 febbraio 2020

La Nuova Zelanda contro l’Australia su chi è cittadino di un paese e chi no

Una tesa conferenza stampa ha animato un vecchio dibattito sulle espulsioni praticate dall'Australia per gli stranieri che commettono reati

La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern e il primo ministro australiano Scott Morrison durante una conferenza stampa congiunta a Sydney, il 28 febbraio 2020 (James D. Morgan/Getty Images)
La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern e il primo ministro australiano Scott Morrison durante una conferenza stampa congiunta a Sydney, il 28 febbraio 2020 (James D. Morgan/Getty Images)

La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha duramente criticato la politica australiana sull’espulsione di cittadini stranieri che hanno commesso crimini in Australia, parlando in particolare dei suoi concittadini. È successo venerdì, a Sydney, durante una conferenza congiunta di Ardern e del primo ministro australiano Scott Morrison. Ardern ha accusato l’Australia di «espellere il proprio popolo e i propri problemi» per aver rimandato in Nuova Zelanda delle persone di cittadinanza neozelandese che però avevano vissuto in Australia per quasi tutta la vita, fin da bambini.

Diversamente dall’Australia, ha detto la prima ministra, la Nuova Zelanda considera i legami che una persona ha con il paese prima di decidere di espellerla: non lo fa con le persone «che a tutti gli effetti sono diventate neozelandesi». Secondo Ardern ogni paese ha il diritto di espellere cittadini stranieri che hanno commesso crimini, ma l’Australia è eccessivamente rigida nel farlo con le persone per cui, secondo la prima ministra, non si possono imputare delle colpe al paese d’origine:

Avete espulso più di duemila persone e tra loro ci saranno dei neozelandesi che devono imparare quali sono le conseguenze delle loro azioni. Ma tra di loro ci sono delle persone che sono troppo giovani per essere diventate dei criminali da noi, erano troppo giovani per entrare a far parte di una gang o del crimine organizzato. Noi ci occupiamo delle nostre persone. Chiediamo all’Australia di smettere di esportare le proprie.

(…) Espellete i neozelandesi. I veri neozelandesi.

Ardern ha citato il caso di persone espulse dall’Australia che fin da una settimana di vita avevano vissuto nel paese. Per la prima ministra la questione dei cittadini neozelandesi espulsi dall’Australia dopo aver commesso dei crimini, di cui si discute da anni nei due paesi, è importante per via della campagna elettorale in corso: le prossime elezioni politiche della Nuova Zelanda saranno il 19 settembre 2020. Secondo la polizia neozelandese una delle ragioni per cui c’è stato un aumento del tasso di criminalità legata alle gang nel paese è proprio il ritorno di condannati dall’Australia.

Sebbene sembrasse in po’ in difficoltà durante il deciso discorso di Ardern, Morrison ha risposto con fermezza alle sue critiche, dicendo che la legge australiana è chiara e vale per tutti i paesi stranieri, non solo per la Nuova Zelanda: «Se commetti un crimine qui, se vieni condannato, dopo che hai scontato la tua pena, ti mandiamo a casa. Non abbiamo alcuna obiezione se altri paesi fanno lo stesso con i cittadini australiani all’estero».

Ardern ha replicato che nelle parole di Morrison c’era la soluzione al problema: «Il primo ministro ha usato una parola chiave proprio ora. Ha detto che dopo aver scontato la propria pena, li manda a casa. Gli esempi che ho usato dimostrano che ci sono innumerevoli persone che non hanno nessuna casa in Nuova Zelanda, nessuna rete sociale, sono cresciuti in Australia. Quella è la loro casa ed è lì che dovrebbero stare».

In Australia vivono 650mila neozelandesi; il paese ha 24,6 milioni di abitanti.