A Lesbo e Chio, in Grecia, 62 persone sono state ferite nelle proteste contro l’apertura di centri di detenzione per migranti

Uno scontro tra la polizia in tenuta antisommossa e alcuni manifestanti contro la costruzione di un nuovo centro di detenzione per migranti a Karava, sull'isola di Lesbo, in Grecia, il26 febbraio 2020 (La Presse/AP Photo/Michael Varaklas)
Uno scontro tra la polizia in tenuta antisommossa e alcuni manifestanti contro la costruzione di un nuovo centro di detenzione per migranti a Karava, sull'isola di Lesbo, in Grecia, il26 febbraio 2020 (La Presse/AP Photo/Michael Varaklas)

Mercoledì sulle isole greche di Lesbo e Chio 62 persone sono state ferite negli scontri tra la polizia e chi manifestava contro l’apertura di nuovi centri di detenzione per migranti. La costruzione dei nuovi centri, pensati per sostituire i campi profughi per migranti attualmente presenti sulle isole, era stata annunciata alla fine di novembre dal governo di centrodestra di Kyriakos Mitsotakis, eletto a luglio. Le proteste principali sono avvenute sull’isola di Lesbo, a Diavolorema, Kavakli e Karava, dove il governo sta espropriando dei terreni per costruire i centri.

Negli scontri i manifestanti hanno gettato pietre contro la polizia, che ha usato gas lacrimogeno in risposta. Secondo la polizia a Lesbo sono stati feriti 43 poliziotti e 10 manifestanti; a Chio, ha detto un portavoce della polizia all’agenzia di stampa AFP, un gruppo di cittadini locali ha assaltato un albergo vicino al sito di costruzione di un centro e ha ferito 8 poliziotti che non erano in servizio.

Dopo gli scontri il governo ha annunciato il ritiro delle squadre antisommossa della polizia che aveva mandato sulle isole: il portavoce del governo Stelios Petsas ha detto in televisione che il ritiro dei poliziotti è stato deciso perché la prima fase del lavoro preparatorio per la costruzione dei centri è stato completato. Oggi Mitsotakis parlerà con il governatore della regione in cui si trovano Lesbo e Chio, Kostas Moutzouris, insieme a cinque sindaci delle isole, per cercare di appianare le tensioni.

Il governo greco vorrebbe aprire centri che contengano fra le mille e le cinquemila persone in tutte le principali isole nei pressi delle coste turche, cioè soprattutto Lesbo, Samo, Chio e Cos: si trovano lungo la rotta migratoria tra la Turchia e l’Europa. Sulle isole vivono attualmente più di 42mila migranti. Il governo ha promesso di ridurne il numero a 20mila.

Tra il 2015 e il 2016 centinaia di migliaia di migranti in fuga dalla guerra in Siria sono passati dalle isole, ma negli ultimi anni il flusso è diminuito grazie a un accordo tra l’Unione Europea e la Turchia. L’intenzione del governo è quella di trattenere i migranti nei centri mentre le loro richieste di protezione internazionale sono esaminate dalle autorità locali: in caso di risposta positiva verrebbero trasferiti sulla terraferma, altrimenti sarebbero rimandati in Turchia.