È morta la prima persona infettata dal nuovo coronavirus in Corea del Sud

Disinfettante spruzzato in un centro di prodotti agricoli a Daegu, Corea del Sud, 20 febbraio 2020
(Kim Hyun-tae/Yonhap via AP)
Disinfettante spruzzato in un centro di prodotti agricoli a Daegu, Corea del Sud, 20 febbraio 2020 (Kim Hyun-tae/Yonhap via AP)

Giovedì la Corea del Sud ha registrato la prima morte per COVID-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus (SARS-CoV-2), nel paese, dove risultano in tutto 104 contagi. Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie sudcoreano non ha fornito dettagli, ma ha soltanto detto che il malato è morto in un ospedale vicino a Daegu, una delle città più grandi della Corea del Sud.

Il sindaco di Daegu, Kwon Young-jin, ha tenuto una conferenza stampa e ha invitato i 2,5 milioni di abitanti della città a restare in casa e a indossare mascherine anche nei luoghi chiusi per limitare il rischio di nuovi contagi. Ha anche espresso preoccupazione sulla capacità degli ospedali locali di far fronte alla situazione – nelle ultime 24 ore sono stati registrati 35 nuovi casi di contagio – e per questo ha chiesto aiuto al governo centrale.

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Il Centro per il controllo e le malattie sudcoreano ha detto che 28 dei nuovi pazienti sono stati contagiati in una chiesa della congregazione Shincheonji di Gesù, un culto cristiano che in Corea del Sud ha circa 200 mila fedeli (solo a Daegu ottomila). Martedì era risultata positiva al nuovo coronavirus una donna di circa sessant’anni che frequenta la chiesa: era il 31esimo caso di contagio nel paese. La chiesa ha intanto invitato i fedeli a seguire i servizi religiosi in casa su YouTube e ha rintracciato tutti i fedeli che erano entrati in contatto con la donna.

La diffusione del contagio a Daegu, nelle regioni meridionali e nell’area metropolitana di Seul potrebbe indicare alcune carenze da parte delle autorità sanitarie, impegnate a contenere la diffusione del nuovo coronavirus nel paese.